Missioni Consolata - Dicembre 2011
tentiamo di fare, per altri è troppo poco; altri invece non sono per niente d’accordo e par- lano di «missione superata», «colonialismo», «eurocentri- smo» e prospettano «missione nuova», «nuovi areopaghi», «missione virtuale»... La verità è che noi ci sentiamo bene, con- tenti e felici con la nostra gente, condividendo timori e speranze, facendo quel poco che si può e senza rumore, aspettando con estrema serenità, come dono, il Regno di Dio che il Bimbo di Be- tlemme ha inaugurato e assicu- rato. BIODIESEL PIGLIATUTTO (NATALE 2010) Mi faccio vivo dopo tanto tempo al termine di un lungo e intermi- nabile periodo di piogge. Da que- ste parti nessuno ricorda un «in- verno» così lungo e intenso, an- che se la temperatura si è sem- pre mantenuta attorno ai trenta gradi e non sono mancate mezze giornate splendide per mante- nere la speranza di un tempo migliore. Dovremmo comunque essere usciti dal tunnel inver- nale e tra un po’ ci lamenteremo del caldo e della troppa polvere lungo le nostre strade sterrate, ora quasi impraticabili. C’è un altro tunnel comunque che si allunga sempre più, di cui non vediamo per ora alcuna fine e che, anzi, sta diventando una vera ossessione: l’invasione della palma. Visitando le comu- nità, vedo crescere ogni giorno le coltivazioni della palma africana, mentre diminuisce inesorabil- mente il terreno destinato a pro- durre alimenti. Fino a quando? Difficile dirlo, perché il governo appoggia solo ed esclusivamente chi semina palma e i contadini che resistono sono emarginati e abbandonati a se stessi. È una scelta «politica» con criteri esclusivamente capitalisti, che sta portando a un autentico disa- stro ecologico e sociale. Tutto è iniziato circa 30 anni fa, quando alcune persone hanno messo gli occhi su queste terre dove si stava tentando una ti- mida riforma agraria da parte dello stato, che aveva legalizzato l’occupazione da parte di senza- terra di alcuni latifondi del terri- torio e che aveva costruito delle dighe e una serie di canali per l’irrigazione. Ci voleva poco per capire che questo dava dei van- taggi straordinari: terra fertilis- sima con acqua e sole a volontà, a due passi dal mare per espor- tare qualsiasi prodotto senza co- sti aggiuntivi. L’unica difficoltà allo sfrutta- mento di queste terre era la pre- senza delle comunità afro di- scendenti dagli antichi schiavi, che qui avevano organizzato dei centri di libertà e resistenza agli spagnoli ( palenques ) o che vive- vano nei grandi latifondi di pro- prietà dei soliti signori locali. La riforma agraria diede la possibi- lità ai contadini di diventare pro- mento, soprattutto per i gio- vani, e risorsa per finanziare le diverse iniziative della parroc- chia in vista di una progressiva e completa autonomia dei pro- getti. Rispetto dell’ambiente, sicu- rezza e sovranità alimentare sono per noi valori inalienabili anche se purtroppo è sempre più difficile resistere all’ag- gressione delle coltivazioni estensive di palma africana per produrre biodiesel. Con piccole iniziative da qualche tempo vogliamo inoltre non solamente «educare» ma an- che «appoggiare» concreta- mente i nostri contadini che ancora producono cibo. Sogniamo adesso di acqui- stare uno o più trattori per so- stenere i contadini che ancora producono cibo e non possono permettersi di far arare i loro campi perché i costi sono im- possibili, e trasportare poi i loro prodotti fino ai mercati più vicini. Con i trattori potremo anche trasportare gruppi di bambini e giovani ai nostri centri per le attività ricreative e formative nei fine settimana. Per alcuni è molto quello che DICEMBRE 2011 MC 83
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