Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012

42 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2012 grandi folle; pensiamo anche a quelli che per vari motivi e condizioni non possono venire a celebrare con gli altri o credono di non averne bisogno e cer- chiamo di aiutarli a essere veramente cristiani nel mare magnum musulmano». E questa è un’altra sfida della Chiesa in terra ara- bica: molti cattolici confessano di sentirsi più cri- stiani di quanto non lo fossero in patria; vivere im- mersi nel mondo islamico li rende autenticamente testimoni di Cristo e responsabili nel dimostrare che il cristianesimo non si identifica con lo stile di vita che va per la maggiore in Occidente. NELLA CULLA DI MAOMETTO L’Arabia Saudita «in fatto di libertà è molto in ritardo a causa del sistema politico-religioso dello stato - spiega benignamente mons. Hinder -. Il re attuale, il quasi novantenne Abdallah Ibn Abd el Aziz, è impe- gnato a introdurre lentamente certe riforme, ma non sappiamo se continuerà su questa strada, sia per le enormi resistenze della società saudita, sia per l’in- certezza della sua successione. Ma non entro nei det- tagli, poiché si tratta di un argomento delicato e non voglio mettere a rischio quel poco che possiamo fare. Spero che passo passo, con discrezione, possiamo migliorare la situazione». Non è un mistero per alcuno che nel regno saudita i diritti umani sono calpestati, quello della libertà reli- giosa e di coscienza non esiste affatto. L’unica reli- gione ammessa è l’islam, nella sua versione giuri- dico-teologica del fondamentalismo wahhabita. In base a una rigorosa prescrizione coranica, la patria di Maometto è suolo sacro e non può esservi tollerato alcun altro culto all’infuori dell’islam. Agli inizi tale sacralità era ristretta alla Mecca e Medina; ma il se- condo califfo (634-644) la estese a tutta la penisola. In base a tale principio è proibito qualsiasi esercizio e segno religioso, chiesa o luogo di culto anche per le cosiddette religioni del libro, ebraismo e cristiane- simo, tollerate nel resto del mondo musulmano. È vietato a tutti, anche a visitatori, avere con sé libri religiosi e bibbie, indossare o esporre simboli reli- giosi, come crocifissi e rosari. Non parliamo di con- versione dall’islam al cristianesimo, considerata apo- stasia, punita con la morte, anche se da tempo non si hanno notizie di esecuzioni per tale reato. In barba a tale proibizione, nella culla dell’islam, il numero dei cristiani, e quindi dei cattolici, è più alto che in tutto il Medio Oriente. Sono gruppi diversi per riti, lingua e nazione, provenienti dall’Asia, ma anche dall’Africa, Etiopia ed Eritrea soprattutto, che si or- ganizzano anche clandestinamente. Il governo tollera la loro presenza, finché rimane discreta e occulta. Una tolleranza ufficiosa che per- mette ai cristiani stranieri di praticare la propria fede «in privato», ma «senza disturbare gli altri». Ma poiché non è ben definito cosa significhi «in privato», negli anni più recenti si sono avuti non pochi soprusi da parte della muttawa , la polizia religiosa, che ha potere di perquisire le abitazioni dei cristiani, requi- sire crocifissi, bibbie, icone, rosari o altri oggetti e simboli religiosi, fino ad arrestare i cristiani sorpresi a pregare. È pur vero che da quando sul trono saudita siede Ab- dallah Ibn Abd el Aziz (2005), è diminuito il numero Dubai, chiesa ortodossa di San Tommaso. Dubai, chiesa luterana. © CC-by-2 0 2009 © CC-by-2 0 2010

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