Missioni Consolata - Marzo 2012

MC ARTICOLI seconda Italia. I prodotti agricoli, nel loro viaggio dal campo alla nostra tavola, possono essere fermati nelle cooperative e nelle organizzazioni di produttori, che hanno il compito di applicare le norme previste dall’Organizza- zione Comune di Mercato (Ocm), le quali prevedono il ritiro dal mercato di parte delle merci, per evitare il crollo dei prezzi. In questo caso, i prodotti ritirati sono destinati in piccola parte al consumo di fasce deboli della popolazione, il resto viene utiliz- zato per la produzione di alcol etilico, al compostaggio ed all’a- limentazione animale. La quan- tità di prodotti ortofrutticoli riti- rati dal commercio ogni anno nei paesi dell’Unione Europea è di circa 300.000 tonnellate. Vale la pena di considerare che l’Unione Europea nell’annata agraria 2005-2006 ha stanziato 32 mi- lioni di euro, di cui 6,8 solo all’I- talia e questo denaro è servito per finanziare l’acquisto, la logi- stica e, nel 90% dei casi, la di- struzione dei prodotti. Un vero e proprio sperpero di denaro pub- blico. A livello dell’industria alimen- tare, lo spreco annuale di cibo è di circa il 2,6% rispetto alla pro- duzione finale totale, pari a quasi 1,7 milioni di tonnellate, e di questo quantitativo solo una pic- cola parte viene destinata a enti assistenziali, mentre la maggior parte diventa rifiuto, per giunta non sempre avviato alla raccolta differenziata. Per quanto riguarda la distribu- zione, un’indagine condotta a li- vello dei mercati all’ingrosso (centri agroalimentari e mercati ortofrutticoli) ha mostrato una perdita annuale dei prodotti ge- stiti come rifiuti dell’1-1,2%. Al- meno un terzo di questi prodotti però potrebbero essere perfetta- mente utilizzati, perché presen- tano danni del tutto irrilevanti, mentre due terzi potrebbero es- sere recuperati con un’oculata gestione degli stock (uso di celle frigorifere, giacenza monitorata). Nel 2009 le perdite di prodotti ortofrutticoli a livello di distribu- zione sono ammontate a 109.617 tonnellate. Per quanto riguarda il mercato all’ingrosso, questo spreco può ancora una volta es- sere riconducibile a ragioni di mercato volte al mantenimento dei prezzi. Nel caso della grande e media distribuzione organiz- zata lo spreco di cibo può essere dovuto ad una cattiva program- mazione delle forniture, ma più spesso alla manipolazione dei prodotti da parte dei clienti, che ne danneggiano l’estetica, ren- dendoli meno desiderabili. Nel 2009 le attività commerciali ali- mentari italiane hanno sprecato 263.645 tonnellate di alimenti, di cui il 40% erano prodotti orto- frutticoli. CONSUMATORI SPRECONI L’ultimo anello della catena agroalimentare è rappresentata dai consumatori, cioè da tutti noi. Secondo la ricerca di Last Minute Market , nelle mense delle scuole italiane viene spre- cata ogni anno una quantità di cibo pari al 13-16% degli acquisti effettuati. I motivi sono molte- plici. Sicuramente la distrazione può essere responsabile del cibo lasciato ad invecchiare nel frigo- rifero o nella dispensa. Anche le allettanti offerte del «tre per due», i «sottocosto», che si pos- sono trovare nei supermercati, oppure la difficoltà a reperire le confezioni monodose per i single sono spesso alla base dello spreco alimentare. Probabil- mente tuttavia tendiamo a non porre attenzione al cibo che sprechiamo semplicemente per mancanza di un’adeguata educa- zione in proposito, se non addi- rittura a causa dell’errata con- vinzione, peraltro inculcataci dal sistema economico attuale, che maggiori consumi equivalgono a più benessere. SPRECO AD ALTO IMPATTO Lo spreco alimentare è respon- sabile degli impatti ambientale, economico, nutrizionale e so- ciale. Per quanto riguarda lo smalti- mento dei rifiuti alimentari, ogni tonnellata genera 4,2 tonnellate di CO 2 , quindi ogni anno vengono rilasciate nell’atmosfera oltre 8 MARZO 2012 MC 79

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