Missioni Consolata - Dicembre 2011
50 MC DICEMBRE 2011 OSSIER dagli altri. Questo ci fu favorevole, ché a Meru, pur essendovi già due applicazioni dei Protestanti (Presbi teriani e Metodisti, ndr .), ci restava posto (nei luoghi più popolati) per due missioni almeno, e sono queste due che avrebbero ora concesso a noi [...]. Però, come ho detto, questo Governatore ha il chiodo fisso delle 3 ore di distanza, e ciò praticamente ci chiude Embu, che con tre missioni protestanti distanti sei ore una dall’altra lo occupano nominalmente tutto». Fu l’intraprendente mons. Filippo Perlo (dal 1909 vi- cario apostolico del Nyeri e primo vescovo residen- ziale del Kenya, ndr. ) a spuntarla anche in questo caso. Ottenuta la licenza del governo per due mis- sioni, il Camisassa comunicò immediatamente la no- tizia all’Allamano. « Fattoria (del Mathari, Nyeri) 16 giugno 1911 Amat.mo Sig. Rettore, «A soli tre giorni di distanza le scrivo nuovamente: 1° per darle la fausta notizia che è venuto finalmente il permesso di impianto di una Missione a Meru... La Consolata ha voluto pagarci la festa prima ancora del 20! E Deo gratias proprio di cuore. [...] A giorni vi an drà Mons. e due missionari (non so ancora quali) a sceglier il posto e iniziar l’impianto. Non so ancora se v’andrò subito io, o se solo più tardi, come vorrebbe Mons. per timore che i disagi dei primi tempi di una Missione, quando si deve viver sotto la tenda, mi pos sano nuocere. Vedremo. Meru è perfettamente a nord del Kenya, con 93 mila capanne paganti tassa (mezzo milione di anime stima esagerata, vedi la «Breve storia» qui sotto, ndr .), popolazione meno sveglia di quella di Nyere, ma buona e semplice, e molto agiata, perché il paese è fertilissimo, intensamente coltivato, ed i nostri PP. Cagliero e Saroglia, tornati ieri di là col bestiame sono concordi nel definirlo un Paradisus Domini venien tibus in Segor [cf. Gen 13,10: «come il giardino del Si gnore, venendo da Seor/Segor», ndr .] molto più bello che il Kikuyu. Negli otto giorni che passarono colà furono festeggiatissimi dai molti lavoratori di Meru stati già qui alla Fattoria... che li riconobbero ed erano fieri di presentarli a tout le monde». […] A fine giugno mons. Perlo, certamente non da solo, si recò nel Meru in perlustrazione, allo scopo di sce- gliere le due località. Vi rimase quasi tutto il mese di luglio. Il 25 luglio il Camisassa scrive all’Allamano: «Finalmente Mons. è arrivato cinque giorni fa da Meru dopo quasi un mese di permanenza colà. E sì che non perdette tempo, avendo sempre girato ad esplorare il paese, accompagnato dallo stesso comandante del forte, col quale finì per indicare due posti ove vor rebbe stabilirsi [Keja, divenuta poi Imenti, ed Egogi, ndr. ]. [...]: ora Monsignore presentò regolare domanda del terreno su cui impiantarci, e spero fra 15 [giorni] aver (da Nairobi) risposta affermativa e definitiva. Solo allora si potrà essere certi che la cosa potrà effet tuarsi… Così credo potrà far anche lei quando avrà ri cevuto tale annuncio con altra mia lettera». Per recarsi da Nyeri o da Fort Hall alle due proget- tate missioni occorrevano rispettivamente sei o cin- que giorni di marcia. […] Le pratiche però s’incepparono a Nairobi. Ne dà noti- zia il Camisassa da Fort Hall (Murang’a) all’Allamano con lettera del 30 ottobre 1911: «Vorrei poterle dire che le due Missioni del Meru sono un fatto compiuto, ma pur troppo non lo sono ancora. [...]; all’insistenza di Mons. [presso il Go verno], che reclamava l’osservanza dei patti, risposero chiedendo che ritornasse loro tutto l’incarto per esa minarlo for inspection !! E dire che di tale incarto deb bono aver essi tutto il duplicato [ ... ]. Col Governo le cose son sempre un po’ rotte, ma ci dev’essere della vera persecuzione in parte del basso personale... di burocrazia. Non c’è che da pregar sempre la SS. Con solata che ci aiuti Lei». Tutto dev’essersi appianato ai primi di dicembre. Il diario della stazione di Imenti (Keja - pronunciato Kegia, ndr. ) inizia: «Inviati da S. E. Mons. Filippo Perlo, Vic. Ap. di Nyeri, i due Rev. PP. Balbo Giovanni ed Olivero Luigi, provenienti dal Gekoyo, giungevano in questa località il giorno 13 Dicembre 1911. La carovana di 32 portatori agekoyo e dei due Padri sopranominati sostò e piantò le tende a Keja presso il Capo M. Ke rundu; e la popolazione corse in gran folla a vedere i nuovi venuti, portando regali in cibarie di ogni ge nere. [...]. Il 24 dicembre era pronto il primo capan none che servì per abitazione dei padri e cappella pri vata, in cui si celebrò la prima messa la notte di Na tale 1911». Nell’altra località Egoji, furono destinati i pp. Giovanni Toselli e Giuseppe Aimo-Boot. Il Camisassa ne dà noti- zia all’Allamano il 18 dicembre 1911. Ma già il 5 dicem- bre da Torino l’Allamano aveva scritto al Camisassa: «Le ripeto, che sarebbe anche buona cosa una visita a Aimo salirono sull’altipiano e si fermarono a Egoji, ove, dopo diffi- coltà non poche e molto parla- mentare, poterono intendersi coi notabili del paese per stabilirvi una stazione di missione. P. Balbo e p. Olivero giunsero a Keeja nel basso Imenti ove trova- rono quanto faceva per loro. I quattro pionieri eran partiti da Nyere il giorno dell’Immacolata, e il giorno di Natale ebbero la gioia di celebrare, sia pure sotto una tenda, la prima messa nel luogo delle due erigende missioni. Si posero con lena al lavoro, tan- t’è che solo dopo poche settimane era pronta l’abitazione dei Padri e una minuscola chiesa. Nel feb- braio seguente il vicario aposto- lico mons. Filippo Perlo [ il Vicario apostolico di Nyeri da cui dipen- deva tutta l’area attorno al Monte Kenya ] e il cofondatore Can. Gia- como Camisassa, accompagnati da sr. Carola e sr. Anania delle Suore Vicenzine, visitarono le due missioni che furono trovate adatte [ vedi storia e foto in queste stesse pagine ].
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