Missioni Consolata - Gennaio/Febbraio 2012
16 MC GENNAIO-FEBBRAIO 2012 HAITI # A fianco. Il primo ministro Garry Conille con il presidente Michel Martelly (destra) il 18 ottobre. # Sotto . Un’auto delle Nazioni Unite e un «campo» di terremotati. # Sopra . Una tenda a Croix Deprez, sul «tetto» di Port-au-Prince. soprattutto tra i leader della so- cietà civile). Golpe organizzato e finanziato dagli Usa (Geroge Bush padre alla presidenza) per stroncare il sogno di libertà e auto determinazione dei movi- menti sociali haitiani, gli stessi che rivoltandosi a Jean-Claude Duvalier, l’avevano fatta finita con la dittatura. Continua Gotson Pierre: «In que- sta classe dirigente non c’è senso dello Stato, vogliono ge- stire la cosa pubblica come nel privato; riscontriamo un indivi- dualismo spinto. Martelly si ap- propria dello Stato come di un affare personale: un autocrate». Suzy Castor, non vuole cedere al pessimismo: «Abbiamo un presi- dente che canta e danza. Ma in che direzione stiamo andando? I consiglieri di Martelly sono in maggioranza ex macoute (qui in- teso come duvalieristi, ndr ) e po- chi hanno esperienza delle cose di Stato. Qui, quando si rag- giunge il potere, si mette su il proprio clan». E rincara Gotson: «Non c’è ancora coscienza di cit- tadinanza, il tessuto sociale è debole. La gente è pronta ad ac- cettare quello che il potere fa. L’amministrazione è stata tal- mente assente negli ultimi anni, che adesso vedendo Martelly correre e mostrarsi in pubblico il popolo pensa: almeno questo si sposta, parla con noi di problemi reali». UN PAESE DA «RICOSTRUIRE» E la ricostruzione? L’oltre un mi- lione di terremotati che vivono in condizioni drammatiche? La Commissione a interim per la ricostruzione di Haiti (Cirh) vo- luta dalla comunità internazio- nale, con l’esclusione totale delle forze vive della società haitiana, e approvata da Préval, è ormai giunta a fine mandato. Ma i risul- tati sono tutt’altro che evidenti. «Abbiamo l’impressione che i soldi promessi non siano arri- vati». Dice padre William Smarth, ottuagenario sacerdote associato alla congregazione dello Spirito Santo. Lui, uno dei pilastri morali del paese, ha «fatto» un pezzo di storia di Haiti. «Per me la ricostruzione non è un problema di soldi ma un mo- mento partecipativo di dibattito nazionale. Préval è stato nullo: si è preoccupato solo del potere, mantenerlo o mettere un fedele al suo posto. Questo mentre la gente è nel bisogno. Occorre an- cora molta educazione politica. Dopo il 12 gennaio 2010 è stato passivo, anche per questo ha perso consensi e il suo succes- sore designato non è stato vo- tato. Lui ha giocato con la comu- nità internazionale proponendosi come stabilità». Si rattrista l’anziano prete a cui si deve la traduzione dei messali e del catechismo in lingua creola e un grande lavoro di formazione per le generazione future, che continua tuttora. «Oggi è la comunità internazio- nale che dirige il paese: Usa, Francia, Brasile; con una certa rivalità tra loro. Il Brasile è più accettato dalla popolazione per- ché ha anche aiutato. Ma non c’è alcuna realizzazione © Ermina Martini © AFP/ Thony Belizaire
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