Missioni Consolata - Marzo 2012
MADRE TERRA # Di fianco: carne in un banco del supermercato; per produrne un chilo si consumano 15.000 litri d’acqua. # Sotto: corsa frenetica nella corsia di un supermercato. niche minime perché possano essere considerati commestibili; la seconda è rappresentata da quegli alimenti definiti sub stan- dard , perché non in possesso di determinate caratteristiche estetiche e tuttavia perfetta- mente commestibili. Da studi condotti negli ultimi dieci anni, risulta che grandi quantità di cibo sano, appartenente alla se- conda categoria, vengono perse ad ogni livello della filiera agroa- limentare. Possiamo parlare in questo caso di sprechi alimen- tari evitabili, cioè prodotti non più vendibili per ragioni diverse, che, non essendoci un uso alter- nativo, finiscono in discarica. È opportuno soffermarsi su ogni punto della filiera , prendendo in considerazione lo spreco nei campi, nell’industria alimentare, nella distribuzione e nelle nostre case. Per quanto riguarda lo spreco nei campi, secondo i dati Istat del 2009 poco più del 3,3% della produzione agricola italiana non è stata raccolta. I motivi sono vari, tuttavia nessuno di questi compromette le qualità organo- lettiche e quindi la consumabi- lità dei prodotti. Si va dalla non conformità a determinate carat- teristiche estetiche (ad esempio verdure fuori pezzatura oppure colpite dalla grandine), a ragioni eminentemente commerciali, come il mantenimento dei prezzi a un certo livello, grazie all’eli- minazione di una parte del pro- dotto; oppure l’abbandono dello stesso nei campi da parte degli agricoltori, perché i costi di rac- colta sono superiori al prezzo di mercato. La quantità effettiva di prodotti agricoli abbandonati nei campi nel 2009 è stata di 17.700.586 tonnellate. Se consi- deriamo in particolare il settore ortofrutticolo, nello stesso anno, è stata sprecata una quantità di ortofrutta (7 milioni di tonnel- late) che avrebbe potuto soddi- sfare le esigenze quasi di una
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