Missioni Consolata - Marzo 2012
gioranza musulmana. L’acqua è la sua benedizione e la sua con- danna, l’elemento che ha pla- smato la sua gente, le attività economiche, la cultura. Con l’indipendenza le regioni del Pakistan Orientale avevano perso, perché annesso allo Stato indiano del Bengala Occidentale, il suo centro più prestigioso e grande fucina culturale, Cal- cutta, e all’India erano rimaste anche le fabbriche dove con- fluiva la juta, maggiore risorsa delle aree oggi in Bangladesh. Inevitabilmente, il peso demo- grafico, geografico, strategico ed economico del lontano Occidente doveva diventare un elemento di rottura, alimentato dall’intransi- genza dei governi del Pakistan, insediati prima a Karachi e poi a Islamabad. Passata l’euforia del- l’indipendenza e dell’acquisi- zione di una identità distinta dal- l’India sì, ma altrettanto duale all’interno del nuovo Stato, con i primi sintomi di insofferenza le regioni orientali diventarono di fatto colonie su cui imporre leggi e scelte elaborate a 1.600 chilo- metri di distanza. LA GUERRA Nel giro di qualche anno l’insof- ferenza doveva diventare rabbia e richiesta di autodetermina- zione. Il movimento di protesta dalle molte anime, tra cui quella marxista e quella nazionalista, trovò espressione a partire dal 3 marzo 1971 nelle manifestazioni guidate da Sheikh Mujibur Rah- man. Settori locali delle forze ar- mate come pure pubblici dipen- denti si unirono al movimento che crebbe di forza e consi- stenza nelle settimane succes- sive, sottoposto a pressioni e poi ad aperta repressione dal 25 marzo, quando l’esercito inter- venne, per ordine del presi- dente-generale Yahya Khan, per riprendere il controllo della capi- tale. La dichiarazione d’indipendenza, letta il 27 marzo nella città di Chittagong dal maggiore Ziaur Rahman, e la contemporanea proclamazione della nascita del- l’Esercito di liberazione del Ban- 68 MC MARZO 2012 gladesh, rappresentarono l’avvio del vero movimento di libera- zione. Nei mesi successivi, defe- zioni dall’esercito regolare e una crescente partecipazione di civili metteranno in grado il Mukti Bahini, il movimento di guerri- glia che associava le varie «anime» della resistenza, di confrontarsi con una repressione durissima, fino a quando l’India, che per ordine di Indira Gandhi già aveva infiltrato spie e armi, non dichiarerà apertamente il proprio intervento a sostegno dei bengalesi e delle proprie esi- genze strategiche verso l’avver- sario pachistano, determinando l’andamento del conflitto. PROSPETTIVE, SVILUPPO E RICONCILIAZIONE In sintesi, natura e storia recente contribuiscono a rendere il Ban- gladesh una realtà instabile che fatica a trovare un proprio equili- brio. Alla fine, anche nazionali- smo e repressione non convin- cono ad allinearsi dietro una lea- dership velleitaria spesso cor- rotta, sovente repressiva. Alla guida, dopo la dura esperienza semi-dittatoriale di Muhammad Ershad dal 1981 al 1990, una classe politica litigiosa che ruota attorno a due donne: Sheikh Ha- sina, attuale primo ministro, fi- glia di Mujibur Rahman, a capo della Lega Awami, e Khaleda Zia, vedova del primo presidente del Bangladesh, Ziaur Rahman e leader del Partito nazionalista del Bangladesh. Una battaglia senza esclusione di colpi la loro, combattuta non solo dalle tri- bune elettorali o dai banchi par- lamentari, ma anche nei tribunali e nelle piazze con scontri sangui- nosi tra i loro sostenitori, a volte, anche se per periodi brevi, da dietro le sbarre di una prigione. La domanda che sale più spesso dalla società civile è: quale paese BANGLADESH # Sheikh Mujibur Rahman, padre fon- datore del Bangladesh, e ufficiali dell’esercito che lo uccisero nel 1975, portati in giudizio e condan- nati nel 1998. # Le due Iron ladies del Bangladesh: Sheikh Hasina ( a sinistra ), attuale primo ministro, figlia di Mujibur Rahman, a capo della Lega Awami; Khaleda Zia ( a destra ), leader del Partito nazionalista, primo ministro dal 1992 al 1996. © WMO - 2009 © M Tawsif Salam - 2010 © CC-by2.0
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