Missioni Consolata - Marzo 2012
«Oggi - dice ancora la dottoressa Saikia - davanti a una storiogra- fia ufficiale che continua a par- lare di eroi, di personaggi ecce- zionali e non della gente comune che la guerra ha vissuto e sof- ferto, la popolazione non è inco- raggiata a evolversi verso un dia- logo reale tra le parti interne e con gli altri paesi del conflitto per puntare alla riconciliazione». La recente ondata di arresti e di incriminazioni per crimini di guerra di esponenti della politica islamista radicale, personaggi non a caso all’opposizione nel Parlamento, ha più il sapore della vendetta che della giustizia. Il Tribunale per i crimini interna- zionali creato nel 2010 dal go- ci avete dato dopo una guerra di liberazione che tutti hanno pa- gato a caro prezzo? Almeno l’80% dei bangladeshi sono po- veri, speranza di vita e reddito sono tra i più bassi al mondo; li- bertà civili e democrazia vedono seri limiti. «C’è da chiedersi - dice la docente di storia e stu- diosa delle ripercussioni sociali dei confitti Yasmin Saikia, origi- naria del Bangladesh - su che cosa basi la pretesa di guidare il paese la leadership attuale, che si propone come erede dell’espe- rienza della guerra di libera- zione. Troppi servono i propri movimenti politici e non la popo- lazione che resta divisa per ori- gine e opportunità». verno con l’intento di giudicare i leader collaborazionisti con il Pakistan Occidentale, ha finora sollevato più critiche che entu- siasmo, non avendo alcuna legit- timazione internazionale, che il Bangladesh non ha cercato. Quello che la storia non rac- conta, in un difficile bilancia- mento tra i massacri descritti con dovizia sui libri di testo e la realtà che fu di sofferenza di più popoli, è una verità che va emer- gendo oggi, a quattro decadi di distanza. A chiederla, la storia e le società civili dei paesi coinvolti nel conflitto: a portarlo avanti, in modo non sempre specchiato, le autorità che hanno riscoperto come sofferenze antiche e anti- chi rancori possano oggi coprire mancanze e promesse tradite. Come sottolineato da Taslima Nasreen, la più conosciuta scrit- trice del Bangladesh, in esilio perché minacciata di morte dai fondamentalisti islamici nel suo paese, «forse per i ricercatori in- ternazionali, il Bangladesh non è importante. Tuttavia, i cittadini del mio paese hanno ora la pos- sibilità di diventare liberi pensa- tori, devono trovare il coraggio e l’orgoglio di condividere le pro- prie vicende passate con il mondo». FEDI E CHIESA In Bangladesh su una popola- zione di circa 170 milioni di citta- dini, i musulmani sono oltre l’85%, gli indù il 10%, i buddisti lo 0,6%, i cristiani lo 0,3%. Come nella confinante India, le proble- matiche delle fedi minoritarie si intrecciano con quella delle etnie meno favorite dalla storia e dal numero. Le minoranze, e fra esse gruppi consistenti come Oraon e Santal , non essendo contemplate e garantite in alcun modo dalla Costituzione, hanno scarse possibilità di sviluppo ed emancipazione. La Chiesa denuncia da tempo come i loro diritti siano negati e calpestati. In gran numero e in modo sovente ignorato subi- scono quotidiane discrimina- zioni, abusi e violenze da parte MARZO 2012 MC 69 MC ARTICOLI # Donna chakma con pipa: una delle minoranze etniche del Bangladesh.
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