Missioni Consolata - Marzo 2012
ammesse candidature in viola- zione alle norme vigenti, ad esempio quelle di magistrati, membri del governo, responsa- bili della pubblica amministra- zione senza che abbiano presen- tato le dimissioni dai precedenti incarichi, come richiesto dalla legge. Come se non bastasse, tanti di loro sarebbero ricorsi ai soldi pubblici per finanziare la propria campagna elettorale. Ol- tre venti ministri si danno alla propaganda, lasciando vacante il loro posto e giacenti montagne di pratiche: così, il ministro degli affari catastali assume una doz- zina di interim , pur essendo lui stesso candidato. Human Rights Watch intanto de- nuncia un ricorso massiccio a di- scorsi incitanti all'odio e alla di- scriminazione etnica, sia da parte dei candidati che dei loro fans , in particolare nell'Est del paese e nel Katanga. Il 9 novembre, il Co- mitato congiunto delle Nazioni Unite per i Diritti Umani deplora in un rapporto gli atti di violenza, le violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali legate al voto. Oltre ai numerosi casi di intimidazioni verso i sostenitori dell'opposizione, si registrano minacce di morte contro i difen- sori dei diritti umani. Un'altra denuncia circola da più parti nelle settimane immedia- tamente precedenti il voto: molta gente starebbe vendendo la pro- pria tessera elettorale in cambio di soldi. SCONTRI A KINSHASA I giorni di fine campagna eletto- rale sono tesissimi. A Kinshasa, il 26 novembre, ultimo giorno prima del silenzio elettorale, sono previsti i comizi conclusivi dei tre principali candidati, Ka- bila, Tshisekedi e Kamerhe. I loro sostenitori si sono riuniti nei luoghi assegnati (molto vicini gli uni agli altri), dando il via a scon- tri tra fazioni, che provocano un morto e moltissimi feriti. Il go- vernatore decide di annullare tutti i raduni previsti, «per pre- servare l'ordine e la pace so- ciale». A Tshisekedi, di ritorno dal Bas-Congo, viene negata l'autorizzazione ad atterrare a N'Djili, l'aeroporto principale di Kinshasa, dove è atteso dalla folla. Dirottato al piccolo aero- rali sono affissi un po' ovunque, anche nei luoghi apertamente vietati. Il 9 novembre a Vital Kamerhe viene violentemente impedito da un gruppo di giovani del Pprd di raggiungere la città di Kikwit, nel Bandundu. Lo stesso Etienne Tshisekedi è più volte bloccato nei suoi spostamenti, come quando le autorità gli negano l'autorizzazione all'atterraggio al rientro dal Sudafrica. Dal canto suo, Tshisekedi non brilla per correttezza istituzionale: il 6 novembre, durante un'intervista telefonica alla Radio Televisione Lisanga (Rltv) rilasciata proprio dal Sudafrica dov'è bloccato, di- chiara senza mezzi termini: «La maggioranza di questo paese è con noi. Potete, quindi, conside- rarmi Presidente della Repub- blica». Dopo aver lanciato al go- verno un ultimatum di 48 ore per liberare i suoi sostenitori arre- stati durante le manifestazioni, aggiunge: «Alla scadenza del- l’ ultimatum , chiederò alla popo- lazione di attaccare le carceri e di liberarli e, come presidente, ordino alle guardie delle prigioni di non opporre loro resistenza». Dopo l'intervista, il governo in- terrompe il segnale di Rltv per otto giorni. Le irregolarità non riguardano solo i candidati alle presiden- ziali. Alle legislative vengono MARZO 2012 MC 17 MC ARTICOLI dromo di N'Dolo. Di qui, incu- rante dei divieti, si dirige verso i suoi fans a N'Djili, attraversando la città in piedi su una vettura decapottabile, ma viene fermato dalla polizia e trattenuto fino allo scadere della mezzanotte, ora di chiusura della campagna eletto- rale. La mattina dopo, giorno di silenzio elettorale, Tshisekedi convoca ugualmente per il po- meriggio i suoi sostenitori per il comizio finale allo stadio. Ma gli unici presenti sono un gran nu- mero di poliziotti in tenuta anti- sommossa. DIFFICILE VOTO A due giorni dal voto, molti seggi non hanno ancora ricevuto il ma- teriale elettorale, essendo molti aerei bloccati dal maltempo. Ciò ne provoca l'apertura tardiva, il 28 novembre. Alla disorganizzazione e alla confusione si aggiungono, in al- cune zone del paese, atti di vio- lenza, il più grave dei quali a Lu- bumbashi, con tre morti; in al- cune zone del Kasai, la popola- zione è furiosa perché sulle schede manca il n. 11, proprio Tshisekedi: un «problema di stampa», secondo la Ceni. Da Bukavu, sud Kivu, arriva la de- nuncia che le frontiere col Rwanda son rimaste aperte fino alle 22 (con un massiccio af- flusso di persone), mentre per legge andavano chiuse due giorni prima. In varie parti del paese, ci sono notizie di scato- loni colmi di schede già precom- pilate. A causa del caos in alcune zone rimaste senza materiale eletto- rale, la Ceni decide di prolungare le operazioni di voto di un giorno, ma solo nei seggi dove si sono verificate carenze di materiale. Tali ritardi sommati a mille altre difficoltà costringono a postici- pare l'annuncio dei risultati delle presidenziali, previsto per il 6 di- cembre. Nel frattempo avven- gono fughe di notizie, risultati parziali non ufficiali e accuse da entrambe le parti. Il 2 dicembre, il ministro dell'interno sospende in tutto il paese e fino a nuovo ordine il servizio di sms «per evi- tare la diffusione di falsi risul- tati». Il blocco verrà revocato solo il 28 dicembre (con la racco- mandazione agli operatori te-
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