Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
GENNAIO-FEBBRAIO 2012 amico 79 Dio ha creato l’umanità a sua im- magine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27; 5,1-2). È questo sigillo divino che ci distingue dal resto del creato e che “costringe” Dio ad aver cura di noi anche attra- verso insegnamenti precisi: Dio l’educatore e noi gli educandi. Al momento della creazione Dio non crea Adamo ed Eva, ma crea un Adam, che è simultanea- mente maschio e femmina. Dio chiama le sue creature “Adam” (cf. Gen 5,2) e non “uomini” come si trova in tante traduzioni della Bibbia. Un Adam maschio e un Adam femmina, creati ad immagine e somiglianza di Dio. Qui si capisce la vera vocazione dell’Adam creato: egli deve rea- lizzare l’unità, divenendo da due - maschio e femmina - uno, come Dio che è Uno (Dt 6,4). Gesù stesso prega per questa unità (cf. Gv 17,20-26). La Bibbia racconta che l’unità viene subito infranta: Caino uc- cide suo fratello Abele (Gen 4); la costruzione della torre di Ba- bele genera la confusione delle lingue (Gen 12). Dio offre ad Israele un’alleanza d’amore, ma le parole di quest’ultimo: «Tutti i comandi che ha dato il Signore, noi li eseguiremo» (Es 24,3.7), vengono subito contraddette quando Israele si prostra in ado- razione del vitello d’oro (cf. Es 32) cambiando «la gloria dell’in- corruttibile Dio con la figura del- l’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili» (Rom 1,23). Allora Dio interviene per correg- gere ed educare il suo popolo. Paradigmatico ci sembra il se- guente testo del Levitico: «Se nemmeno dopo questo [castigo] mi ascolterete, io vi castigherò sette volte di più per i vostri peccati… Se vi opporrete a me e non mi ascolterete, io vi col- pirò sette volte di più, secondo i vostri peccati» (Lv 26,18-28). Il libro del Deuteronomio ci pre- senta la figura paterna di Dio, che educa il suo «figlio primoge- nito» (cf. Es 4,22) Israele, mentre soggiorna nel deserto in cam- mino verso la terra promessa: «Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e met- terti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umi- liato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo vestito non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato du- rante questi quarant’anni. Rico- nosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore tuo Dio corregge te» (Dt 8,2-5). Attraverso l’alleanza stipulata al Sinai, Israele impara a conoscere l’amore che Dio nutre per lui: «Dal cielo ti ha fatto udire la sua voce per educarti; sulla terra ti ha mostrato il suo grande fuoco e tu hai udito le sue parole di mezzo al fuoco» (Dt 4,36). I libri dell’Antico Testamento mostrano quanto Israele tro- vasse difficile accettare le corre- zioni che Dio gli impartiva anche attraverso i suoi profeti. Lo stesso Stefano, prima di essere lapidato, citando Dt 9,13 e Is 63,10, dice di Israele: «O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre op- ponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri così anche voi» (At 7,51). Si legge nelle parole di Stefano l’eco del ritornello che spesso troviamo in Geremia: «Ma essi non vollero ascoltare né prestare orecchio, anzi indurirono la loro cervice per non ascoltarmi e per non ac- cogliere la lezione» (Ger 17,23); «Essi mi voltarono la schiena in- vece della faccia; io li istruivo con continua premura, ma essi non ascoltarono e non impara- rono la correzione». Senza perdere la pazienza, Dio continua a impartire i suoi inse- gnamenti e le sue correzioni ad un popolo che sembra essere sordo, dal cuore indurito e dalla mente ottusa (cf. Rom 1,21). È fuori dubbio che anche oggi l’u- manità abbia bisogno di un pa- ziente educatore per “tornare” all’unità. Per rispondere alla cura amo- rosa di Dio è necessario che cia- scuno fermi la propria corsa sfre- nata e si metta in cammino verso il mistero della sua interiorità per riscoprire lì l’immagine di Dio, quell’impronta divina la- sciata dal dito del Creatore. Solo in questo santuario impa- rerà a conoscere, amare e ado- rare il proprio Signore. Tutte le altre voci, anche quelle dei pro- feti moderni, rischiano di volar via sospinte dai venti delle troppe ideologie. Antonio Magnante AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT CC-BY-2 0
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