Missioni Consolata - Marzo 2012
fare di più per rispondere come Chiesa alla sfida: ci mancava il contatto diretto con le vittime dell’Aids; parlavamo molto di loro, ma non con loro, e non fa- cevamo qualcosa per aiutarli concretamente». Per due ore furono lanciate molte idee, ma senza alcuna conclusione. Fu tutto rimandato all’incontro seguente. Ma nella riunione di aprile la Commis- sione si era ridotta a 5 persone e la discussione non approdò a nulla. «Uscii dall’incontro scon- solata, ma non rassegnata - con- tinua suor Janete -. Se è opera di Dio, nessuno ci fermerà, dissi a suor Evelyn, Mercedaria della Carità, appena nominata diret- trice dell’Ismma e alloggiata provvisoriamente nella nostra casa a Maputo». Seguirono altri incontri di gesta- zione, finché suor Evelyn pre- nato; finché raggiungiamo le aule dell’asilo, accolti dalle grida festose di bambini indiavolati, che scorrazzano per le stanze o giocano con balocchi più grandi di loro. Nel frattempo suor Ja- nete mi racconta la storia del Centro e i suoi scopi. UN SOGNO DIVENTATO REALTÀ «Tutto è cominciato un giorno di marzo 2006, per opera della commissione Hiv-Aids della Conferenza dei religiosi e reli- giose del Mozambico - racconta suor Janete -. Da due anni era- vamo impegnate, una trentina di religiose, nell’organizzazione di incontri e seminari per giovani, studenti, parrocchie e altri reli- giosi, offrendo formazione e informazione, orientamenti e consigli sulla pandemia dell’Aids e relative problematiche. Quel giorno sentimmo che dovevamo sentò un progetto dettagliato per la creazione di un centro di ac- compagnamento e assistenza a livello di integrazione sociale, psicologica, sanitaria, legale e spirituale delle vittime dell’Aids. Seguirono altri incontri per su- perare le obiezioni, integrare i vari suggerimenti e crescere in sintonia nell’affrontare una mis- sione sempre più urgente e diffi- cile, ma necessaria e appassio- nante. Finché fu scelto il nome da dare al progetto: «Centro Hakumana», termine della lin- gua ronga che significa «stiamo uniti». Fu anche abbozzato lo spirito che doveva animare il progetto: suor Janete suggerì la parabola del buon samaritano soprattutto le sue parole rivolte all’oste: «Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno». «Bisognava trovare il luogo dove aprire il Centro - continua suor Janete -. Visitammo molti posti, ma nessuno rispondeva alle no- stre esigenze, finché decidemmo di sfruttare un vecchio magaz- MARZO 2012 MC 27 MC ARTICOLI # In alto: uno scorcio del complesso dell’Istituto Superiore Maria Madre dell’Africa (Ismma). A destra , Padre Bruno Pipino, mis- sionario della Consolata, insegna psicologia e sociologia nell’Ismma. # Le suore Janete de Paiva Vieira ed Evelyn Aponte Gerena nel cortile del Centro Hakumana. # Le parole del samaritano all’alber- gatore: «Prenditi cura di lui», sono alla base della mistica di Haku- mana.
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