Missioni Consolata - Marzo 2012
stema sanitario e aver portato a coltura tutta la terra possibile; non da ultimo, sotto il suo regime la durata media della vita è passata da 38 a 70 anni. L’ERA DI BERISHA Alla morte del dittatore, nel 1985, gli successe Ramiz Alia, che faceva parte dell’ entourage di Hoxha, anche se, a differenza di gran parte degli altri, durante la guerra di liberazione non aveva avuto un ruolo mili- tare di spicco. Nel 1987 Alia fece sì che l’Albania en- trasse come membro permanente delle varie Confe- renze balcaniche promosse dal governo Jugoslavo. Sul fronte interno, pressato dallo scontento popo- lare, avviò timide riforme politiche e, in concomi- tanza con il crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale, introdusse il multipartitismo. Tra gli intellettuali e funzionari statali del regime c’era anche la casta dei medici, all’interno della quale si trovava Sali Berisha, un cardiochirurgo che si era conquistato ampia notorietà a livello internazionale e di cui Hoxha si fidava ciecamente. Ma spinto dall’illi- mitata brama di potere, alla fine del 1990, Berisha scese in piazza assieme agli studenti che protesta- vano contro il regime di Alia, l’anno seguente riuscì a manovrare e diventare capo del Partito democratico albanese, al quale impresse una ideologia semplice- mente e ferocemente anticomunista e presentandosi ormai come leader incontrastato. Le elezioni del 1992 sancirono un risultato del 66% dei voti al Partito de- mocratico: Berisha diventò presidente e venne ri- eletto nel 1996; ma quello stesso anno il «crollo delle Piramidi Finanziarie» provocò proteste di massa: nei primi mesi del 1997 il Paese precipitò in una specie di anarchia con circa 2.000 morti; le responsabilità del presidente non sono mai state chiarite ma erano evi- denti: Berisha fu costretto a dare le sue dimissioni. Nonostante nel settembre 1998 avesse preso parte al tentato colpo di stato contro il governo di Fatos Nano, nell’estate 2005 la coalizione del partito di Be- risha, dopo otto anni di opposizione, ebbe nuova- mente la maggioranza in parlamento, grazie alla ripe- tizione del voto in tre circoscrizioni, tra polemiche su compra-vendita di voti, insulti tra i leader e indica- zioni elettorali di clan: Berisha divenne primo mini- polo albanese che opprimeva i kosovari, la rottura con Mosca fu sancita definitivamente e Hoxha affidò agli intellettuali il compito di esprimere senza reti- cenze la messa in secondo piano dello schema mar- xiano fino ad allora sostenuto e imitato. L’alleanza con Pechino costituì una scelta di tipo strumentale, per la fornitura di armamenti e strumenti per l’indu- strializzazione e lo sviluppo del Paese. Nel 1976 anche la Cina fu accusata di «imperialismo» e il dittatore si ispirò a nuovi ideali da seguire, come quelli rappresentati dalla Svizzera, unica nazione che appariva neutrale rispetto alla Nato, e dall’Austria. Ma il popolo albanese, ormai guidato da Sali Berisha - il medico che sarebbe poi stato alla guida del primo governo anticomunista albanese - cominciò a capire che dietro tali scelte vi erano per lo più le solidità bancarie dei due Paesi, dove Hoxha teneva i suoi conti privati. Gli albanesi giudicano oggi negativamente il quasi mezzo secolo di comunismo dominato da Enver Hoxha. Tuttavia, alcuni attribuiscono al dittatore al- cuni meriti, come quello di aver permesso loro di im- parare a leggere e scrivere, aver dato accesso al si- MARZO 2012 MC 39 MC STORIE E RITRATTI ALBANESI A sinistra : Enver Hoxha, presidente della Repubblica popolare socialista dell’Albania dal 1944 al 1985. A destra : Ramiz Alia, successore del dittatore Hoxha e ultimo leader comunista dell’Albania. In basso : Sali Berisha, primo presidente della Repubblica dell’Albania (1992-1997) e attuale primo ministro dal 2005.
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