Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
AMAZZONIA SOIA E CARNE: PER CHI? Assieme a Cina, India e Russia, il Brasile rientra nel cosiddetto gruppo dei Bric, i paesi ad alto tasso di sviluppo, molto corteg- giati in tempi di crisi. Ci si di- mentica però che, in tutti questi stati, ci sono livelli di disegua- glianza intollerabili. «È vero. Stiamo crescendo eco- nomicamente, ma vivendo nel contempo una grande contraddi- zione. Generiamo molta ric- chezza, ma questa finisce nelle mani di pochi. Le statistiche sono chiare: l’1 per cento della popola- zione detiene più del 50 per cento della ricchezza. Dunque, siamo un paese dove pochi hanno molto e molti hanno poco. È un sistema che include uno sfruttamento predatorio delle risorse naturali, l’agrobusiness, la monocoltura e un modello volto alle esporta- zioni. È un’economia a cui non importa promuovere la giustizia sociale e il riscatto della dignità delle persone. Al contrario, è un’economia che - ancora oggi! - utilizza il lavoro schiavo». Agricoltura ed allevamento sono cresciuti in maniera esponenziale, ma senza ap- portare benefici all’economia locale. «Hanno risposto alla domanda dell’estero, in primis degli Stati Uniti e della Cina, ma non alle ri- chieste dell’economia familiare. Anche se sulle tavole dei brasi- liani arrivano i prodotti della pic- cola proprietà terriera, il governo guarda soltanto alle produzioni per l’esportazione. Su 10 reais di finanziamento, uno solo arriva alla piccola proprietà. Neppure i governi popolari di Lula hanno cambiato questa situazione. Anzi, questa politica ha fatto fare alle banche profitti eccezionali». Grandi produzioni di soia (quasi tutta transgenica) e di carne da esportazione. È una politica economica che favorisce sol- tanto i grandi gruppi nazionali e multinazionali. «Sì, è così. Si sono favoriti i grandi gruppi esportatori e le produzioni transgeniche, a detrimento delle produzioni volte al sostentamento alimentare interno e più ecologi- che. In questa situazione, as- sieme ad altre organizzazioni, la Commissione pastorale della terra (Cpt) è stata una voce profe- tica in difesa di altri soggetti e al- tri progetti sociali». Con «altri soggetti» intende gli abitanti della regione? «Non si salverà l’Amazzonia senza i popoli amazzonici. Per popoli amazzonici intendo i serin- gueiros , i riberinhos e tutti i po- poli indigeni della foresta. Oggi l’Amazzonia è vista dai grandi gruppi e dal governo come terra di nessuno e come colonia da conquistare». Una colonia da conquistare è un’affermazione forte... «Ma è così». Se l’Amazzonia è una colonia, i suoi abitanti sono i colonizzati... «Eppure il governo riconosce che le regioni amazzoniche meglio conservate sono quelle abitate dai popoli indigeni e dai ribe- rinhos . Da questi si deve riap- prendere a come rispettare la na- tura e come convivere con essa. I grandi progetti sono pensati a Brasilia senza considerare la sto- ria millenaria dei popoli che in Amazzonia abitano. Essi sono stati la “muraglia” del Brasile, preservando le frontiere al posto dell’esercito e delle forze armate. Dunque, torno a ripetere: senza i sogni e le speranze dei popoli amazzonici non si potrà salvare l’Amazzonia». DA SÃO FRANCISCO A BELO MONTE: PROGETTI INSOSTENIBILI Tra i grandi progetti dei go- verni di Brasilia ci sono la de- viazione del Rio São Francisco e la centrale di Belo Monte sul Rio Xingu. Progetti faraonici e molto contestati, anche dalla chiesa cattolica. «L’acqua del Rio São Francisco non sarebbe per i piccoli agricol- tori, ma per i grandi progetti de- diti all’esportazione. L’energia che Belo Monte andrebbe a pro- durre non è per rispondere ai bi- sogni della popolazione amazzo- nica, ma ancora una volta per i grandi progetti industriali, so- prattutto per le industrie del ferro e dell’alluminio. Molte volte si può pensare che il fine giustifichi i mezzi, ma non è que- sto il caso. Questi altissimi inve- stimenti non rispettano né la vo- lontà delle popolazioni né i cri- teri di sostenibilità. Ricordiamo il fallimento della centrale idroe- lettrica della Balbina (nel muni- cipio di Presidente Figueiredo, Stato di Amazonas): si è allagata una zona molto vasta, ma l’ener- gia prodotta è insignificante, più o meno il 2 per cento dell’ener- gia di Manaus. Belo Monte po- trebbe diventare così. # A sinistra : l’ex presidente Lula con Dilma in un manifesto della campagna elettorale del 2010, che la donna vinse divenendo così il nuovo presidente del Brasile.
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