Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
30 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2012 portfolio I ndipendentemente da chi sia al potere, finora il paese asiatico non è riuscito ad uscire dal circolo vizioso della povertà. Tutti i dati lo confermano. Su una popolazione totale di quasi 190 milioni di per- sone, oltre 64 milioni vivono sotto la soglia di povertà, sia nelle aree rurali che nelle immense periferie de- gradate delle città. Le donne, tradizionalmente co- strette ad un ruolo subalterno (nella famiglia e nella società con qualche eccezione, come Sherry Rehman, nuova ambasciatrice negli Usa), sono i soggetti più colpiti. Assieme ai bambini: si stima che il 37,4 per cento dei minori sotto i 5 anni siano malnutriti. In que- ste condizioni, è facile che gruppi di privilegiati - siano militari, politici al potere, religiosi musulmani fonda- mentalisti o l’oligarchia (composta da una decina di famiglie) - riescano a manovrare una popolazione fiaccata da un’esistenza ai limiti della pura sopravvi- venza. In Pakistan, come in molti altri paesi del mondo, la «collera dei poveri» non ha ancora trovato una strada autonoma ed efficace. Paolo Moiola indù e un musulmano. Nel frattempo, l’Autorità paki- stana delle Telecomunicazioni ha diramato un provve- dimento che ordina alle società di telefonia di bloccare i messaggi di testo (Sms) in cui siano inserite una serie di parole ritenute volgari, oscene o nocive. Tra esse vi sarebbero - racconta l’agenzia Fides - anche «Gesù Cristo» e «Satana». Tutti episodi che, ancora una volta, confermano la difficile condizione in cui versano le mi- noranze non-musulmane che vivono nel paese asia- tico, in particolare gli indù e i cristiani. Ognuno di questi gruppi conta circa 3 milioni di fedeli (pari al 2 per cento della popolazione pakistana). Va ricordato che è ancora aperto il caso di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte con l’accusa di aver offeso il profeta Maometto (blasfemia). «L’8 no- vembre 2010 - racconta nella sua autobiografia -, dopo cinque minuti di camera di consiglio, la sentenza si ab- batte su di noi come un fulmine. “Asia Noreen Bibi, ai sensi dell’articolo 295-C del codice pakistano, questa corte la condanna alla pena capitale per impiccagione e a un’ammenda di 300.000 rupie”». Nel frattempo la politica langue nella corruzione. Il presidente Asif Ali Zardari, già marito di Benazir Bhutto (assassinata il 27 dicembre 2007 durante la campagna per le elezioni generali), non ha dato una svolta al paese. Come grida nei suoi affollatissimi comizi Imran Khan, famoso ex capitano della nazionale pakistana di cricket, dal 1996 leader del Movimento per la giustizia, che si prepara alle elezioni del 2013. Oggi Khan è di gran lunga il politico più popolare, surclassando il pre- sidente in carica e Nawaz Sharif. Quest’ultimo, miliar- dario ed ex primo ministro, è leader della Lega musul- mana-N e gode del supporto dell’Arabia Saudita, attore invisibile ma certamente molto attivo sul palcoscenico pakistano. Più visibili sono gli Stati Uniti, che nel mag- gio 2011 in una città pachistana hanno trovato ed ucciso Osama bin Laden, da tempo ospite - più o meno occulto - nel paese asiatico. Per contrastare i talebani e con- trollare un paese strategico (e nucleare), Washington sovvenziona copiosamente l’esercito e il governo di Islamabad, ancorché inaffidabili e corrotti. Gioca invece da battitore libero l’ Inter-services intelligence (Isi), la potentissima agenzia dei servizi segreti del Pakistan, coinvolta in tutti i conflitti e i complotti.
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