Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
dente, dall’altro non può negare a chi mantiene il «paradiso» la propria religiosità. E allora ecco che una richiesta per una scuola cattolica, rimane ferma da quattro anni sulla scrivania di un ministero. Il motto del Smccu è « Open doors. Open minds », aprire le porte, aprire le menti, ma è obiettivamente difficile applicare questa massima a una città che fa della finanza e della crescita economica l’unico senso della sua esistenza. Ma, forse, è proprio questa sfida che Sheikh Moham- med bin Rashid al Maktoum, principe di Dubai, vuole vincere, come ha scritto in una sua poesia: «Le notti buie e i difficili giorni; li accogliamo come ci vengono dati e non abbiamo timore del futuro. Camminiamo lungo un sentiero non ancora battuto e se la via è difficile, mi diverto maggiormente». Piergiorgio Pescali GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 49 MC CRISTIANI NELLA PENISOLA ARABICA quelli del Pakistan e Arabia Saudita, a riconoscere l’Afghanistan dei taleban, ma è anche uno dei paesi arabi che mantiene strette relazioni politiche e mili- tari con gli Stati Uniti, sino a garantire alle forze sta- tunitensi due basi militari sul suo territorio. Anche se la costituzione garantisce all’islam il ruolo di religione di stato, a Dubai esistono chiese cri- stiane, templi hinduisti e sikh, gli hotel internazionali possono servire alcolici e carne suina. Ma se l’islam «di stato» può essere tollerante, molti immigrati non accettano questo «inquinamento» di valori: «Dubai si è venduto all’Occidente e ha perso la via indicata dal profeta - mi spiega Khurram, un pa- kistano di Quetta da cinque mesi arrivato a Dubai -. Noi musulmani non possiamo neppure andare in spiaggia senza vedere donne nude o uomini che be- vono birra o alcolici. Dubai non è l’islam e non è un luogo dove vorrei vivere». Gli fa eco Shamil, anche lui pakistano: «L’islam pre- dica l’unità dei fedeli per combattere gli infedeli, ma qui a Dubai sembra che i nostri fratelli si siano alleati con gli infedeli per combattere i fedeli. Una jihad al contrario». A Khurram e Shamil risponde senza mezzi termini Nasif Kayed: «Se la pensano così, allora perché vanno in spiaggia? Se non vuoi vedere questa “pro- miscuità” o gente bere alcolici, non andare in spiag- gia né ai bar: sai benissimo che se vai in questi luo- ghi, troverai queste situazioni». La sfida religiosa di Dubai è proprio quella di restare in equilibrio su un filo sospeso nel baratro della ri- volta religiosa. Da una parte il governo di Al Mak- toum deve soddisfare le aperture richieste dall’Occi- Visita guidata alla moschea di Dubai. © Piergiorgio Pescali 2011 © Piergiorgio Pescali 2011 © Piergiorgio Pescali 2011
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