Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
stro essere, sentire e vi- vere; ... dialogo e convivenza non è quando si è d’ac- cordo con le idee e le scelte altrui ma quando gli si lascia posto accanto alle proprie e quando ci si scambia come dono il proprio patrimonio spiri- tuale, quando a ognuno è dato di poterlo esprimere, testimoniare e immettere nella vita pubblica oltre che privata; ... non bastano inter- venti di natura politica, di- plomatica o militare, e neanche un generico di- battito culturale... Occor- re una mobilitazione più profonda delle coscienze, ponendosi domande che toccano il cuore della no- stra fede e del nostro rap- porto con Dio, le pratiche abituali del nostro modo di pensare e di vivere, le relazioni tra persone, po- poli e fedi diverse... Ci so- no mutamenti profondi che Dio chiama tutti noi a compiere; ... imporre o soffocare non è degno né di Dio né dell’uomo. Spesso l’occi- dente ignora questo dirit- to in cambio di interessi economici o vantaggi po- litici. Si tratta di una pro- blematica scottante. Ma futuro santuario in onore del Cristo «de los Dester- rados», patrono di Ladril- leros e di tutta la gente che con fede lo invocherà in cerca di protezione e benedizione. Sognate an- che voi e se sono rose fio- riranno. Saluti, Vicente (P. Vincenzo Pellegrino) Ladrilleros, Cauca, Colombia 24 /10/2011 Dopo aver cercato Ladril- leros sulle mappe, ho scritto a P. Vicente, «dove è questo tuo Ladrilleros, che dici essere in riva al mare e invece da Google map risulta sulle monta- gne della cordigliera? E poi, la tua residenza non è in Cali che col mare non ha proprio niente a che fare?». Ecco la sua pron- ta risposta. Ladrilleros è una frazione di Buonaventura, distante un’ora di motoscafo dalla città. Il luogo è un paradi- so terrestre con un cielo «così bello quando è bel- lo» (Manzoni) che ti inna- mora a prima vista. È un po’ meno allettante quan- do piove, e questo capita in media una volta nelle 24 ore. Siamo nel cuore della selva umida tropica- le. Cosa faccio a Ladrilleros? Ci sono capitato là tre an- ni fa come turista e spero lasciare le mie ossa nella bella caverna che il mare ha scavato lungo il litora- le. Risiedo a Cali, però in Ladrilleros, La Barra e Guanchaco - i tre paesetti disseminati a poca di- stanza l'uno dall'altro - è sorta una fondazione sen- za scopo di lucro che si propone di far qualcosa per la gioventù offrendo loro alternative per mi- gliorare la situazione sta- gnante in cui si trovano. Il mio peccato fu lanciare l' idea ad alcuni amici quando venni in Italia. La cosa interessò, stanno aiutando e speriamo con il nuovo anno di iniziare in serio un’attività agro-sil- vo-pastorale con l'idea di riformare il mondo. Intanto il Cristo de los de- sterrados che mi è appar- so mi dice che lì vuol im- piantarsi. Io desidero dir- gli di sì, però intanto mi trovo nei pasticci, come il profeta Geremia; questa è la storia. Tu ricamaci su... e si vedrà. Caminante, no hay camino, se hace ca- mino al andar (Viandante, non c’è il cammino, si crea camminando). È ov- vio che vivo in Cali, però quando si affaccia il ri- schio di ammuffire, il ri- chiamo della selva mi fa scattare e Ladrilleros mi aiuta a ringiovanire. A presto. Vicente Ladrilleros, 26/11/2011 VI ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON ANDREA SANTORO Pubblichiamo ora queste riflessioni di Don Andrea Santoro in preparazione al VI anniversario del suo martirio. Non è stato possibile pubblicarle l’anno scorso, in occasio- ne del V anniversario, perché erano arrivate quando la rivista era già in stampa. Le proponia- mo perché il valore di queste parole, firmate con il sangue, non svani- sce col tempo. Don Andrea Santoro, sa- cerdote fidei donum della diocesi di Roma è stato ucciso (con due colpi di pistola) il 5 febbraio 2006 mentre pregava nella chiesa di S. Maria a Trab- zon (Turchia). In questo momento stori- co di dibattito e di crisi sulla identità religiosa, sul dialogo e convivenza tra popoli, richiamiamo brevemente alcuni pen- sieri che don Andrea, nei suoi anni di vita sacerdo- tale a Roma e in Turchia, ha ripetuto spesso ai suoi parrocchiani e ha scritto nei suoi diari e nelle sue lettere per aiutarci a su- perare certe logiche di di- sgregazione della propria identità e di divisione tra realtà diverse. Don Andrea aveva parti- colarmente a cuore il rapporto tra l’Oriente e l’Occidente, la relazione fra le tre religioni che hanno avuto origine nel Medio Oriente: l’ebrai- smo, il cristianesimo e l’islamismo. Don Andrea diceva: ... l’identità cristiana non è una identità territo- riale e neppure semplice- mente culturale. È un’i- dentità evangelica: è il sale di Cristo in noi, è la nostra trasformazione in Lui...è la visibilità di Cri- sto attraverso noi, è lo scrivere il vangelo nel no- 6 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2012 redazione@rivistamissioniconsolata.it © Associazione Don A Santoro
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