Missioni Consolata - Aprile 2012

COSÌ DIVERSI COSÌ UGUALI Soprattutto i ragazzi e i loro fa- miliari hanno cercato di raccon- tare e spiegare agli abitanti del villaggio le proprie esperienze di sofferenza e malattia. «Non è stato sempre facile» racconta il regista Sergio Damiani, «ricordo ad esempio quando Ugo, un ra- gazzo affetto da disturbi osses- sivi e molto ansioso, ha raccon- tato che in passato aveva tentato di suicidarsi. La gente di Muyeye non riusciva a capire… come si può desiderare la morte quando si hanno i vestiti e la pancia piena?». In effetti per gli africani il concetto di morte volontaria è abbastanza incomprensibile: ba- sti pensare che da nessun paese del continente arrivano all’Orga- nizzazione Mondiale della Sanità dati statistici sui casi di suicidio, che in realtà sono molto rari e li- mitati alle grandi città, dov’è più forte l’imitazione dei modelli oc- cidentali. «Tuttavia non sono mancati momenti di condivisione molto forti ed emozionanti - con- tinua Damiani - in particolare quando il nostro gruppo ha in- contrato la famiglia di Nebat Jumba, uno spaccatore di pietre. La sua prima moglie Riziki, dopo aver dato alla luce quattro figli, è uscita di senno, ha iniziato ad avere allucinazioni e sentire le voci, e lui ha dovuto rimandarla dai suoceri, affidando i bimbi alla seconda moglie». Tra i ragazzi italiani e questa famiglia si è creato un legame stretto, e adesso il gruppo di Trento conti- nua a spedire a Riziki, ogni due mesi, alcuni farmaci. «Attra- verso Riziki abbiamo conosciuto meglio la realtà della salute mentale in Kenya», dice De Ste- fani. «I malati meno gravi sono ben tollerati dalla comunità, ma se il mwenda wazimu , il matto, diventa aggressivo viene chiuso in casa, tenuto alla catena o spe- dito al manicomio di Mombasa». A Malindi c’è un ambulatorio dove le persone possono andare una volta al mese a prendere dei farmaci, soprattutto antipsico- tici; ma non esiste nessun tipo di assistenza a domicilio. «Inoltre gli interventi farmacologici o di contenzione convivono pacifica- mente con i riti animistici. Di tanto in tanto, com’è accaduto anche per Riziki, si sgozza un agnello o un capretto, sperando che lo “spirito cattivo” abbandoni la persona. Quanto alla psicote- rapia, non sanno cosa signifi- chi». NON TERAPIE, MA BOTTE DI VITA! L’incontro tra le due realtà di esclusi - i bianchi matti e i neri poveri - è stata per molti parte- cipanti al viaggio una «rivela- zione». «Ho scoperto che l’Africa non è come ce la fanno vedere nelle pubblicità, un’Africa triste, ma invece è piena di gioia e colori» dice Egidio di Bologna. «Loro, pur nel bisogno, vivono molto più semplicemente e autentica- mente di noi» dice Gilberto di Modena. Enzo di Trento è rima- sto colpito da tre cose: «Il caldo, l’acqua non potabile, la miseria. Nel villaggio avevano 10 noci di cocco con 3.000 bambini: è signi- ficativo che quelle noci le ab- biano date a noi». «A me dell’A- frica hanno colpito la sporcizia, i bambini e la tanta voglia di vi- vere» osserva invece Umberto di Sondrio. E Mirella di Trento ag- giunge: «Ricordo le case con le candele accese, il mangiare con le mani tutti assieme. Io ceno con forchetta, coltello e tova- gliolo, ma sicuramente la solitu- dine come la sentiamo noi in un condominio, là non la sentono». Ma oltre alla scoperta di «un’al- tra Africa», più autentica, più di- gnitosa e solare, un’esperienza come quella di Muyeye può avere un valore terapeutico per le per- sone affette da patologie men- tali? «Non facciamoci illusioni - avverte il dottor De Stefani - questi viaggi non hanno un po- tere taumaturgico! Per alcuni non è cambiato un bel nulla; qualcuno, vedendo le condizioni di vita di Muyeye, si è depresso ancora di più; per qualcun altro invece il viaggio è stato la grande 16 MC APRILE 2012 KENYA N ato nel 2000 per far incontrare utenti e operatori dei servizi di salute mentale, familiari e cittadini, il movimento Le Pa- role Ritrovate promuove il «fareassieme» (scritto attaccato), cioè la costruzione di per- corsi di salute mentale fondati sul rispetto e la valorizzazione del sapere e dell’esperienza di ciascuno, malati inclusi. La città di Trento, dove il movimento Pr ha preso l’avvio, è pio- niera in Italia per quanto riguarda gli Ufe - Utenti e familiari esperti - che prestano la loro opera, venendo retribuiti, presso i servizi di sa- lute mentale. In Trentino oggi esistono 40 Ufe che, in forza della loro storia personale e del loro «sapere esperien- ziale» sono in grado di prestare un servizio di ascolto, accoglienza e accompagnamento efficace alle altre persone con disagio psichico. Ogni anno a ottobre le Pr si danno appuntamento a Trento, in un con- vegno di tre giorni che passa in rassegna la «meglio psichiatria» ita- liana, dove i protagonisti raccontano le proprie esperienze e buone pratiche. Sono circa 1.000 ogni anno i partecipanti da tutta Italia; al- meno il 20-25% di loro interviene prendendo la parola, recuperando così quella voce e quel protagonismo che non aveva mai avuto o che aveva perso a causa della malattia. Questo il senso delle «parole ritro- vate». Oltre ai viaggi in giro per il mondo, per sensibilizzare contro lo stigma, dal 2008 il movimento Pr propone il Giro d’Italia: una serie di tappe fi- nalizzate a incontrarsi e scambiarsi esperienze, attraverso feste, cene, convegni. Stefania Garini Per saperne di più: www.leparoleritrovate.com . IL MOVIMENTO DI TRENTO LE PAROLE RITROVATE

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