Missioni Consolata - Dicembre 2011

come se i georgiani non avessero dato il proprio consistente contri- buto alla costruzione dell’Urss e del suo apparato repressivo. Dopo la guerra, che ha inasprito ulteriormente il sentimento anti- russo e il giudizio nei confronti del passato sovietico, il «padre della patria» è stato rimosso dal piedestallo nella piazza della sua città natale; uguale sorte è recen- temente toccata ad altri suoi bu- sti, che ancora erano rimasti al proprio posto, a decorare vie e giardini di altre città georgiane. Tra il popolo, tuttavia, l’origine georgiana ha salvato Stalin da un’incondizionata condanna. Non ho ancora trovato nessuno in Georgia disposto a marchiarlo come uno dei dittatori più sangui- nari che la storia conosca. Con chiunque abbia parlato, ho sen- tito giudizi indulgenti, che spiega- vano le repressioni staliniane come il pegno da pagare per co- struire un paese grande e po- tente. Stalin continua a essere considerato un grande uomo di stato, di cui, tutto sommato, c’è da andare fieri. In barba agli ul- timi ritrovati della storiografia uf- ficiale, che vede nella Russia e nell’Urss l’origine di tutti i mali della Georgia, il simbolo di ciò che di peggiore ha prodotto il pe- riodo sovietico è ancora conside- rato una gloria nazionale. Un altro dei brutti scherzi che gioca, a volte, l’orgoglio nazio- nale. Bianca Maria Balestra Ogni spazio di dialogo si chiuse, le posizioni diventarono rigide e intransigenti, le reciproche pro- vocazioni sempre più frequenti, fino a che il conflitto, da latente, non sfociò in guerra aperta. STALIN RESISTE (A DISPETTO DI TUTTO) Una vittima indiretta della guerra è stato il grande monumento a Stalin che campeggiava nella piazza centrale di Gori. Era so- pravvissuto alla destalinizza- zione, al crollo dell’Urss e persino al primo mandato della presi- denza Saakashvili, durante il quale il periodo sovietico era stato riletto in chiave antirussa, ufficiali. Durante la vecchia am- ministrazione la corruzione aveva assunto proporzioni gigantesche e si era diffusa capillarmente a tutti i livelli dell’apparato statale. Riprendere il controllo del terri- torio ha voluto, però, anche dire una rinnovata determinazione a riguadagnare le regioni perdute a seguito delle guerre civili degli anni Novanta. Saakashvili stabilì un ambizioso programma di ri- conquista, che prevedeva la rian- nessione di Abkhazia e Sud Osse- zia entro la fine del suo primo mandato. Ciò inaugurò un pe- riodo di crescenti tensioni tra il governo georgiano e la Russia, che sosteneva i secessionisti. GEORGIA # Sopra: il presidente Saakashvili e la moglie ricevuti alla Casa Bianca da Barak Obama e dalla first lady Michelle. A lato: una profuga con il figlioletto. In basso: un piccolo bassorilievo di Stalin sulla carrozzeria di un vecchio autobus.

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