Missioni Consolata - Dicembre 2011

tissima. Nell’ottobre 1922, p. Balbo fonda la stazione di Mekin- doli [ Mikinduri, - in realtà lui fece solo i primi contatti, la fondazione vera e propria si deve a p. Dolza Vincenzo come raccontato più avanti ], luogo già visitato dal p. Giuseppe Maletto qualche tempo prima, il quale lasciò scritto nel diario: «Il primo a dir messa a Mekindoli fui io, sotto la tenda, con i fratelli Benedetto Falda e Bartolomeo Liberini a servirla, e ciò il 2 luglio 1922». Poche mis- sioni hanno incontrato tanta diffi- coltà come Mekindoli nel loro primo sviluppo. Basti dire che per ben dieci anni ebbe solo sempre dodici cristiani. Ma nelle diffi- coltà si temprano anche le mis- sioni, ed è per questo che oggi- giorno Mekindoli è quella più avanzata e più promettente fra le missioni del Jombene. 1923, LE CONSOLATINE Nel 1923, settembre, arrivano a Imenti le prime due suore Conso- latine, la compianta sr. Giacinta e sr. Enrichetta. Con lo svilupparsi dell’Istituto delle suore missiona- rie della Consolata, altre ne arri- vano, cosicché nel 1925 le suore Consolatine hanno già occupato le missioni del Meru, ad eccezione di Mekindoli, e le suore del Cotto- lengo possono rimpatriare. guito con ansia lo svolgersi dell’impressionante cac- cia, alla caduta della belva emettono grida di gioia, e i più arditi corrono in un coi [insieme ai] cacciatori a vedere l’elefante ucciso. Era ancor giovane; le zanne misuravano solo m. 1,20; era alto m. 2,30; lungo m. 3. Squartato lì sul momento dai cacciatori, tutte le donne con le loro bisacce andavano a gara nel portar via la carne, lasciando le ossa alle iene e agli sciacalli. Le zanne furono portate all’uffiziale del Forte. Per quel giorno, vedendo la gente così impressionata dell’accaduto, non credetti più opportuno proseguire la visita ai villaggi, ma ritornai alla Missione ringra- ziando il Signore e Maria SS. Consolata. Ero scam- pato da un grave pericolo, ed avevo salvato un’anima! P. Olivero M. d. C . L’IMPIANTO DI UNA SEGHERIA nella foresta degli elefanti a Meru Di Fratel Benedetto Falda da «La Consolata», 10/1922, pp. 156- 159 [Dopo dieci anni dall’inizio delle missioni nel Meru, pa- dri e suore vivevano ancora in case di fango e di tronchi costruite alla spartana. Passata la bufera della guerra e ritornati tutti i missionari al loro ministero, era final- mente ora di dare anche alle nuove missioni delle strutture decenti. Nel Nyeri tutte le case venivano pre- fabbricate alla «stazione industriale» di Tuthu e in po- chi giorni portate alle loro destinazioni dove venivano assemblate. Ma il Meru era troppo distante. Si decise quindi di installare una segheria provvisoria in loco, in OSSIER 56 MC DICEMBRE 2011

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