Missioni Consolata - Aprile 2012
affidata a un Comitato di ge- stione formato da alcuni enti lo- cali e dalle famiglie del villaggio. Spetta a esso definire le linee politiche e reperire i finanzia- menti. «In Kenya le scuole non vengono sovvenzionate dallo Stato», spiega infatti Mario, «ma sono a tutti gli effetti piccole im- prese, che cercano di sostenersi tramite gli sponsor, le tasse sco- lastiche, la vendita di prodotti realizzati al loro interno». E NON FINISCE QUI… Il giorno dell’inaugurazione della Muyeye Polytechnic School erano presenti le autorità locali (rappresentanti del comune, della prefettura, del ministero dell’Istruzione e di quello di Gio- ventù e Sport) oltre a una cin- quantina di persone delle Pr e a un gruppo di studentesse e do- centi del liceo Rosmini di Trento, che vanta «una lunga tradizione di rapporti con il Servizio di sa- lute mentale della città» come spiega la preside, Matilde Ca- rollo. «Nelle classi si tengono in- contri di sensibilizzazione sui temi dello stereotipo e dei pre- giudizi legati alla malattia men- tale, con la partecipazione degli utenti del servizio. Gli studenti partecipano periodicamente agli stage nel centro vacanze Casa del Sole, e anche l’esperienza africana è stata un modo per sperimentarsi “sul campo”». Una studentessa racconta che, giunta a Muyeye, all’inizio non sapeva come rapportarsi agli al- tri: «Sono molto timida e fatico a rompere il ghiaccio. Ma il primo giorno un ragazzo si è presen- tato come un amico di mio fra- tello ed è nata un’amicizia. Una sera le persone si sono presen- tate più a fondo e ho scoperto che quel ragazzo non era un operatore, come credevo, ma un utente. Questo mi ha sbalordito, perché era proprio come noi…». Adesso, a distanza di tempo, ol- tre a sostenere la scuola il gruppo delle Pr mantiene rap- porti di vario tipo con gli abitanti del villaggio: chi si tiene in con- tatto via sms , chi ha attivato forme di adozione a distanza, chi - semplicemente - ha deciso che, in un modo o nell’altro, in Africa ci tornerà ancora. Stefania Garini 18 MC APRILE 2012 KENYA # A lato : il gruppo de Le Parole Ritrovate durante uno dei viaggi di «scambio» a Muyeye, nei pressi di Malindi. Sotto : la locandina di «Muyeye», il documentario di Sergio Damiani sull’esperienza. «L a signora 180 aspetta un figlio!». Con questo slogan, lo scorso 3 di- cembre, il movimento Le Parole Ritrovate ha presentato a Roma la proposta per una nuova legge in materia di Tutela della salute men- tale, la 181. L’obiettivo è «dare gambe» alla legge Basaglia (L. 180) che de- cretava la chiusura dei manicomi e l’erogazione delle cure nei centri territoriali extra-ospedalieri (salvo il ricorso ai repartini psichiatrici per i momenti di crisi), in modo che essa venga oggi applicata compiuta- mente e capillarmente in tutte le parti d’Italia. A distanza di oltre 30 anni dalla Legge 180, infatti, permangono grosse disparità tra una re- gione e l’altra rispetto al trattamento dei malati psichici. E l’opinione pubblica si divide tra quanti la considerano una norma sbagliata, che ha scaricato le responsabilità sulle famiglie causando una serie di danni, e chi la ritiene un’icona immodificabile. Al di là delle dispute ideologiche, la nuova legge dovrebbe mettere ordine nel caos delle pratiche vigenti, e colmare le lacune dell’attuale legislazione attraverso una definizione puntuale di ruoli e tempi. Tutto questo, sottolineano i promotori della 181, «garantendo il massimo coinvolgimento possibile di utenti e fami- liari nei percorsi di cura, attraverso la valorizzazione del loro sapere esperienziale, e mantenendo nelle prestazioni un’attenzione costante ai processi di qualità». Ste. Gar. PER UNA NUOVA LEGGE UNA FIGLIA PER LA 180
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