Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012

luoghi di culto, essa si riduce spesso a Natale e Pasqua, perché in molti casi i padroni musulmani non danno il permesso di recarsi in chiesa in modo regolare, specialmente se si tratta di domestiche. «Se tutti venissero in chiesa non sapremmo come ac- coglierli - spiega mons. Ballin -. Il problema dello spazio è enorme in tutti gli stati del Golfo. In Kuwait abbiamo solo due chiese e due cappelle per oltre 300 mila fedeli. La cattedrale è stata costruita 50 anni fa per 700 persone, ma ad ogni messa ne abbiamo al- meno mille. Una situazione che molti parroci euro- pei, le cui chiese sono spesso semi vuote, invidiereb- bero; ci vorrebbe il miracolo di Loreto: un volo di qualche cattedrale europea dalle parti del Golfo» conclude il vescovo sorridendo. «Siamo una realtà piccola, ma molto variegata, che, nonostante la sua piccolezza, riflette tutta la ric- chezza spirituale della Chiesa cattolica» continua mons. Ballin. I fedeli sono diversi per nazionalità e cultura: indiani, filippini, bengalesi, singalesi, paki- stani, coreani, egiziani, etiopi, arabi mediorientali, europei, americani... Alle differenze nazionali si ag- uomini vivono con il minimo, spesso trattati come schiavi. Le condizioni per la loro presenza in questi paesi sono molto chiare: devono avere un visto debi- tamente ottenuto, che sarà sempre temporaneo; nes- suno straniero può accedere alla cittadinanza araba, né possedere terre o immobili; nessuno sciopero è permesso né reclamare in pubblico; non esiste al- cuna sicurezza sociale né tutte le facilitazioni per sa- lute, studio, abitazione... godute dai cittadini arabi. Ogni infrazione legale causa l’espulsione immediata. Gli immigrati sono utilizzati secondo le necessità del paese. «I nostri fedeli - spiega mons. Camillo Ballin, vescovo del Kuwait e ora vicario apostolico dell’Ara- bia settentrionale - sanno che nessun paese del Golfo sarà la loro nuova patria; vi possono restare finché hanno un visto di lavoro; quando il lavoro verrà a mancare o arriverà l’età della pensione, dovranno tornare al proprio paese o cercarsi un’altra nazione, di solito gli Stati Uniti». EVVIVA... LA BABELE Quella d’Arabia è una Chiesa molto viva, formata a volte da realtà piccolissime e in situazioni d’insicu- rezza, come quelle presenti nello Yemen, altre volte da parrocchie mastodontiche, come quella di Saint Mary a Dubai, con 200 mila fedeli, dove ogni setti- mana si distribuiscono più di 50 mila comunioni. Ad Abu Dabi dal venerdì alla domenica si susseguono decine di migliaia di fedeli in una dozzina di messe. La pratica per molti cattolici rimane difficile, prima di tutto a causa delle distanze; ma anche dove ci sono GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 39 MC CRISTIANI NELLA PENISOLA ARABICA MONS. PAUL HINDER 1942 nasce a Lanterswil-Stehrenberg, in Svizzera. 1962 entra nell’ordine dei Frati Minori Cappuccini. 1967 è ordinato prete. 1994 è nominato definitore generale dell’ordine. 2003 è nominato ausiliare del vicariato d’Arabia. 2004 è ordinato vescovo titolare di Macon. 2005 diventa vicario apostolico di Arabia. 2011 in seguito alla riorganizzazione territoriale del vicariato, diventa vicario apostolico dell’Arabia meridionale, con giurisdizione su Emi- rati Arabi Uniti, Oman e Yemen. MONS. CAMILLO BALLIN 1944 nasce a Fontaniva (Padova). 1969 è ordinato prete tra i missionari comboniani. 1971-1977 è missionario al Cairo in Egitto. 1977-1980 studia liturgia orientale in Libano e a Roma. 1981-1990 insegna all’Istituto di teologia al Cairo. 1990-1997 missionario in Sudan fonda scuola per catechisti. 1997-2000 dottorato in storia della Chiesa a Roma. 2000 è direttore del Comboni Center of Arab and Islamic Studies al Cairo. 2005 Benedetto XVI lo nomina vicario apostolico del Kuwait. 2011 è vicario apostolico dell’Arabia settentrionale con giurisdi- zione su Kuwait, Bahrein, Qatar e Arabia Saudita. © Af MC/B Bellesi 2010 © Af MC/B Bellesi 2010 © CC-by-2 0 2008

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