Missioni Consolata - Dicembre 2011
DICEMBRE 2011 MC 7 Cari mission@ri no sempre investito, e continuano ad investire in educazione e formazione professionale, in questo aiutati proprio da chi so- stiene i loro mille proget- ti, tra cui l’adozione a di- stanza. Grazie a tutti co- loro che sostengono queste attività di lotta al- l’ignoranza e povertà, sia che lo facciano diretta- mente attraverso la no- stra onlus che con le molte onlus legate a tanti singoli missionari. Però il missionario non può limitarsi a sviluppo, educazione e sanità. Sua missione è quella di dare un’anima all’impegno per la promozione dell’uomo attraverso l’annuncio di Gesù. In Cristo ogni uomo ri-scopre e ri-apprezza le vere radici della sua di- gnità, perché in Lui ogni uomo si scopre per quel- lo che è, figlio e figlia di Dio, uguale nella diver- sità, membro di una sola famiglia, la famiglia di Dio. Una famiglia chia- mata a vivere nella pace, giustizia, solidarietà e corresponsabilità. Così non basta che chi può aiutare lo faccia an- che attraverso progetti meravigliosi. Occorre darsi da fare per cambia- re la mentalità, per pro- muovere leggi più giuste, per una nuova economia solidale e corresponsabi- le, per una politica di pa- ce e non di guerra, una politica della fiducia e non della paura, della cooperazione e non del- l’egemonia, dell’integra- zione e non del razzismo. E questo è un lavoro «da laici», un passo in più per cambiare il mondo che va fatto da questa splendida costellazione di forze che sono già impegnate nella solidarietà ai missionari, siano esse le ong di vec- chia tradizione o le molte nuove onlus radicate nel territorio. partoriscono da sole. Donne schiacciate da e- normi bidoni d’acqua, da fasci di legna pesantissi- mi portati sulla schiena anche per diversi chilo- metri costituiscono un quadro che si ripete ogni giorno. La donna è la vera forza della società africana, non per la sua emancipa- zione, ma per il coraggio con cui affronta la lotta quotidiana, non ultimo quella dell’aids. Abban- donata dal marito, vittima di credenze tribali, com- batte per la sopravvivenza sua e dei suoi figli una battaglia talvolta dall’esi- to drammatico. Ci sarà un futuro migliore per queste persone? L’u- nica strada da percorrere è l’istruzione, la donna i- struita potrà prendere consapevolezza dei propri diritti, della propria ses- sualità; l’uomo istruito, non considererà più la donna un oggetto da sfruttare e da abbando- nare quando è malata o incinta, ma insieme po- tranno intraprendere un cammino di cambiamenti. È proprio la diffusione dell’istruzione, con la co- struzione di aule scolasti- che, l’obiettivo principale dei missionari e delle missionarie che, ogni giorno, condividono le dif- ficoltà della gente. Diffusione di scuole, for- mazione professionale, costruzione di pozzi e di- spensari sono gli sforzi principali verso cui con- vergono gli aiuti dei centri missionari da noi visitati. Anche la nostra associa- zione «I sogni dei bambini – onlus» si è unita a que- sti obiettivi provvedendo alla costruzione di due aule scolastiche in un pic- colo villaggio nel distretto di Isiolo a nord di Nairobi, e aiutando un centro di formazione professionale per ragazzi di strada, a Nairobi, con l’acquisto di materiale e macchine per la realizzazione di fine- stre in ferro, sedie, mobi- li. Il nostro aiuto è una goccia in un mare di ne- cessità e bisogni primari, di fronte ai quali ci si sen- te impotenti e angosciati, ma il sorriso di tanti bam- bini ci sprona ad andare avanti e a trovare quegli aiuti, anche piccoli, che laggiù possono salvare dalla fame e dall’ignoran- za anche solo una vita. Rosella e Mario 6/10/2011 Grazie della condivisione che fate. Il Kenya, come altre nazioni africane, è una terra di grandi con- traddizioni e, più il tempo passa, più si nota il con- trasto tra la vita di una minoranza ricca (anche ricchissima) e quella del- la gente normale. Davvero i missionari han- UCCISO PADRE FAUSTO TENTORIO NELLE FILIPPINE Il Pime (pontificio Istituto Missioni estere di Mi- lano) piange un altro suo missionario a Minda- nao. Il 17 ottobre 2011 nell’isola del Sud delle Filippine è stato ucciso padre Fausto Tentorio, 59 anni, originario del lecchese. Padre Fausto era nato il 7 gennaio 1952 a Santa Maria di Rovagnate e cresciuto in Santa Maria Hoè, nella provincia di Lecco. Ordinato nel 1977 era partito per le Filippine l’anno seguente. Prima della missione in Arakan aveva lavorato in quella di Columbio, Sultan Kudarat, abitata da cristiani, musulmani e indigeni B’lang. Padre Fausto è stato assassinato davanti alla sua parrocchia di Arakan, North Cotabato, Min- danao, verso le 8 del mattino da un killer in motocicletta. Da oltre 32 anni egli lavorava a stretto contatto con gli indigeni del luogo, i Manobos , nella formazio- ne e organizzazione delle loro piccole comunità montane. Cercava così di ri- spondere alle loro necessità e speranze quotidiane, lavoro e scuola; ma «ri- spondere» voleva anche dire affrontare forze molto potenti, interessate ad ap- propriarsi delle terre ancestrali ricche di minerali e legni pregiati. La morte di padre Tentorio è un nuovo capitolo in quel volto del martirio che da tanti anni ormai contraddistingue la presenza del Pime a Mindanao. Prima di lui qui hanno donato la loro vita per il Vangelo già altri due missionari del Pime: pa- dre Tullio Favali, ucciso nel 1985, e padre Salvatore Carzedda, ucciso nel 1992. Altri due missionari del Pime, in anni ancora più recenti, hanno subito un rapi- mento: padre Luciano Benedetti nel 1998 e padre Giancarlo Bossi nel 2007. Pa- dre Tentorio stesso era già sfuggito a un agguato nel 2003. Adattato dal web del Pime: http://www.missionline.org/index.php?l=it&art=4116
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