Missioni Consolata - Aprile 2012

In questo contesto, che riguarda tutto il vangelo, il nu- mero «sei», come spesso abbiamo sottolineato, ha un chiaro, formale riferimento ai «sei giorni» che prece- dono il fatto di Cana (prima settimana di predicazione pubblica di Gesù) descritti in Gv 1, ai «sei giorni» prima della Pasqua dell’ultima settimana di Gesù, de- scritti in Gv 12ss., ai «sei giorni» del Sinai, nei quali Israele «è creato» come popolo e ai «sei giorni» della creazione come narrata in Genesi 1. IL NUMERO «SEI» RITMA LE TAPPE DELLA STORIA RELIGIOSA Se ciò è vero, allora Cana è parte di un processo che abbraccia tutta la storia di Israele e tutta la storia di Dio. A Cana non si consuma un banale matrimonio, ma si rinnova la creazione dell’universo, simboleg- giato nel vino; a Cana si rinnova l’alleanza del Sinai, rappresentata dalla madre; a Cana si anticipa la Pa- squa come compimento non solo della vita terrena di Gesù, compresa tra due «sei giorni» (settimana ini- ziale e settimana finale), ma anche come compimento della speranza di Israele, purificato non più dall’acqua antica, ma dal sangue del Figlio che dona la sua vita per il mondo nuovo, abitato da Giudei e da Greci, da Ebrei e da Romani (cf Gv 19,23-25). Nella puntata 17a « Simbologia del terzo giorno » in MC dicembre 2010, abbiamo accennato alla questione del numero «sei» e ad essa rimandiamo. Qui ci accin- giamo ad approfondire più dettagliatamente, senza ri- petere quanto detto. Sia il giudaismo antico che tutta la tradizione giudaica (dal Targum Ct al Talmud ) come pure la tradizione cristiana antica, hanno interpretato «le sei giare» come simbolo delle «sei età/epoche» in cui sarebbe diviso il mondo, dall’inizio della creazione alla venuta di Gesù Cristo, il cui schema, con modula- zioni diverse, si avvicina al seguente: 1 a età: da Adamo a Noè; 2 a età: da Noè ad Abramo; 3 a età: da Abramo a Davide; 4 a età: da Davide all’esilio di Babilonia; 5 a età: dall’esilio di Babilonia a Giovanni il Battista; 6 a età: da Giovanni Battista a Gesù con la sua nascita, morte e risurrezione. (Poiché è impossibile dare conto di tutti i testi e autori, per chi volesse approfondire in modo esaustivo queste tematiche, appena sussurrate, consigliamo di A. Serra, Nato da Donna Gal 4,4 , 141-191; Le nozze di Cana Gv 2,1-12, 128-133). A chi potrebbe scuotere la testa davanti a queste ap- plicazioni, che, ce ne rendiamo conto, sembrano molto lontane dal testo che siamo soliti leggere in una qualsiasi traduzione, quello che possiamo dire è sem- plice: il contesto culturale, letterario e religioso, in cui si muove l’autore è questo ed è dentro di esso che bi- sogna cercare i riferimenti che a noi sfuggono perché, come abbiamo già sottolineato molte volte, abbiamo perso ogni riferimento al mondo giudaico, limitandoci a leggere il vangelo in latino. Ancora oggi, infatti, il testo ufficiale della Bibbia nella Chiesa cattolica non è il testo ebraico/greco, ma il te- sto latino della « Neo vulgata »: ci pare che tutto sia detto. D’altra parte, i Padri della Chiesa leggevano l’Antico Testamento in chiave cristologica e andavano alla ricerca di riferimenti «tipologici» da mettere a confronto tra loro, evidenziando come Gesù fosse il «compimento» di tutta la storia patriarcale. Tutto l’Antico Testamento veniva letto come «profe- zia», nel senso di anticipazione velata, di Cristo (vedi il vangelo di Mt, in cui questo rapporto «profetico» è co- stante e ricercato: Mt 1,22; 2,5.15.17; 3,3; 4,1, ecc.; cf Gv 12,38). IL NUMERO PERFETTO CHE ESPRIME L’IMPERFEZIONE CREATA Nel racconto di Cana, il riferimento così preciso alle «sei giare» pronte per la purificazione e che su ordine di Gesù saranno riempite d’acqua, hanno una prima e diretta connessione simbolica ai «sei giorni» della creazione, che avviene appunto in «sei giorni» (Gen 2,2 secondo la versione greca della LXX), quando tutto emerge dalle acque «covate» dalla « ruàch » di Dio (Gen 1,2). A questa conclusione ci porta anche l’anno- tazione, strana in un racconto se non avesse un obiet- tivo preciso, che ogni giara conteneva «due o tre» me- trète. In riferimento alla creazione, lo scrittore ebreo di cul- tura greca, Filone di Alessandria (20 a.C. - 50 d.C.) spiega che il numero «sei» è il primo numero «per- fetto». Esso, infatti, dopo il numero 1 che è il punto di partenza della numerazione, è il primo numero per- fetto perché è uguale alla somma delle parti che lo compongono che sono: la metà (6:2 = 3), il terzo (6:3 = 2) e il sesto (6:6 = 1). Il «sei» dunque è la somma di 1+2+3 = 6, ma è anche il prodotto della moltiplicazione di 2x3 = 6, cioè del numero pari (il 2) e del numero dispari (il 3), per cui nel «sei» si comprendono e si fondono insieme il di- spari e il pari che, secondo lo stesso Filone e la scuola dei Pitagorici, esprimono il maschio (il numero di- spari) e la femmina (il numero pari). Lo stesso riferimento alle giare che contengono «2 oppure 3» metrète ci riportano allo stesso risultato: APRILE 2012 MC 31 MC RUBRICHE # Le sei idrie di pietra alle nozze di Cana (mosaico della chiesa di San Salvatore in Chora (Istanbul).

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