Missioni Consolata - Marzo 2012
premio Nobel per la letteratura Rabindranath Tagore e quello per l’economia Muhammad Yu- nus, li avvicina più di quanto la fede li divida. Tuttavia il flusso di immigrati ir- regolari dal Bangladesh verso l’India, da un lato, la presenza di almeno 100 mila coltivatori in- diani nel lato bangladeshi del confine restano una miccia sem- pre innescata nei rapporti tra New Delhi e Dhaka. LE RAGIONI DI UN CONFLITTO Il 16 dicembre 1971 il corpo di spedizione pachistano dichiarava la resa alle forze congiunte della resistenza bengalese e dell’e- sercito indiano. Finiva così la guerra d’indipendenza dell’o- dierno Bangladesh. Un evento traumatico che doveva ridise- gnare la fisionomia del Pakistan, ma insieme proiettava nell’in- certezza uno dei paesi più poveri e sovrappopolati del mondo. Per 24 anni questo lembo di ter- ritorio nordorientale del Subcon- tinente Indiano era stato oggetto del destino disegnato a tavolino dai negoziatori britannici che nelle ultime, convulse settimane prima di lasciare al proprio de- stino la loro «perla» imperiale, Ora, tuttavia, e sempre più, è an- che il progressivo crescere delle acque marine a preoccupare le autorità e le popolazioni co- stiere. Le statistiche degli ultimi 30 anni segnalano una crescita media delle acque di 5 millimetri l’anno e le proiezioni prospet- tano un futuro ancora più diffi- cile. I rifugiati del Bangladesh - in parte eredità del conflitto, in maggioranza migranti economici o veri profughi - in India, sono oggi oltre 10 milioni e crescono al ritmo di molte migliaia l’anno. Un numero di disperati contra- stati non solo dal governo in- diano, che pretende con provve- dimenti repressivi spesso indi- scriminati di contenere l’immi- grazione illegale, i molteplici traffici frontalieri e l’infiltrazione del terrorismo islamista, che a più riprese in anni recenti ha portato devastanti attacchi in territorio indiano, ma anche dai fondamentalisti indù e dai movi- menti che usano l’immigrazione dal Bangladesh come strumento della loro politica secessionista. Né lingua né etnia distinguono le popolazioni ai due lati del con- fine e la comune cultura benga- lese, quella che ha espresso il incendiata dalle tensioni e divisa territorialmente, avevano deli- neato confini impossibili, te- nendo solo conto della prepon- deranza religiosa della popola- zione. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto 1947 erano così nati due stati so- vrani, l’India a maggioranza indù e il Pakistan a maggioranza mu- sulmana. Un Pakistan però di- viso in due tronconi ai due estremi dell’ex colonia indiana: il Pakistan Occidentale, oggi Paki- stan, e il Pakistan Orientale, l’at- tuale Bangladesh. La regione occidentale era da lungo tempo islamizzata da di- verse invasioni fino dal 9° se- colo, vicina per lingua e abitudini al mondo mediorientale, iranico e centro-asiatico, con una lingua nazionale, l’urdu, portata dagli immigrati dall’India dopo la se- parazione, con un ampio vocabo- lario arabo-persiano e scritta in una versione adattata dell’alfa- beto arabo. Una terra, con ecce- zione di poche aree, caratteriz- zata da un paesaggio desertico, semi-arido o montuoso. Il Pakistan Orientale è stata an- tica terra di diffusione buddista, prima di essere induista e poi, dal 14° secolo, diventare in mag- MARZO 2012 MC 67 MC ARTICOLI © CC-by2 0 # Rabindranath Tagore scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo, premio Nobel per la letteratura 1913. # Sguardo al futuro, ancora condizionato dall’eredità dal passato.
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