Missioni Consolata - Marzo 2012
MARZO 2012 MC 19 MC ARTICOLI elettorali, evidenzia i molti pro- blemi riscontrati. Ma è nei giorni successivi che si comin- cia a rendersi conto della mi- sura (enorme) di brogli e irrego- larità. Nel Katanga e nel Ban- dundu, due delle regioni filo- Kabiliste, i dati lasciano quanto meno perplessi: in Katanga ri- sulta aver votato quasi il 70% degli aventi diritto, 11 punti so- pra la media nazionale, e Kabila ha un 89% di preferenze, contro un misero 7% di Tshisekedi, 221mila voti. Cifre non credibili, secondo gli osservatori, poiché nella regione vivono almeno 800mila persone originarie del Kasai, notoriamente sostenitori di Tshisekedi. Per contro, pro- prio nel feudo di «Tshi-Tshi», ri- sultano aver votato poco più del 50% degli aventi diritto e il 16% dei verbali dei seggi sono intro- vabili. Lo stesso è avvenuto a Kinshasa, dove fortissima è l'opposizione a Kabila: quasi 2mila seggi (per 350mila voti) hanno «smarrito» i verbali. Il primo dicembre, è la missione di osservazione dell'Ue a parlare di varie irregolarità, tra cui l'in- tercettazione di schede già com- pilate, urne non sigillate, voto di minori, segreto del voto non ga- rantito. Il rapporto sostiene che le elezioni non siano state tra- sparenti a nessuno stadio del processo: evidenzia che molti dei risultati dei bureaux de vote resi pubblici la sera dello spoglio, af- fissi alle porte e consultati dagli osservatori europei sul campo – in particolare a Lubumbashi – non corrispondono a quelli in se- guito pubblicati dalla Ceni; evi- denzia poi come i témoins con- golesi e gli osservatori interna- zionali non abbiano avuto ac- cesso al Centre National de trai- tement , dove venivano raccolti i dati che confluivano da tutto il paese. Quanto alla par condicio - si sottolinea nel testo -, la tv na- zionale ha dedicato l'86% degli interventi a Kabila, l'8% a Kengo Wa Dondo, il 3% a Kamerhe e solo l'1% a Tshisekedi. Non solo: i risultati delle urne vanno per legge convalidati dalla Corte Su- prema. Ma la missione Ue ne mette in discussione l'autorità, dopo che Kabila, in piena cam- pagna elettorale, ne ha nominato 18 nuovi membri. Il bilancio dei due giorni di voto stilato da Human Rights Watch è preoccupante: 18 morti - di cui 14 nella capitale - e un centinaio di feriti gravi, causati per la maggior parte dalla Guardia Re- pubblicana (ex guardia presiden- ziale). Il 10 dicembre, è la volta del dos- sier del Centro Carter: la compi- lazione dei risultati del voto non è credibile. «In varie zone del Katanga si sono registrati tassi di partecipazione che vanno dal 99 al 100%, cosa impossibile, e tutti i voti, o quasi tutti, sono an- dati a Kabila». L’ente cita, ad esempio, il caso della circoscri- zione di Malemba Nkulu in cui, con 493 seggi e un tasso di par- tecipazione del 99,46%, Kabila ha ottenuto il 100% dei voti. Il numero più alto di osservatori sul terreno era però quello pre- disposto dalla Chiesa cattolica nazionale, che in vista del voto aveva formato 30mila persone. Ed è anche in base ai loro rilievi che il 12 dicembre, in una dichia- razione alla stampa, l’arcive- scovo di Kinshasa Monsengwo ha affermato che i risultati pub- blicati dalla Ceni «non sono conformi né alla verità, né alla giustizia». A metà gennaio, dopo un'assem- disillusi. Si sentivano commenti del tipo: «Hanno riso di noi. Non andrò mai più a votare in vita mia». La gente aveva fatto molti sforzi per otte- nere la tessera elettorale. E questa è una città dove si vive giorno per giorno, non si ha l’opportunità di economizzare, non ci si può permet- tere il lusso di passare due giorni in coda. F inalmente è arrivato il 14 dicembre, il giorno della proclamazione dei risultati provvisori. Era venerdì. La città era completamente deserta e io tornavo dal lavoro alle due del pomeriggio. Un per- corso che faccio normalmente in oltre un’ora non mi ha preso più di dieci minuti. Arrivato a casa, trovai tutta la comunità del Teologato da- vanti alla Tv. L’annuncio era imminente. Iniziarono alle tre a trasmet- tere i risultati con discorsi interminabili, che facevano anche riferi- mento a «Dio onnipotente». I risultati venivano scanditi per regione se- condo il numero di voti di ogni candidato. Oltre un’ora per arrivare ai totali. Incredibile! È stato ancora più incredibile constatare quello che si temeva, confer- mato dalla Ceni: una differenza di tre milioni di voti tra Kabila e Tshi- sekedi. Nelle province in cui Kabila aveva vinto, la percentuale di parte- cipazione si avvicinava … al 95%! Per evitare disordini, l’esercito e la guardia repubblicana avevano isolato le zone strategiche della città. Sembrava di vivere in uno stato di assedio. C’erano blindati a lato delle strade e autobotti che sparavano acqua calda dove si riuniva un gruppo numeroso. I tentativi di manifestazione erano repressi immediata- mente. Il governo aveva anche impedito la trasmissione di sms . Così per oltre un mese nessuno in Rdc ha potuto inviare messaggi, si potevano solo ricevere dall’estero. Tutto questo per ostacolare la capacità di con- vocazione di manifestazioni, visto che c’è poca gente collegata quotidia- namente a Internet e usare i social network era difficile. Altro dato significativo: Kabila non ha convocato neppure i suoi sosteni- tori per ringraziarli del loro appoggio durante il processo elettorale. Tutti hanno manifestato disaccordo con le irregolarità dello scrutinio: i candidati, i partiti politici, la società civile, la chiesa cattolica, la comu- nità internazionale. C’era un’aria di tristezza in tutta la città. Anche se Tshisekedi non avesse vinto le elezioni in tutto il paese, però certo, era chiaro che Ka- bila non avesse vinto con la differenza che mostravano i risultati finali. Eravamo ormai alla vigilia di Natale, ma devo riconoscere che que- st’anno non c’era un clima di festa e nemmeno il desiderio di farsi gli au- guri per il nuovo anno. Se si facevano gli auguri a qualcuno, questi ti guardava in faccia come per dire: «Lo dici sul serio o stai prendendomi in giro?». Ramón Lázaro Esnaola
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