Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012

delle strutture di base. Ora gli stranieri sono stati forzati a pro- vare un altro cammino con que- sto nuovo presidente. L’inquietudine è che si appoggi ad un’ala molto conservatrice, una destra non intelligente, ov- vero le vestigia di Duvalier. Ma non è più la stessa epoca - conti- nua il sacerdote costretto all’esi- lio dal dittatore nel 1969 e molto attivo nei movimenti sociali e nella chiesa di base - non pos- siamo restare con la gente di Duvalier». Scava nel passato, quasi rive- desse i Volontari della sicurezza nazionale (al secolo Ton ton ma- coute ) sfilare al passo dell’oca con gli stivali lucidi: «Haiti ha ac- quisito due capisaldi democratici dalla rivolta dell’86. Primo: il di- ritto di parola, solo dopo grande sacrificio. La stampa però è an- cora debole non fa un lavoro di formazione politica. Secondo: la lotta per i diritti delle donne, che sono migliorati, nella vita e nella politica. Un altro punto importante è la volontà dei genitori affinché i bimbi vadano a scuola. Fino al 1960 non si preoccupavano di questo, soprattutto per le bam- bine. Adesso si rendono conto che se i figli non sanno leggere e scrivere non hanno via di uscita». IL RITORNO DEI DINOSAURI E Jean-Claude Duvalier ha fatto di nuovo parlare di se, tornando, a sorpresa, nel paese il 16 gen- naio 2011, dopo 25 anni di esilio. Un durissimo colpo per i movi- menti sociali, donne e uomini che avevano lottato per rove- sciare la dittatura e che, molto spesso, hanno famigliari vittime del suo sanguinario regime. Du- valier deve essere giudicato per crimini contro l’umanità ed è oggi sotto libertà vigilata a Port- au-Prince (in realtà si muove li- beramente). Un giudice d’istru- zione della capitale sta trattando il caso e si aspetta un segnale forte della giustizia haitiana con- tro l’impunità. Un mese dopo il ritorno di Duva- lier anche Jean-Bertrand Ari- stide, fuggito nel 2004 in seguito a una rivolta popolare, fa il suo rientro ad Haiti, aumentando ul- teriormente la confusione. «Ari- stide mantiene un basso profilo pubblico. Però incontra molte persone, fa riunioni. Quando è rientrato ha detto di volersi inte- ressare all’educazione» racconta Gotson Pierre. «Il suo partito Fanmi Lavalas non ha più preso posizioni, faceva più uscite pub- bliche prima del ritorno». DIRITTI SOTTO TERRA Scettiche sul processo di rico- struzione anche le attivissime associazioni di difesa dei diritti umani. Da alcuni mesi sono iniziate le espulsioni forzate di terremotati accampati in modo informale un po’ ovunque in capitale e in altre città colpite dal terremoto. «È una questione molto preoc- cupante e si verifica in continua- zione. Una violazione della Costi- tuzione haitiana, nel suo articolo 22 che protegge il diritto alla casa e il diritto delle persone sfollate all’interno del proprio paese, ma anche di convenzioni internazionali ratificate da Haiti». Chi parla è Antonal Mor- timé, giovane segretario esecu- tivo della Piattaforma di organiz- zazioni haitiane per la difesa dei diritti umani (Pohdh), la mag- giore rete nazionale che rag- gruppa otto organizzazioni di di- fesa dei diritti umani ad Haiti. «Come piattaforma stiamo lavo- rando in una quarantina di campi dove formiamo le persone affin- ché rivendichino loro stesse i propri diritti, ma ciò non impedi- sce che in certe zone, in partico- lare nella regione metropolitana, si verifichino frequenti espulsioni che causano violazioni sistemati- che dei diritti della persona. Que- sto avviene talvolta con la com- plicità di agenti di certe munici- palità o ancora di grandi proprie- tari appoggiati dal governo. Lo Stato haitiano dovrebbe farsi carico e accompagnare queste persone affinché trovino un luogo dignitoso per reinstallarsi». Ma i terremotati sloggiati non ri- cevono un habitat decente. In al- cuni casi i campi sono ricollocati in altre zone, dove però le condi- zioni non sono differenti dai campi di origine. «L’Oim (Organizzazione interna- zionale dei migranti, ndr ) ha ap- poggiato lo Stato a spostare que- sti campi fuori città, sulla strada verso Nord. Ma qui non c’è elet- tricità, non ci sono strutture per cure mediche, per l’educazione. Si è lontani dai luoghi di lavoro, GENNAIO-FEBBRAIO 2012 MC 17

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