Missioni Consolata - Dicembre 2011

KENYA 2011 Ancora una volta siamo tornati in Africa, in Kenya. Eravamo stati undici anni fa, in un viaggio organiz- zato dai padri della Con- solata, purtroppo la realtà del Kenya di ieri non è mutata in meglio, anzi è, per certi versi, peggiorata. La globalizzazione ha in- vestito in modo pesante anche i paesi poveri, por- tando un aumento dei prezzi dei beni di prima necessità (farina, riso, mais, fagioli) e quindi un peggioramento delle con- dizioni di vita per la popo- lazione più povera. Fame, sete, aids, sono le realtà contro cui si com- batte ogni giorno. I cam- biamenti climatici, la deforestazione hanno de- terminato una siccità spaventosa, da due anni le piogge cadono irrego- larmente e poco, per cui l’acqua sta diventando il bene più prezioso e più atteso. Ad ottobre dovreb- bero arrivare le piogge, se non sarà così moriranno prima gli animali e poi tanti bambini. In alcuni villaggi l’acqua delle fontane, da due an- ni, è razionata, ciò signifi- ca che solo una volta alla settimana è possibile fare rifornimento, con conse- guenze facili da capire sul piano sanitario. Quando pensiamo al Kenya la nostra fantasia corre alla savana, ai safa- ri , alle distese sconfinate e selvagge, ma è suffi- ciente inoltrarsi nei vil- laggi per capire le diffi- coltà di vita soprattutto delle donne e dei bambi- ni. Capanne di fango e di sterco di mucca, accolgo- no questa umanità che, comunque, pur tra mille difficoltà trova i mezzi per andare avanti. Esiste un’Africa fatta di donne che, da sole, sostengono la famiglia, provvedono all’acqua, alla legna (uni- ca fonte di energia), zap- pano la terra con i bambi- ni legati sulla schiena, e per passare da una casa all’altra devono attraver- sare le case altrui senza nessuna privacy . Lo sguardo delle persone e- ra molto triste anche per- ché stanno demolendo le case fatiscenti per farci degli hotel di lusso e quindi spingono gli abi- tanti meno abbienti ad andarsene in periferia dove ci sono le bidonville . Ho visto donne che sotto il sole cocente lavoravano nell’edilizia accanto agli uomini facendo lavori pe- santissimi, senza parlare poi degli animali che sono trattati peggio delle cose. I thailandesi sono genti- lissimi, ma penso che se si sono ribellati poco tempo fa con le camicie rosse al regime è per la forte disuguaglianza tra ricchissimi e poverissimi. Sono tornata a Milano ve- ramente scioccata da questa realtà che tra l’al- tro sta distruggendo an- che le isole più belle per- ché, non essendoci un si- stema fognario, i liquami che si possono vedere e annusare in superficie accanto alle case vengo- no versati tutti a mare con conseguenze ben imma- ginabili. Spero che la si- tuazione possa migliorare altrimenti non posso che compiangere quella po- polazione! Cordiali saluti Mirella De Gregorio Milano, 1/10/2011 DUE CHIESE? Salve, ho letto con molto interesse e frutto il nume- ro di ottobre della vostra rivista. Mi permetto di ri- levare tuttavia alcune im- precisioni concernenti l’intervista a Paolo Ber- tezzolo in merito al suo li- bro «Padroni a Chiesa no- stra» (articolo «La croce e la spada», Mc 10/2011 pp.19-21). Se sono d’ac- cordo con lo scrittore sul- la realistica visione che ha della strategia politica e sociale della Lega nord, non credo che egli abbia molto chiaro il catechi- smo di base. Mi spiego: in primis , non esistono due Chiese, una «che si rifà al modello del cattolicesimo di Pio V» (che ricordo es- sere sempre San Pio V) e una del «Vaticano II». Questa esclamazione mi suona tanto come un’ap- plicazione di criteri umani alla Chiesa che è «colon- na e fondamento della ve- rità», come afferma s. Paolo e, come Cristo, nel- la sua Fede è la stessa «ieri oggi e sempre» (an- cora l’apostolo delle gen- ti). Inoltre sarebbe oppor- tuno contestualizzare con più cura affermazioni co- me «Io non posso com- battere gli infedeli... Ce lo dice tutta la Parola di Dio». Forse il professore non conosce l’Antico Te- stamento o l’Apocalisse? Saranno simboli ma sono pur sempre S. Scrittura. Non è con un rancoroso disprezzo del proprio pas- sato che i cristiani annun- ceranno il Vangelo nel XXI sec. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno, ma amo profondamente la S. Chiesa e reagisco a que- sta divisione (pre o post- conciliare) come un figlio che vede la propria madre squarciata in due, da altri figli che considerano brutta una parte di lei. La Chiesa è per me Tota pul- chra et nigra (a causa di noi suoi figli), sed formo- sa . Chiedo le vostre pre- ghiere e assicuro le mie. Cordiali saluti. lettera firmata 5/10/2011 Caro amico che hai chie- sto di restare anonimo, quando si parla di due chiese non si intende cer- to dividere la Chiesa che Cristo ha voluto una in Lui, come sua sposa, anzi come suo corpo. Ma questa Chiesa vive nella storia, ed è in questa storia, fatta di tempo e di spazio, che realizza la sua fedeltà al suo Capo/Sposo che è Cristo. Se la fede in Cristo, che ha la sua pie- nezza nell’amore, rimane sempre la stessa, il modo di vivere ed esprimere questa fede cambia nel tempo, offrendo risposte nuove, fresche e vive al mondo presente. La Chiesa è fatta di per- sone che cercano di vive- re al meglio la fede nel loro presente. Quando si parla di un cattolicesimo «stile (san) Pio V» o «Va- ticano II» si sottolinea il fatto che, pur nella conti- nuità, non si può portare indietro il tempo e vivere come se nulla fosse suc- cesso. Lo «stile s. Pio V» era certamente innovati- vo rispetto a quello di s. Gregorio Magno, vissuto circa mille anni prima, o a quello di s. Clemente I, del primo secolo, ma non è certamente del tutto a- deguato al nostro presen- te. Non si tratta di un «rancoroso disprezzo del proprio passato», ma di apprezzare il passato, senza usarlo per delegit- timare il presente ed evi- tare gli errori di cui il beato Giovanni Paolo II ha chiesto perdono a nome di tutta la Chiesa. È vero che nella Bibbia si parla molto di lotta e combattimento, soprat- tutto contro il male e il maligno, ma è un lin- guaggio che va inteso nella sua valenza simbo- lica non letterale, alla lu- ce del «ma io vi dico» di Gesù (cf. Mt 5) che parla di amore per i nemici e invita a non lasciar spazio alla rabbia nel cuore. Il reale problema della Chiesa oggi, lo dice anche il Papa, non viene da fuo- ri, ma sta soprattutto nei moltissimi battezzati che non vivono il battesimo, non amano la Chiesa, non pregano più, non ascolta- no la Parola, non vanno a messa, non accettano guide morali e sono sicuri di essere nella verità, perfettamente a posto pur riducendo la loro fede ad alcune pratiche forma- li e burocratiche. Se tutti gli italiani che hanno rice- vuto il battesimo lo vives- sero davvero, la Chiesa sarebbe davvero « tota pulchra et formosa ». 6 MC DICEMBRE 2011 redazione@rivistamissioniconsolata.it

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