Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
a cominciare dai luoghi di culto. Re e sceicchi dei paesi del Golfo (Arabia Saudita esclusa) si sono di- mostrati comprensivi nel permettere edifici per il culto, almeno uno in ogni loro stato; ma non più di uno per città, come avviene negli Emirati Arabi. Non esiste alcun contratto stabile sulla proprietà e sul- l’uso degli edifici, scuole e chiese: tutto funziona fin- ché persiste il benvolere del monarca. Poiché lo stra- niero non può possedere niente in questi paesi, an- che il suolo dove si trovano le chiese è dato in affitto dal governo, che può richiederlo indietro in qualsiasi momento per costruirvi una strada, una piazza o al- tra struttura di comune vantaggio. Generalmente non è permesso alcun segno esterno che possa far notare la presenza cristiana, come croci e campanili, suono di campane o altoparlanti; ogni chiesa è spesso affiancata da una o più moschee dalle dimensioni imponenti e con vistosi e altisonanti mezzi di presenza, anche quando i praticanti sono scarsi. All’interno dei luoghi concessi alla chiesa c’è totale li- bertà di culto; si possono svolgere tutti i riti e ceri- monie che si vogliono; ma tutto deve rimanere den- tro le mura di cinta del complesso parrocchiale; nulla deve apparire all’esterno. La polizia vigila; ma lascia fare. Generalmente non si ha l’impressione di essere controllati. «Anche nelle mie prediche sono libero - afferma mons. Hinder -. Sono più libero del mio vi- cino imam, che il venerdì deve usare il testo ufficiale fornito dal ministero degli affari religiosi o un suo te- sto sottoposto all’approvazione dello stesso mini- stero. A me e ai nostri preti ciò non è richiesto. Ab- biamo quindi una certa libertà negli Emirati, sulta- nato di Oman, Qatar e Bahrein». «Forse il nostro lavoro sembra ristretto al ruolo litur- gico - continua mons. Ballin -. Non ci è possibile avere alcun ruolo sociale, tanto meno prendere posi- zioni o fare dichiarazioni in difesa dei diritti negati a qualsiasi cattolico. Ma non ci accontentiamo delle lebrare una ventina di messe al giorno. Un altro esempio è la veglia notturna tenuta ogni terzo gio- vedì del mese, dalle 10 di sera alle 6 del mattino se- guente: vi partecipano sempre oltre mille persone, dall’inizio alla fine. «Abbiamo fedeli ferventi e molto praticanti, che sono una grande consolazione per noi pastori - conclude il vescovo Ballin -. Non hanno altri appoggi se non nel Signore. Molti di loro sono soli: per portare la fami- glia devono avere un salario mensile di almeno mille dollari. Tale solitudine è molto sentita soprattutto nelle grandi feste». LIBERTÀ... VIGILATA La maggior parte dei fedeli che compongono la chiesa d’Arabia sono giovani, animati quindi di entu- siasmo e voglia di impegnarsi tipica della loro età; ma devono fare i conti con una libertà religiosa molto limitata. La libertà di coscienza non esiste affatto o è a senso unico, cioè, un cristiano può farsi musul- mano, ma un musulmano non può farsi cristiano. Sulla libertà di culto bisogna fare notevoli distinzioni, GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 41 MC CRISTIANI NELLA PENISOLA ARABICA Accanto, Nostra Signora d’Arabia, chiesa cattolica nell’area industriale dell’emirato arabo di Umm Al Quain. In alto , Dubai, chiesa di Santa Maria. © Piergiorgio Pescali 2011 © Luca Fiore 2008
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