Missioni Consolata - Marzo 2012
con e in mezzo alle persone». Chiedo a Novastus come vede il suo paese e cosa possono an- cora fare i missionari della Con- solata in Tanzania. «C’è uno svi- luppo economico molto veloce in Tanzania, che però non va di pari passo con quello sociale. Dal punto di vista politico sembra che qualcosa possa migliorare, quindi anche le politiche sociali e assistenziali. Dovrebbe esserci una struttura che controlli bene le risorse che vengono spese nella formazione di maestri e di studenti, perché le differenze tra le zone sono enormi. Pensa alla diversità tra la regione di Iringa e questa. Tanti soldi vengono inve- stiti male, per non dire che fini- scono nelle mani di gente che non pensa allo sviluppo cultu- rale, sociale e sanitario. I mis- sionari possono continuare ad aiutarci solo investendo nella formazione: dall’asilo all’univer- sità. Solo la formazione culturale può sviluppare e migliorare la realtà. E se tu entri in un asilo o in una scuola dei missionari della Consolata capisci quest’at- tenzione globale alla persona». Prima di ripartire per Sanza pa- dre Saverio mi fa vedere la chiesa nuova che hanno finito da poco. Passiamo prima davanti a quella vecchia che è stata sosti- tuita perché troppo piccola. Entro nella nuova chiesa: è sem- plice ma elegante, proprio come padre Diaz che è un grande arti- sta. I disegni originali e i mosaici sono opera sua come le modifi- che alla struttura tecnica della chiesa per via del caldo. L’anima sudamericana si fonde con il ritmo africano e il risultato è spettacolare. Romina Remigio giorno e la notte tornavano nelle loro capanne per paura della sciagura che poteva abbattersi su di loro». UNA NUVOLA DI POLVERE Vedo arrivare una nuvola di pol- vere... sembra quasi un cartone animato. È padre Steven in moto, di ritorno dalle sue ore di inse- gnamento ai ragazzi di una scuola superiore. Dopo pranzo mi soffermerò a parlare con lui. Sono solo due i missionari ad Heka. Padre Steven oltre a occu- parsi dell’amministrazione della missione, fa catechesi e orga- nizza seminari per i giovani della zona, prepara i catechisti, fa pa- storale e segue le jumuiya ndogo ndogo , ossia le piccole comunità di base. Mi ripete gli stessi pro- blemi che ho toccato con mano anch’io. Con padre Steven c’è un ragazzo, ventenne: Novastus. È un gio- vane che insegna matematica nelle secondarie. Viene da Sa- dani, una zona nella diocesi di Iringa, dove i missionari della Consolata hanno una missione. «Ho conosciuto i missionari della Consolata durante la scuola secondaria - racconta -. Quello che mi ha colpito da su- bito di loro è stato il sacrificio e la capacità di mettere insieme persone di culture diverse con professionalità e stile. Io pro- vengo da una famiglia povera e ho avuto la fortuna di incontrare i missionari della Consolata che mi hanno aiutato non solo a stu- diare ma anche a crescere, a ca- pire cosa volevo fare, come farlo e chi volevo diventare da grande. Sto bene con loro e vorrei conti- nuare a seguirli proprio per ap- prendere il loro modo di stare ASCOLTANDO PADRE DIAZ Padre Saverio è un profondo co- noscitore delle varie etnie del Tanzania. Mi conferma molte cose già dette da altri missionari sui wasukuma e sui wagogo , come il loro perseverare nel vi- vere in maniera povera e senza migliorare le proprie condizioni di vita e delle case. La motivazione di ciò è dovuta alla loro supersti- zione: sono convinti che il male viene dall’invidia. Mi racconta la storia di un ragazzo che lui aveva aiutato per continuare gli studi. «Era diventato un bravo fale- gname e aveva iniziato a lavorare, riuscendo a mettere da parte an- che qualche soldo. A un certo punto questo ragazzo si ammala di tumore e muore. Sono andato dalla famiglia dicendo loro che con i soldi che il ragazzo aveva messo da parte, volevo costruire una casa in cemento per loro. I parenti si sono opposti con resi- stenza per paura che migliorare la loro condizione, potesse por- tare la gente a ingelosirsi e a fare malefici. Ho comunque costruito la casa per reinvestire al meglio i soldi del ragazzo e la nonna e il resto della famiglia per più di un anno non sono entrati nella casa, rimanevano fuori durante il MARZO 2012 MC 65 # Dispensario di Heka, costruito e sostenuto dalla famiglia di Vittorio Bosco di Torino.
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