Missioni Consolata - Marzo 2012
tre, scaricano ad Isiolo, entrano nella piana, si riempiono di sab- bia e via di nuovo per Meru. Un ritmo incessante dalle prime ore dell'alba agli ultimi raggi di sole. La comunità turkana ha ottenuto dal governo la concessione della cava: ogni camion porta due suoi operai e due spalatori turkana e alla barriera comunitaria paga il valore di 5 euro, 2,5 per ogni spalatore; altri 5 euro li paga alla barriera della città. Ogni ca- mion di sabbia: 10 euro. Valore a Meru? Certo molto di più. Lasciata la cava, Lorupe ci guida verso Mashakwata, meglio quel che rimane del villaggio. Risalito il torrente stagionale attraverso un passaggio improvvisato siamo di nuovo nella piana. Nella vegetazione lussureggiante si in- dovinano recinti, qua e là rigo- gliosi campi di granoturco e resti di capanne bruciate o abbando- nate ormai coperte dall'erba. «Qui hanno ucciso due anziani, uno era zoppo, non poteva nean- MASHAKWATA Detto fatto siamo in Land Rover e imbocchiamo una pista che partendo dalla strada asfaltata che punta a Nord, si dirige deci- samente ad ovest attraverso una vastissima piana sul cui sfondo si stagliano le ultime propaggini del grande monte, il Kenya. Qua e là capanne turkana, giovani sfaccendati, campi coltivati a granoturco. Tutto è verde in- tenso. Le piogge sono state ab- bondanti e ci sarebbe cibo e pa- scolo per tutti. Ci fermiamo ad una specie di barriera. P. Simon invita un giovane leader locale – lo chiamiamo David Lorupe, an- che se questo non è il suo vero nome - a salire in macchina con noi. Non è un politico di profes- sione, ma gode della stima della sua gente. La pista è battutis- sima, spesso dobbiamo metterci in disparte per lasciar passare camion stracarichi di sabbia. Sembra tutta una piana a perdita d'occhio, ma di tanto in tanto bi- sogna fermarsi: un torrente ha scavato una profonda fessura nel terreno, un piccolo canyon. Sono i torrenti stagionali che scen- dono dal Kenya, violentissimi du- rante le piogge, ma facilmente guadabili in tempi ordinari. Gra- zie al monte hanno sempre un po' di acqua e sulle rive i Turkana hanno sviluppato un'in- tensa attività di orticoltura che trova un mercato insaziabile nella vicina città. Di colpo, nel letto di uno di que- sti torrenti, vedo decine e decine di camion che caricano sabbia. Arrivano da Meru carichi di pie- che scappare», dice Lorupe indi- cando uno spiazzo sabbioso. Più avanti ecco il traliccio del serba- toio dell'acqua, il supporto da cui sono stati rubati i pannelli solari, la struttura semplice e solida dell'asilo, vetri rotti ovunque, la finestra del magazzino divelta per rubare tutto, e l'altalena e lo scivolo assaliti dalle erbacce. Una scena di desolazione. Guardando l'altalena immobile, chiudo gli occhi e vedo il sorriso radioso dei bimbi elettrizzati dalla macchina foto, il loro vo- lare sullo scivolo per farsi foto- grafare e lo spingere l'altalena sempre più su, quasi a toccare il cielo. «I bimbi torneranno a gio- care qui!», penso in una pre- ghiera che è anche una pro- messa. «È stato un attacco improvviso», ricorda Lorupe. «Erano lassù – indicando la montagna – coi loro cammelli. Hanno cominciato a uccidere e bruciare, così, come se qualcuno glielo avesse ordi- MARZO 2012 MC 9 MC ARTICOLI # Mashakwata, l’altalena abbandonata, resti di capanne bruciate e l’asilo devastato.
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