Missioni Consolata - Marzo 2012
chiamata prima di tutto a un la- voro di discernimento: si ana- lizza caso per caso e si traccia un programma di azione. Gene- ralmente in prima istanza si ri- chiede alloggio, cibo, medicine e appoggio affettivo. Vengono poi avviati processi di orientamento e assistenza sanitaria e psicolo- gica, legale e spirituale, per aiu- tare le persone a riacquistare autostima e dignità, sviluppare relazioni sociali e reintegrarsi nella comunità. Tutto avviene con molteplici modalità e mezzi: corsi e terapie di gruppo, intervi- ste e colloqui personali, accom- pagnamento sistematico e visite a domicilio, investigazioni e in- terscambio di esperienze, atti- vità di terapia occupazionale e mini progetti di autosostenta- mento, come cucito e artigia- nato, sostegno con alimenti e medicine. «Tutti i servizi prestati da Haku- mana si ispirano alla mistica della parabola del buon samari- tano» spiega suor Janete, men- tre indica su una parete del Cen- tro un disegno e una scritta rife- riti alla parabola evangelica. E continua: «Il samaritano non perse tempo, ma fece con pron- tezza quello che doveva fare: cu- rare, rimediare, consolare, pro- teggere. Utilizza gli elementi alla sua portata per sottrarre il mal- capitato dalle grinfie della morte e dall’indifferenza impietosa di chi passò senza fare nulla. L’olio e il vino con cui il samaritano unse le ferite del malcapitato, è per noi il sangue prezioso di Cri- sto che redime e salva; il lino con cui fu avvolto il corpo è per noi l’amore che ridona forza e rin- franca nelle vicissitudini del cammino della vita». «L’esperienza di essere “pros- simo” spinge il samaritano a “prendersi cura” del malcapitato fino alla completa guarigione - continua suor Evelyn -. Una volta fatta l’esperienza dell’amore tanto inusuale, sollevare il fra- tello diventa una passione anche per noi; non si può più essere in- differenti. Diventare prossimo dà forza e senso alla nostra vita». «Nel samaritano è raffigurato Cristo stesso che si avvicina, sol- leva, cura e conferisce dignità - riprende la meditazione suor Ja- nete -. Nel malcapitato vediamo Gesù che si identifica con tutti i poveri e gli oppressi del mondo: in essi anche noi incontriamo la Sua presenza reale, un sacra- mento di salvezza». LOCANDA E LOCANDIERE «Alcune situazioni complesse e delicate, come quella di Carola - continua suor Evelyn - ci hanno insegnato che Hakumana non poteva contare solo sull’azione di un “buon samaritano”, ma aveva bisogno anche di un “alberga- tore”: c’era bisogno di una co- MOZAMBICO 30 MC MARZO 2012 munità di riferimento per acco- gliere e prendersi cura fino in fondo di certi casi estremi». Nacque così un grande sogno: formare una comunità intercon- gregazionale: formata, cioè, da religiose di diverse congrega- zioni, ognuna con la propria spe- cificità, aperta a laici volontari desiderosi di fare esperienza missionaria a servizio dei più emarginati; una comunità con stile di vita in funzione dei desti- natari del progetto Hakumana e flessibile alle necessità della
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=