Missioni Consolata - Dicembre 2011
V ia Cibrario a Torino è il confine tra i ricchi e i po- veri, tra i bianchi e gli stranieri in genere. Forse nessun’altra via torinese ha que- sto ruolo di cerniera, oppure, di- pende dai punti di vista, di bar- riera. A Nord Cit Turin, quartiere liberty molto elegante, abitato dalla buona borghesia sabauda. A Sud la vecchia classe operaia giunta dal meridione durante gli anni del boom economico, e gli immigrati arrivati negli ultimi anni. In via Cibrario la domenica mattina, davanti ad una casa di accoglienza vincenziana (San Vincenzo), si allunga una coda di uomini e donne che devono ri- solvere il problema del pranzo. Hanno fame? Probabilmente solo alcuni delle circa duecento quaranta persone che si am- massano sentono l’impellenza di riempire lo stomaco. PIÙ MENSE CHE AFFAMATI? Paolo Miglietta, presidente della mensa festiva vincenziana, rac- conta questa piccola fetta di po- veri della città: «Il povero di To- rino, sia esso italiano o stra- niero, non ha in genere problemi di fame. La città, con i suoi ser- vizi di assistenza sociale laica e religiosa, offre una quantità di cibo molto superiore alla do- manda, che comunque è in forte aumento. La possibilità di usu- fruire di pasti spesso ipercalorici ha portato al paradosso dello sviluppo di patologie in chi usu- fruisce quotidianamente delle mense. In questo momento esi- stono tavoli di lavoro che stu- diano la creazione di diete bilan- ciate per evitare l’insorgenza, o l’aggravamento, di malattie come, ad esempio, il diabete, piuttosto diffuso». La mensa vin- cenziana di via Cibrario, «capeg- giata» da suor Angela, figura to- temica che un po’ tutti i volontari raccontano nei loro discorsi, la INCHIESTA: LE NUOVE POVERTÀ / 2 DACCI OGGI ... IL PANE QUOTIDIANO DICEMBRE 2011 MC 21 POVERI ITALIA Una mensa per i poveri in una grande città. Una come tante. Uomini che si affrettano a consumare un pasto caldo. Il disagio di chiedere di che sfamarsi. Lingue, molteplici e diverse. Ma anche dialetti no- strani. E volontari, che si fanno in quattro per de- gli sconosciuti. Pennellate di povertà e solidarietà. DI MAURIZIO PAGLIASSOTTI
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