Missioni Consolata - Dicembre 2011
OSSIER 62 MC DICEMBRE 2011 Poche ore dopo raggiungevamo la mèta sani e salvi, e con il macchinario in buone condizioni, nonostante il lungo e difficile viaggio. Ringraziammo assieme e di cuore il Signore e Maria Vergine Consolata, poi ci mettemmo all’opera, incominciando il disbosca- mento del tratto di foresta dove la nuova segheria doveva essere impiantata. IL LAVORO COMPIUTO Da una lettera successiva dello stesso coadiutore Be- nedetto Falda, apprendiamo alcune notizie sui primi lavori compiuti dalla nuova segheria nella foresta degli elefanti. Foresta degli elefanti, Meru, 23 aprile, 1922. Piantammo il laboratorio vicino ad un fiume per aver abbondanza d’acqua per la macchina a vapore, e in un pianoro per facilità di trasporto. La macchina a vapore fa funzionare la grande sega circolare, la pial- latrice, la mortasatrice, un piccolo mulino e un’altra sega circolare. In nove mesi, essendo noi tre coadiu- tori e due padri, tagliammo 476 alberi dei quali molti hanno il diametro di un metro; poi 2.500 stepponi; preparammo il materiale per 18 case con pavimenti, soffitti, parti esterne ed interne; ed ancora una ri- serva di legname per altre tre case complete. Inoltre si fecero 36 letti, 26 tavole, 60 porte, 40 battenti doppi per finestre, 52 vasestas per finestre. S. E. Mons. Perlo ci scrive di incominciare i trasporti colla macchina a vapore, e, a questo fine, ci mandò lo splendido tamagnone Tolotti che, in un coi due grandi tamagnoni ( nome in piemontese italianizzato di grandi carri agricoli ) fatti da noi, ci aiuterà a traspor- tare in pochi mesi le 300 tonnellate di materiale. Noi qui ci troviamo benissimo. Gli indigeni impiegati al lavoro, mentre da principio erano affatto incapaci e scappavano ogni volta che mettevo in moto la sega, adesso si sono assai bene abilitati. Il grande fra- stuono della macchina è per noi come un inno di glo- ria a quel Signore che ci diede la vocazione all’apo- stolato e ci fece membri di questa schiera di pionieri del Vangelo, che si ripromettono di condurre a Gesù milioni di anime. Coad. Benedetto Falda M. d. C . stri grandi carri. Raccomandai solo ai neri di non parlare, che, se assaliti, allora tutti insieme avremmo fatto il più grande baccano possibile. Ero contento di vedere così da vicino tanti elefanti. Così, io sul primo carro, gli altri carrettieri sul pro- prio, avanziamo. Quando stiamo per oltrepassare il punto dove si trovano le bestie, e quasi pensiamo che già siano fuggite, un barrito, che par emesso da una cornetta, ci fa dare un più rapido giro al sangue. In una mano tengo il fucile e nell’altra una trombetta, pronto, se assaliti, a far rumore ed anche a sparare. Dopo il barrito, di nuovo silenzio. I neri stanno acco- vacciati sui rispettivi carri, e i buoi, per nulla intimo- riti (cosa che io temevo), avanzano adagio e tran- quilli; i carri su queste strade molli non producono il più leggero scricchiolio, e così, ritto sul carro, posso godermi uno spettacolo indimenticabile. In un pia- noro, a destra della strada, dolcemente in declivio, stanno scherzando tranquillamente dieci enormi ele- fanti, che, visti così da vicino, paiono bestie antidilu- viane. Alcuni si rincorrono, altri pascolano e man- giano foglie di alberelli che curvano con la loro tromba. Paiono sacchi enormi di carne. Non sembrano avvedersi per nulla del nostro passag- gio, cosicché possiamo contemplare, a nostro bel agio, quello splendido giardino zoologico. Ma non ap- pena tutti i carri sono passati e si odono i primi ru- mori della locomobile avanzante pesantemente, i be- stioni si ristanno come sorpresi, volgono dalla nostra parte i loro occhi sproporzionatamente piccoli, ten- dono in ascolto le enormi orecchie prima penzoloni, e... meditano il colpo. Non diamo loro il tempo. Ad uno squillo della mia cornetta comincia un sì assor- dante pandemonio, che i pachidermi, impauriti, si danno alla fuga. La locomobile fischia disperata- mente e ininterrottamente; i carrettieri, ora ritti sui carri, si scalmanano a batter chi i tamburi e chi le latte di petrolio; altri soffiano dentro a corni speciali per trarne suoni inqualificabili; altri, non sapendo a che appigliarsi, gridano a squarciagola agitando le lunghe fruste. E il pandemonio dura finché gli ele- fanti scompaiono nella foresta.
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