Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
gente del luogo e accogliamo laici dall’esterno». Il Centro nu- trizionale è affidato a due mamme, coadiuvate da due gio- vani laiche missionarie porto- ghesi. «La scuola d’informatica è nata grazie ad alcuni giovani porto- ghesi, venuti d’estate a Me- canhelas: hanno insegnato a maneggiare il computer ai coe- tanei locali, uno dei quali si è specializzato nel centro di for- mazione della parrocchia di Cuamba e, tornato al paese, è responsabile di tale progetto». Da 4 anni a Mecanhelas c’è an- che Tito Abraão, un laico missio- nario portoghese, che mi rac- conta sorridendo la sua storia. Già maturo e affermato capoma- stro, chiese di diventare fratello missionario della Consolata, ma penteria e meccanica, attività agricole e zootecniche... Fiore all’occhiello della missione è il «Centro nutrizionale padre Ariel Granada», missionario della Consolata ucciso in un’im- boscata nel 1991, durante la guerra civile mozambicana. Era stato lui a raccogliere i primi or- fani in questo luogo, poi l’opera si è sviluppata e continua in sua memoria. Il Centro accoglie e cura bambini da 0 a 3 anni con seri deficit alimentari, causati da malattie (malaria), parassiti, mancanza di cure dei genitori. Nei casi più gravi si ricorre agli ospedali della zona e del Malawi. Altra opera importante sono i « lares », case di accoglienza per studenti provenienti da comunità dell’interno che frequentano le scuole secondarie di Mecanhe- las, Entre Lagos e altri due grossi villaggi. «Chiediamo loro un contributo in natura (prodotti agricoli) e un minimo in denaro; ma naturalmente non riescono a pagare tutte le spese» spiega padre Rogelio. «L’ultimo progetto lanciato a Mecanhelas sono i corsi di mi- croinformatica - riprende il mis- sionario -. Iniziati da padre Si- mon Pedro, stiamo studiando la maniera di migliorarli con com- puter più moderni. Per noi è un impegno gravoso, ma vale la pena. Anche in questo sperduto angolo del mondo l’informatica è indispensabile per chi vuole con- tinuare gli studi o semplice- mente trovare un lavoro». TITO, IL CAPOMASTRO Mi domando come facciano due soli missionari a portare avanti tante attività. Padre Rogelio mi legge nel pensiero: «La risposta è semplice: coinvolgiamo la durante il noviziato in Italia ma- turò la decisione di rispondere alla vocazione missionaria come laico. Tornato in Portogallo, in- contrò il vescovo di Lichinga, Luis Ferreira da Silva, che lo portò nella sua diocesi. «Ho lavorato per 14 anni con il dom Luis, un sant’uomo che riu- sciva ad avere aiuti con facilità - racconta Tito -. Abbiamo rico- struito le missioni distrutte dalla guerra, ingrandito la chiesetta di Lichinga facendone una degna cattedrale, costruito il mona- stero delle suore dell’Immaco- lata e nuove chiese, una delle quali può contenere più di mille persone sedute». Tito ha lavorato per due anni an- che nella diocesi di Inhambane, dove ha costruito scuole e un centro per la promozione delle GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 59 # Accanto , padre Rogelio Alarcón, parroco di Mecanhelas e Entre Lagos. # In alto , Tito Abraão, laico missionario da 20 anni in Mozambico. # Mecanhelas, ragazze accompagnano col canto la celebrazione eucaristica.
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