Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012

Il viaggio è lungo e impegnativo: non è il periodo migliore per percorrere quelle strade «inesi- stenti». Siamo in piena stagione delle piogge: c’è il rischio di ri- manere impantanati nella sabbia fangosa, che ricopre una super- ficie impenetrabile indurita dal sole. Ci inoltriamo in strade strette e tortuose della foresta a picco su burroni riempiti da alberi altis- simi. La temperatura sale e scende alla stessa velocità delle curve e il paesaggio fitto di verde, riempie i miei occhi. Diretti al cuore desertico del Tanzania, maciniamo chilometri e chilometri senza vedere anima viva se non in qualche piccolo villaggio sperduto nel nulla. Non posso che chiedermi come fac- ciano, di cosa vivano! Il paesag- gio sembra inghiottirci. Enormi distese di acacie con rami e spine ci bloccano il passaggio. Più di una volta, padre Giacomo scende dalla macchina per aprire un varco nel bush . Siamo finalmente al bivio per Manda, chiediamo informazioni sulla praticabilità della strada e ripartiamo. Dopo un paio d’ore arriviamo visibilmente stanchi. Il sole è selvaggio come il pae- saggio che ci circonda. Parcheggiamo sotto i rami sec- chi di un albero, vicino a un pozzo dove alcuni bambini sono in fila per prendere l’acqua. Un piccolino alla mia vista scappa, un altro si attacca a ventosa alle gambe del fratello obbligandosi a evitare il mio sguardo. Un giovane con le cuffiette alle orecchie riempie le sue taniche gialle. Ascolterà davvero qual- cosa o è solo una novità intro- dotta nel villaggio per imitare i coetanei che vivono in città? A MANDA CON IL PIONIERE DELLA RIFT VALLEY Mi guardo attorno e non c’è nulla. Solo distese di alberi e bo- scaglia fitta. Ci viene incontro padre Antonio Zanette: un in- stancabile missionario della TANZANIA stato per un intervento medico. Nel gennaio 2011, il vescovo di Dodoma ha dichiarato che vuol promuovere a parrocchia la mis- sione di Manda, cui fanno capo una quindicina di villaggi vicini. C’è davvero tanto da fare perché qui la maggior parte della gente è pagana, ma sono molto fidu- cioso, perché è gente capace e sveglia. L’assistenza religiosa mi ha permesso di entrare nelle loro vite e quindi di conoscerli. # Missione di Manda, un pozzo per dissetare tutto il villaggio. # Giovane di Manda con gli auricolari: è solo una moda? Consolata che dal 1967 lavora in Tanzania e da vari anni in questa regione, diventando il pioniere della Rift Valley . Esile ma con un fisico temprato alle temperature e alla realtà del posto, ci accoglie con estrema cordialità. Impegnatissimo tra costruzioni, ragazzi da gestire, donne che lo aspettano per un seminar , ci fa entrare in una casa ancora in costruzione. È davvero caldo! Ci offre una soda. Dopo qualche minuto arriva una delle donne del villaggio con un po’ di polenta e carne selvatica: nonostante la mia riconoscenza per il gesto, riuscirò solo ad as- saggiarla. Davanti a una sigaretta sempre accesa padre Antonio inizia a raccontarmi la sua vita di mis- sione. «Dal 2000 mi spingevo in questa zona al confine con Do- doma. Nel 2005 venivo una volta al mese, a pregare con un gruppo di cristiani, a una decina di chilometri da Manda e mi chiesero se potevo occuparmi anche di questa area e dei vil- laggi sparsi nei dintorni. La realtà di arretratezza la cono- scevo già. Era ed è ancora tutto da sviluppare. E così iniziai a pensare a come fare per aprire una missione. Sono qui stabile da settembre 2010, anche se sono appena rientrato dall’Italia, dove sono 20 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2012

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