Missioni Consolata - Dicembre 2011

Lei cosa propone? «Nell’ultima riunione indigena tenuta ad Atalaia, gli indigeni mi chiedevano: “Vescovo, cosa suc- cede? Perché Dio è così arrab- biato con noi? È vero che tutti noi saremo sterminati da queste ma- lattie?”. In questi casi occorre avere una estrema comprensione e non avere paura di spiegare a loro i processi naturali della ma- lattia. Bacilli e microbi fanno parte della natura e con essi bi- sogna convivere. Come si prende la verminosi così si prendono an- che altre malattie. Occorre avere pazienza e il coraggio di dire che certi comportamenti ti aiutano a preservare la tua salute, mentre altri facilitano la trasmissione della malattia. Alcuni dottori di Medici senza frontiere presero sciamani e capi tribù per spiegare e far vedere come si trasmette la malaria. Erano persone che non parlavano né portoghese né spagnolo, ma sono riusciti a spiegare agli in- dios qual’era la malaria falcipa- rum , quale la vivax ; cosa si do- veva fare per combatterla. Facevano vedere le conseguenze sui malati: vedi il fegato com’è gonfio? Mostravano le pastiglie e quando dovevano essere assunte. Così facendo, si sono salvate molte vite. Se quei medici hanno fatto que- sto, perché non possiamo fare qualcosa anche noi per aiutare i nostri indios a combattere la ma- laria e l’epatite?». A Tabatinga sono arrivati centi- naia di profughi haitiani. Com’è stato possibile? «La via è abbastanza facile: da Haiti al Venezuela, da qui all’E- cuador, da Quito al fiume Napo, dal Napo al Solimões e da que- sto, con il battello, fino a Taba- tinga. Dato che i primi arrivati hanno avuto fortuna, perché sono stati accolti, la voce si è diffusa. Quelli che giungevano telefona- vano a parenti ed amici dicendo loro di venire. Così da un piccolo gruppo iniziale ora siamo arrivati a centinaia di persone: un pro- blema perché la polizia non sa cosa fare. L’Acnur, l’agenzia del- l’Onu, è un supporto per perse- guitati e non per migranti a causa di eventi naturali. E il terremoto di Haiti è stato un evento natu- rale. Dunque, si è defilata 2 . Quando gli haitiani arrivano qui non hanno più passaporto, né do- cumenti. Tutto è andato perso. O, se lo hanno, non lo dichiarano. La polizia brasiliana si muove come una tartaruga. D’altra parte, non c’è molta scelta: o noi li acco- gliamo tranquillamente, dando loro un documento, o li man- diamo oltre il confine, dove però è peggio. Colombia e Perú sono paesi più duri del nostro. Credo che per affrontare la situazione occorrerebbe una Ong specifica, anche perché dietro le facce degli haitiani spesso ci sono persone di valore». CHIESE PENTECOSTALI E POLITICI: SCAMBI DI FAVORI Abbiamo fatto visita ad alcune chiese pentecostali presenti in gran numero anche in città. Come chiesa cattolica che rela- zioni avete con loro? «Sono relazioni difficili perché le differenze sono notevoli 3 . La loro evangelizzazione si basa sulla cura (“vieni da noi che ti tolgo il mal di testa”) e sulle promesse (“vieni che ti riempio le tasche di soldi”). Questi sono i loro discorsi. Noi non possiamo invitare nelle nostre chiese pastori evangelici che parlano in questo modo. Il nostro discorso è esattamente l’opposto ovvero guarda alla AMAZZONIA 74 MC DICEMBRE 2011 croce che il nostro Signore ha portato affermando: chi vuole ve- nire come me, prenda la sua croce e mi segua. Dunque, non si promette nulla di quello che pro- mettono gli evangelici: nulla di miracolesco, nessuna assenza di dolore e di problemi». In Brasile, le chiese penteco- stali hanno molto peso politico. Come funziona la cosa? «È vero, le chiese pentecostali hanno collegamenti con politici di peso: senatori e deputati federali. Un giorno uno di questi mi disse: “Lei conosce la sua diocesi?”. “Quasi - risposi - non è che la co- nosca bene”. “Io la conosco me- glio di lei. Ho 400 comunità man- tenute da me”. Come funziona? I pastori sono in fondo agenti elet- torali del politico, il quale riesce a deviare fondi federali sulle comu- nità che supporta. È una rete, una catena: per rimanere al potere, debbono mantenere sindaci e consiglieri e via così. Perché - osserva qualcuno - non fate così anche voi? La risposta è ovvia: la chiesa cattolica deve comportarsi diversamente. Se una persona mi domanda: signor vescovo, voto questo partito o quest’altro? Io rispondo ricor- dando prima di tutto che ogni persona è libera di scegliere». Per concludere monsignore, lei come tiene i rapporti con ribei- rinhos ed indigeni ovvero con le comunità lontane da Taba- tinga? «Ho una barca con la quale rag- giungo anche le comunità più lon- tane. Proprio domani partirò per un viaggio di una decina di giorni» 4 . Paolo Moiola N OTE 1 - Sulla situazione della Valle del Ja- vari si veda il reportage pubblicato su MC, ottobre 2011, pag. 51. 2 - Sulla immigrazione degli haitiani a Tabatinga si legga l’intervista a suor Patrizia Licandro su MC, otto- bre 2011, pag. 54. 3 - Sulle relazioni tra chiese penteco- stali e chiesa cattolica si legga l’in- tervista al gesuita Roberto Jara- millo su MC, ago.sett.2011, pag. 46. 4 - Nella prossima puntata, daremo spazio al vescovo di Roraima, mons. Roque Paloschi. # Umariaçu: donna tikuna con il suo bambino.

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