Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
MC ARTICOLI sere stanziali - continua padre Antonio -. Occupano una zona che sfruttano fino all’esauri- mento e poi l’abbandonano. I wa- gogo invece sono stanziali. Lavo- rano solo per il proprio fabbiso- gno che poi dipende dalla sta- gione delle piogge. E quest’anno sembra che proprio non voglia piovere. Il raccolto sarà scarsis- simo e la fame sarà tanta». Le strutture della missione in costruzione si ergono come anti- tesi a una natura selvaggia- mente aggressiva. «Ciò che vedi e sto ultimando comprende la chiesa, la casa dei padri e quella delle suore, un centro per il ca- techismo e per le donne cattoli- che e la falegnameria. Sto aspet- tando le suore e sono sicuro che una volta arrivate la missione cambierà faccia. Non ci sono piani definiti circa la nostra col- laborazione. Svolgeranno il loro servizio missionario in base alle proprie presenze e alla realtà del posto. È una zona di prima E i primi risultati sono che pro- prio i giovani vogliono farsi cat- tolici, cercano una strada di fede profonda». Mi perdo a osservare l’entusia- smo di questo uomo consapevol- mente e forse volutamente solo, in un posto davvero disperato, privo di qualsiasi elementare co- modità. Facciamo un giro della missione e padre Antonio continua a spie- garmi: «Il problema maggiore è l’istruzione, perché in pochissimi vanno a scuola: in tutta la zona, molto estesa e popolosa, ci sono solo cinque scuole elementari; altro problema grande è la man- canza di acqua. Con l’aiuto di un’associazione americana ho fatto costruire un pozzo per la gente». Ci sono 15 etnie nella zona di Manda, ma le maggiori sono i wasukuma e i wagogo . «I wa- sukuma sono grandi coltivatori e pastori tradizionalmente nomadi anche se in tanti iniziano a es- evangelizzazione con tutte le dif- ficoltà che noi missionari cono- sciamo bene» conclude il mis- sionario. Avendomi scrutato più di quanto abbia fatto io con lui, padre Anto- nio mi dice: «Chi me lo fa fare? Ti starai chiedendo. Beh, non so darti una risposta. Non te lo so dire. Posso solo dirti che sento che il mio posto da uomo, prima ancora che da missionario, è qui, tra questa gente». Non posso negare che appena arrivata a Manda, dopo un viag- gio così lungo, un caldo sfi- brante, immersa a 360 gradi nel bush , conoscendo quest’uomo solo, mi sono chiesta come si potesse vivere una quotidianità così ostile, isolata e tremenda- mente dura, ma salutandolo ho visto un uomo sereno, circondato dall’affetto e dalla stima delle donne del villaggio che avevano percorso chilometri per il semi- nar promesso. SABBIA E SPINE… FINO A SANZA Ripartiamo alla volta di Sanza, distante solo sessanta chilome- tri, ma la strada sarà ancora GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 21 # Manda, donne in attesa di partecipare al seminar organizzato da padre Antonio Zanette. # Casa dei padri della nuova missione di Manda. # Padre Antonio Zanette nella falegna- meria della missione da lui costruita a Manda.
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