Missioni Consolata - Dicembre 2011
VIVERE COI MORTI (2 NOVEMBRE 2008) Non mi era mai successo di scri- vere agli amici nelle giornate de- dicate ai defunti, ma franca- mente mi sembra bello perché a queste altezze della vita sono molti di più gli amici morti che quelli vivi! Qui siamo ancora vivi e contenti e felici di camminare con il nostro popolo afro-conta- dino che vive con intensità que- ste giornate. Noi corriamo da un cimitero all’altro per celebrare la messa, ricordare i defunti e of- frire una catechesi di vita e ri- surrezione. Qui la morte è an- cora centrale e marca profonda- mente la famiglia e la società. Un anziano in punto di morte è accompagnato costantemente da famigliari e amici che aspet- tano con rassegnazione la morte che arriverà quando «Dio si ri- corda di lui», mentre il malato spesso ripete che ormai «vuole riposare». Questo non succede con persone giovani perché, cito un antropologo che ha vissuto qui per anni, «la morte di un gio- vane in piena vitalità, che non ha potuto compiere la sua finalità generativa, è assurda, non può venire da Dio» e, quindi, deve es- sere stata causata da qualche malefizio. Sono molte le manifestazioni le- gate al culto dei morti, non sem- pre comprensibili per noi, per- ché sono il risultato della tradi- zione africana profondamente influenzata e modificata dal cat- tolicesimo. Nelle nostre comu- nità il primo famigliare che si rende conto della morte di un congiunto lancia un grido e la notizia si sparge di strada in COLOMBIA A CURA DI GIGI ANATALONI DALLE LETTERE DI PADRE BEPPE SVANERA DA MARIALABAJ RESISTERE PER ESISTERE Padre Beppe continua a scrivere agli amici della vita forse un po’ «paternalista» ma vera della missione di Marialabaja, tradizionale terra di rifugio di schiavi fuggitivi, ora minac- ciata dall’invasione delle monoculture per produrre bioenergia.
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