Missioni Consolata - Dicembre 2011

MC ARTICOLI I lutti non sono il momento adatto per le puntigliosità ma per la celebrazione del caro estinto. Tuttavia la morte di Steve Jobs si è trasformata nell’ennesimo evento globale. Così il segno encomiastico rischia di impedire una valu- tazione equanime, sul personaggio, sull’impresa a mag- gior capitalizzazione al mondo e su un’epopea dove non tutto luccica. Siamo di fronte ad un’operazione di marketing funerario sulla quale è bene riflettere brevemente. 1) Le invenzioni di Steve Jobs, spesso un passo avanti a tutti e a volte dei veri capolavori soprattutto dal punto di vista estetico, sono sempre stati dei prodotti di fascia alta per consumatori in grado di spendere (o svenarsi). Al dunque quel costo di un 20% in più rispetto ad un Sony Vaio o 30% in più rispetto ad un Toshiba Satellite, il surplus che ti garantisce lo status symbol per fare quasi sempre le stesse cose, te lo devi poter permettere. 2) I prodotti simbolo degli ultimi dieci anni, ipod , iphone , ipad , sono stati presentati come una rivoluzione univer- sale. Nonostante le centinaia di milioni di pezzi venduti (e quindi un indiscutibile successo di marketing ) la vera in- novazione, quella che cambia davvero il mondo, non è quella per chi se la può permettere ma quella per tutti. Tra il notebook da 35 dollari annunciato dal governo in- diano (il prossimo Steve Jobs verrà da lì) e il più avan- zato degli ipad c’è la stessa relazione che c’è tra il vac- cino anti-polio e un brevetto contro la caduta dei capelli. 3) È giusto che un capitano d’industria si prenda i me- riti dei prodotti innovativi che licenzia, soprattutto quando il gruppo che dirige diventa quello a più alta ca- pitalizzazione al mondo. Ma sta restando nell’ombra che, soprattutto in campo tecnologico e in pieno XXI secolo, vi deve essere sì una visione di fondo (che può essere an- che di una persona sola), ma vi è soprattutto un lavoro di gruppo, anzi di molti gruppi ed un continuo confronto perfino con la concorrenza. Senza Steve Jobs non avremo l’ ipad come lo conosciamo ma non è vero che non avremmo lo smartphone (proba- bilmente il più grande salto in avanti dalla diffusione del personal computer ). Insomma un grande, ma presen- tarlo come l’uomo della provvidenza è esagerato. 4) La concezione proprietaria della Apple su software e brevetti è, ben più che per il mondo Windows, l’esatto opposto del software libero, dell’ open source e della li- bera circolazione dei saperi. Lo stesso Jobs ammise di non inserire nell’ iphone la possibilità di ascoltare la ra- dio via etere (un banale circuito da pochi centesimi pre- sente in qualunque cellulare da 40 euro in su) perché dall’ascolto della radio non poteva lucrare. Ma il profitto appare solo una giustificazione rispetto alla maniera orwelliana con la quale l’ iphone o l’ ipad continuano ad essere controllati dalla Apple e non dal le- gittimo proprietario. Se non permettete ad un estraneo di entrare in casa vostra per portarsi via un libro o un di- sco o per spostare un soprammobile, perché accettate che Apple lo faccia sul vostro telefono? 5) La Apple di Steve Jobs è stata in questi anni una delle imprese simbolo del mondo globalizzato nel più delete- rio dei modi possibili. Dalle accuse di mobbing alle docu- mentate orribili condizioni di lavoro in Cina con decine di casi di suicidi denunciati, Jobs non è mai stato meglio della Nike, della Monsanto, della Coca-Cola o dell’ultimo padrone delle ferriere. L’esteticità, la bellezza, l’innovazione tecnologica più spinta (ma parliamo sempre di prodotti consumer , l’a- vanguardia vera è in altri campi) si sono sempre sposate con le più vecchie e conosciute pratiche dello sfrutta- mento dell’uomo sull’uomo. Steve Jobs invitava a pen- sare differente («Think different» fu uno degli slogan più efficaci) ma sui rapporti di produzione pensava molto antico. Gennaro Carotenuto Professore all’Università di Macerata, storico e gior- nalista. Gennaro Carotenuto cura un sito web molto seguit o www.gennarocarotenuto.it. DIBATTITO: LA SCOMPARSA DEL PADRE DEL MOUSE SANTO SUBITO? Cinque cose fuori dai denti su Steve Jobs e la Apple.

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