Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012

VICARIATI IN CIFRE ARABIA SAUDITA: oltre 2 milioni di kmq di su- perficie (80% della Penisola arabica) e più di 27 millioni di abitanti, di cui 8,8 millioni stra- nieri (stima 2010). Ci sono oltre 2 milioni di cristiani, di cui 1,5 milioni cattolici, esclusiva- mente lavoratori immigrati. Pratica religiosa ammessa solo in privato. Vietati qualsiasi cul- to, manifestazione o segno religioso fuori del- l’islam; la conversione ad altra religione è apostasia, reato punibile con la morte. BAHREIN: 33 isole di 720 kmq di superficie, con 1,3 milioni di abitanti, di cui circa 250 mi- la immigrati asiatici (stima 2010); di questi circa 90 mila sono cristiani, di cui oltre la me- tà cattolici: tutti stranieri, salvo poche unità indigene. Una parrocchia, con una chiesa da 1.300 posti, 7 frati cappuccini e 6 suore, re- sponsabili di una scuola di 1.600 alunni. Altra parrocchia in costruzione. EMIRATI ARABI UNITI: federazione di 7 emi- rati indipendenti, di 83 mila kmq di superficie e oltre 6 milioni di abitanti: 1 milione autocto- ni, 5 milioni stranieri. Di questi, più di 1 milione sono cristiani (oltre 30 denominazioni) in maggioranza cattolici di oltre 100 nazionalità. Parrocchie: una per ogni emirato; due a Du- bai: S. Maria Assunta (1966) e S. Francesco d’Assisi (2001). Abu Dhabi, è sede dal 1973 del Vicariato apostolico del Sud Arabia. Scuole: «Santa Maria», in inglese, più di 2 mi- la studenti, e «Al Rashid al Saleh», scuola araba, gestita da suore caldee Figlie di Maria Immacolata, più di 1.500 studenti. OMAN: 309.500 kmq di superficie, con 3 mi- lioni di abitanti, di cui 600 mila stranieri. Di questi, circa 100 mila sono cristiani, in mag- gioranza cattolici, sparsi in 4 parrocchie con scuole e 7 sacerdoti; chiese edificate a spe- se del sultano. KUWAIT: 17.818 kmq di superficie e circa 3 milioni di abitanti, due terzi immigrati stranieri; i cristiani sono oltre 200 mila (più 200 nativi con cittadinanza locale), in maggioranza cat- tolici, distribuiti in 4 parrocchie, con 19 preti, 1 diacono permanente; 12 suore di due con- gregazioni religiose gestiscono due scuole per 5 mila alunni dall’infanzia all’università. La cattedrale ha cura anche dei fedeli greco-or- todossi, maroniti, siriaci e di altri riti. QATAR: superficie di 11 mila kmq, con una popolazione di circa 1,7 milioni di abitanti, di cui 70% stranieri. I cattolici sono circa 150 mila, con una sola chiesa parrocchiale e 8 cappuccini, che celebrano in 12 lingue. YEMEN: superficie di 528 mila kmq, con qua- si 24 milioni di abitanti e circa 50 mila rifugia- ti etiopici. I cristiani sono circa 45 mila, molti gli ortodossi etiopici; ci sono alcune migliaia di cattolici, distribuiti in 4 parrocchie. Nel pae- se ci sono cristiani autoctoni, con cittadinan- za yemenita, perché presenti nel paese prima dell’indipendenza. GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 43 di arresti di cristiani: il sovrano ha limitato i poteri della muttawa . Anzi, il monarca sembra diventato un campione di dialogo interreligioso, promuovendo in- contri interconfessionali e interreligiosi. Il 7 novem- bre 2007 ha fatto visita al papa Benedetto XVI: l’in- contro tra il monarca saudita, «custode delle due sante moschee» (Mecca e Medina), e il capo dei cat- tolici di tutto il mondo è stato definito «storico» dalla stampa araba e ha acceso la speranza di qualche spi- raglio di libertà religiosa nel regno saudita, ma per ora ogni speranza rimane nel cassetto. UNA PROTESTA NON FA PRIMAVERA La cosiddetta «primavera araba», l’ondata di prote- ste scoppiata nel Nord Africa, ha portato lo Yemen sull’orlo di una guerra civile, sconvolto il Bahrein e lambito altri paesi del Golfo, come Arabia Saudita e Oman, che si sono affrettati a promettere qualche ri- forma politica, economica e sociale; il resto della pe- nisola è rimasta molto calma. Tuttavia il vento della rivolta araba ha provocato tra i cristiani del Golfo «grande preoccupazione per il loro futuro - afferma mons. Ballin -. Temono di perdere il lavoro e di es- sere rimpatriati nei paesi di provenienza. L’instabi- lità politica li spaventa e in nessun modo hanno preso parte alle proteste». «Non sono profeta - sorride mons. Hinder - ma credo che anche nel mondo arabo-musulmano del Vicino Oriente si stiano facendo passi avanti. Tuttavia dob- biamo sempre tenere presente che in ambito di li- bertà e diritti umani lo sviluppo non sarà lineare, si possono avere due passi avanti e uno indietro; a volte uno avanti e due indietro». Nulla di nuovo in vista per quanto riguarda la libertà religiosa. I rapporti tra gerarchia cattolica e gover- nanti, a parte l’Arabia Saudita, sono sempre cordiali. Il problema sorge nel passaggio ai fatti: quando si chiede un nuovo spazio o permessi per costruire, per aprire una nuova scuola o rinnovarne una già esi- stente... ai livelli superiori di governo dicono di sì, ma a quelli più bassi gli ostacoli si moltiplicano e sono in- superabili, sia perché le amministrazioni sono spesso in mano a fondamentalisti, sia perché di fronte a qualsiasi evento, anche piccolo, sorgono subito so- spetti di proselitismo, anche se nessuno dei preti cat- tolici si sogna di convertire un musulmano, col ri- schio di espulsione o chiusura delle loro opere. Al contrario, quando qualcuno, cristiano o di altra reli- gione, si converte all’islam la notizia viene sbandie- rata con tutti i mezzi di comunicazione. E tutto questo in barba alla reciprocità invocata in Occidente, quando, concedendo permessi di co- struire moschee si chiede che anche nelle regioni a maggioranza islamica sia possibile costruire chiese o comunque sia garantita la libertà di cambiare reli- gione. «È bene che ne parlino i capi di stato quando vengono in visita nei paesi cristiani - afferma mons. Hinder -; ma più che parlare di reciprocità, è impor- tante insistere sul rispetto della libertà di culto e di religione. Inoltre è importante il modo con cui si di- cono le cose, si pongono i problemi, senza umiliare i paesi arabi, i nostri interlocutori. E questo vale per tutti gli ambiti: ci troviamo di fronte a persone che sono orgogliose, che non vogliono essere accusate, che non ammettono di essere umiliate». MC CRISTIANI NELLA PENISOLA ARABICA

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