Missioni Consolata - Marzo 2012
IL RACCONTO DELLE NOZZE DI CANA (29) LE GIARE DI PIETRA E LE TAVOLE IN PIETRA DELLA LEGGE «Voi siete una lettera di Cristo scritta non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2Cor 3,3) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (63) MC RUBRICHE 32 MC MARZO 2012 C on il v. 6 siamo arrivati al cuore del racconto dello sposalizio di Cana. Nella puntata Otto personaggi in cerca di simboli (MC 9 - 2009, pp. 20-22), presentando lo schema dell’intero racconto, che per noi è costruito a chiasmo, cioè a forma incrociata, dove si corrispondono il primo e l’ultimo elemento, il secondo e il penultimo, il terzo e il ter- zultimo fino a un punto centrale come al proprio cuore (per lo schema v. MC 9), ab- biamo rilevato che l’autore con quello che precede e quello che segue vuole condurre il lettore a questo versetto, che è quindi la chiave più importante della narrazione. Se questo è vero bisogna prestare molta attenzione non solo alla lettera del testo, ma alla « mens » dell’autore e cercare di capire quale messaggio vuole trasmetterci. Mettendoci in ascolto silenzioso e dinamico della Parola, cerchiamo di scoprirlo. DALLA GRAMMATICA E SINTASSI … Da un punto di vista testuale vediamo subito che la prima parte è costruita con un «ipèrbato», che è una figura letteraria per cui due termini che dovrebbero stare insieme sono interrotti da una o più parole: qui i termini « hydrìai - giare» e « kèimenai - collocate/giacenti [per terra]» sono separate dalla frase «per la purificazione dei Giudei», dando all’intero versetto un empito di suspence . Alcuni codici antichi, sia importanti che meno importanti, eliminano il participio presente pas- sivo « kèimenai - collocate/giacenti» per un evidente fine di semplificare e rendere il testo più scorrevole: «Vi erano poi là sei giare di pietra collocate/giacenti [per terra, pronte] per la purifi- cazione dei Giudei». Invece l’autore, usando la costruzione che tecnicamente si chiama «peri- frastica passiva», pone l’accento non sulla posizione delle giare, e cioè che erano per terra, ma sulla materia con cui sono fatte (sono di pietra) e sulla loro funzione e scopo, cioè «per la purifi- cazione dei Giudei». La costruzione perifrastica è frequente nel quarto vangelo: cf, p. es., Gv 3,27; 6,65; 13,23; 16,24; 20,30 (cf BDR § 3522-3; M. Zerwick, Il greco 154 §362). In altre parole, in questo modo, l’autore ci obbliga a considerare ancora una volta il rapporto che c’è tra lo sposalizio di Cana e ciò che è avvenuto ai piedi del Sinai: per ricevere la Torah , Israele tutto deve «purificarsi per tre giorni»; allo stesso modo per ricevere il compimento della Toràh, che è lo sposo-Gesù, bisogna che tutto il popolo nuovo si purifichi prima di accedere alle nozze. Questo invito è dato in modo plastico e forte dalla presenza delle giare: «Vi erano poi là sei giare di pietra, per la purificazione dei Giudei»: la funzione delle giare è «permanete» perché esse non sono là occasionalmente, ma restano, anzi devono restare lì «collocate/giacenti per terra». Il loro immobilismo, quasi inerte come cadaveri, esprime la loro funzione permanente: c’è sem- pre bisogno di purificazione prima di accedere al cospetto di Dio. C’è un altro elemento che ci porta alla stessa conclusione ed è l’uso della preposizione propria Gv 2,6 (a): «VI ERANO POI LÀ , SEI GIARE DI PIETRA, PER LA PURIFICAZIONE DEI GIUDEI, COLLOCATE/GIACENTI [ PER TERRA ], CONTENENTI CIASCUNA DUE O TRE METRÈTE (= BARILI DA 80 A 120 LITRI CIASCUNO)» [êsan de ekêi lìthinai hydrìai hex katà ton katharismòn tôn Ioudài ō n kèimenai, ch ō roûsai anà metr ē tàs dýo e trêis]
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=