Missioni Consolata - Marzo 2012

nato». Dopo quello, altri attacchi sono seguiti, qua e là, all'im- provviso, senza altro scopo se non quello di terrorizzare la gente con uccisione di bambini di scuola e anziani, sventramento di donne incinte e incendi di ca- panne. L'ultimo assalto è stato proprio quello della sera prima, 30 dicembre, alla missione di Campi ya Juu e ad altri quattro villaggi, dove l'obiettivo era la missione stessa e una serie di persone rappresentative della comunità turkana. Hanno attac- cato alle 18.30, al crepuscolo, vestiti in tenuta militare con fu- cili automatici e pallottole in do- tazione al personale di sicurezza governativo, cercando di pene- trare nella missione. Per fortuna il cancello è stato chiuso in tempo. La macchina del parroco, p. Munene, ha ricevuto due pal- lottole e lui si è salvato per mira- colo. Non così fortunato è stato il catechista (ammazzato a sangue freddo sulla soglia della sua ca- setta di legno, il corpo ritrovato solo il giorno dopo) ed altre otto persone, scelte – sembra – di proposito. Niente è stato rubato. Chiaro lo scopo: terrorizzare. RIFUGIATI Quando con p. Simon arriviamo alla missione di Campi ya Juu è già quasi buio. Ci sono militari ovunque e gruppi di volontari ar- mati di arco e frecce, lance e col- tellacci. Facce tese, niente donne e bambini in giro. La sta- tua dell'Assunta, a cui la parroc- chia è dedicata, è lì, proprio di fronte al cancello, indifesa come quella povera gente. Passiamo in cattedrale. Centinaia di per- sone, soprattutto bambini, donne e anziani, sono accampati nei vasti cortili. Qua è la ci sono fuocherelli accesi. Nella casa del parroco è in corso una riunione delle autorità locali. Il vescovo, mons. Anthony Mukobo, insiste per avere uno spiegamento di forze di sicurezza tale da rassi- curare la gente e permettere loro di tornare a casa. «Questo non sarebbe successo se tutti i posti di comando e potere non fossero nelle mani di una sola tribù!», si mormora sottovoce. Poi i politici devono rispettare il loro ruolo di facciata. Parlano alla gente, «il governo è con voi, stiamo facendo di tutto per ga- rantire la vostra sicurezza». Qualcuno ascolta nel buio della notte, ma la maggior parte con- tinua a sedere attorno ai fuoche- relli, indifferente: vecchi tristi, madri ansiose, bimbi senza la- crime dagli occhi sbarrati. Quante volte hanno sentito lo stesso ritornello? Tornando alla missione p. Simon racconta del periodo successivo al 22 ottobre e come una volta sia stato fermato da un posto di blocco borana (i Borana-Somali avevano creato una barriera di pietre tra la missione e la città, i Turkana un'altra tra la missione e il nord) dopo essere andato a portare cibo a dei rifugiati turkana. La banda di giovinastri che controllava il posto di blocco lo aveva tirato giù dalla mac- china e malmenato perché aveva portato da mangiare a «quegli animali»! Tornato a casa mal- concio aveva rassicurando i cri- stiani che già lo davano per morto. È l’ultimo giorno dell’anno. mi è difficile dire grazie stasera. Ma lo dico per la fede di questo po- polo, il coraggio dei miei confra- 10 MC MARZO 2012 telli e dei preti locali che stanno con la gente anche se hanno paura. Grazie per il dono di es- sere qui, in questa notte stellata così carica di dolore. Poi mi rifugio nella cappelletta, per vegliare un po' e ritrovare la quiete di cui ho bisogno. ANNO NUOVO, SPERANZA RINNOVATA L'anno nuovo comincia presto. La prima messa è alle 8.30 a Kiwanjani (c ampo, spianata, pi- sta ), pochi chilometri a nord della missione. Mi aggrego a p. Tallone. Il tratto è breve. Mi fa notare i mucchi di pietre usati in passato per bloccare la strada e mai totalmente rimossi; questa era la zona turkana. Arriviamo in anticipo. Mi guardo attorno. L'a- silo cappella è una struttura so- lida, due aule divise da una pa- rete mobile di metallo, porte in ferro, solide inferriate. Don Giu- seppe Zousa e Don Giulio Ba- locco della diocesi di Cagliari, fondatori della missione nel 1994, hanno fatto un buon la- voro. Ritiratisi a fine 2009, hanno lasciato il tutto ai Missionari della Consolata. Le due aule sono diventate uno spazioso saloncino. La gente ar- riva alla spicciolata. La maggior parte sono donne e bambini, po- chi gli uomini. È domenica, è il primo dell'anno: bisogna far fe- sta e lodare il Signore. Si danza a volontà: all'ingresso, alla pre- sentazione del libro della Parola, all'offertorio, alla comunione e alla fine. Non ci sono sconti sui canti. Il tempo non ha impor- KENYA # Ultimo giorno del 2011, rifugiati nei cortili delle cattedrale di Isiolo. # La casetta del catechista di Campi ya Juu. Il suo sangue impregna an- cora la terra dove è stato ucciso a sangue freddo. # 1 gennaio 2012. Messa a Kiwanjiani, celebrata dal veterano p. Pierino Tallone.

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