Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 55 MC ARTICOLI Purtroppo dom Erwin Kräutler, vescovo di Xingu, è una voce che grida nel deserto». Tanti sostengono che i popoli indigeni del Brasile abbiano ot- tenuto molto: riconoscimento, terra, diritti. «Il massacro degli indigeni è sto- rico e non è finito. Lo constato durante le mie visite pastorali alle comunità. Ho visto scuole in- digene con 30-35 alunni, ma senza una lavagna. La stessa cosa accade per i centri di salute. Questo è il massacro di oggi: im- pedire che le comunità possano crescere e camminare, negando loro il diritto alla salute e all’edu- cazione. Il governo locale deve ancora superare la mentalità se- condo la quale “l’indio non è ca- pace”, “l’indio non può”. Dunque, prima era un massacro operato dai media e dalle manife- stazioni di gruppi contrari capeg- giati da politici ed impresari, oggi è un massacro che continua at- traverso la negazione dei diritti elementari. E senza il lavoro dei missionari la situazione sarebbe peggiore». Monsignore, ci ricordi i nomi dei popoli indigeni di Roraima. «Nella riserva indigena Raposa Serra do Sol ci sono 5 gruppi in- digeni: Macuxi , Ingaricó , Wapi- chana , Taurepangs e Patamonas . I primi 3 sono i gruppi più nume- rosi. Mentre il gruppo degli Yano- mami ha una riserva propria». A causa delle sue prese di posi- zione, lei è stato attaccato più volte dai politici, dall’oligarchia economica e dai loro media. «Ho appreso da dom Aldo (Mon- giano, ndr ) a non rispondere agli attacchi alla chiesa. Abbiamo op- tato per questo cammino. Il pro- blema non è attaccare la chiesa, ma rispettare la Costituzione e la legge. Se questa dice che i popoli originari hanno diritto alla loro terra, allora il governo brasiliano deve ottemperare. Noi aiutiamo le comunità a diventare protago- niste del loro futuro e padrone dei loro sogni». POCHE FAMIGLIE, TROPPE TELENOVELAS In Brasile, ci sono moltissime donne, spesso giovani o giova- nissime, sole e con figli. «La famiglia è molto disgregata in Brasile. Il Nord è stato molto segnato dalle eredità dell’eco- nomia del garimpo 4 e dall’im- migrazione. Di norma, funziona così: l’uomo emigra in cerca di lavoro e dopo tempo, anche dopo anni, arriva la donna. Quando questa arriva, trova il marito con un’altra donna e un’altra famiglia. Oltre a queste condizioni oggettive, c’è la fra- gilità delle relazioni, che si rom- pono alla prima incompren- sione. E poi c’è questo mondo di futilità, che disconosce i valori, anche attraverso i messaggi veicolati dalla televisione». A proposito di televisione, le telenovelas brasiliane sono note in tutto il mondo. «Sì, ma rappresentano un feno- meno estremamente negativo. Le telenovelas di Rede Globo sono uno strumento attraverso cui il potere economico brasiliano fa passare determinate idee. Per esempio: il liberalismo sessuale, la vita facile e senza sacrificio, la moda». Alcune ricerche sostengono che le telenovelas hanno svolto un ruolo sociale importante. «Ci sono anche telenovelas buone che parlano di problemi sociali. Peccato che la televisione brasi- liana non utilizzi le sue molte po- tenzialità per trasmettere pro- grammi di educazione ed ecolo- gia. Insomma, c’è più disinforma- zione che informazione, c’è più decostruzione di valori che co- struzione». I programmi televisivi arrivano in ogni dove. Anche nelle al- deias indigene... «Ho incontrato spesso indigeni ipnotizzati dalla televisione, du- rante le ore della telenovela. Ci sono aldeias dove s’incontrano donne vestite come a Copaca- bana...». L’AVANZATA DELLE CHIESE PENTECOSTALI Monsignore, com’è la situa- zione della sua diocesi? «A Roraima abbiamo missionari di 17 paesi diversi. È una grande ricchezza, ma anche una sfida perché ognuno ha idee proprie. C’è anche un piccolo gruppo di rinnovamento carismatico 5 , ma è abbastanza integrato nella comu- nità. Abbiamo una grande ric- chezza di catechisti, soprattutto nell’area indigena, ma anche nella città di Boa Vista. Sogniamo di essere una chiesa di comunità, che sia servitrice. Tutto è in co- struzione. Come sempre accade, abbiamo fedeli molto coinvolti ed altri semplici spettatori». # A lato : dom Erwin Kräutler, vescovo di Xingu; si notino le scritte sulla maglietta. # Pagina accanto : una veduta del Rio Xingu, fiume dalle cui acque dipen- derebbe la centrale di Belo Monte. © Christoph Wider
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