Missioni Consolata - Dicembre 2011

denza dall’Urss fu il più duro. Il paese era stato sconvolto da due guerre civili e la situazione era ri- masta molto precaria anche dopo la fine dei combattimenti. Chi avrebbe dovuto governare badava ai propri interessi e il paese era lasciato a se stesso. L’anarchia regnava sovrana. Ne sono una te- stimonianza sui generis le forme inconsuete che assunsero le case in quegli anni. Chi poteva, si acca- parrava un pezzetto di terreno davanti a casa, ci costruiva un balcone, o un prolungamento del proprio appartamento. In alcuni casi gli abitanti si accordavano per agire con più metodicità e co- struire un’aggiunta lungo tutta la lunghezza del proprio stabile. Se i soldi mancavano, si lasciavano i lavori a metà. Tali sono rimasti fino a oggi, con le armature di ferro che spuntano dai blocchi di cemento. Ci sono palazzi in cui, una volta eretta una carcassa in cemento armato, gli abitanti dei singoli piani si sono sbizzarriti nel riempirla a proprio piaci- mento. Adesso non è più possibile pren- dere iniziative del genere. Dal 2004, con l’amministrazione Saakashvili (giunto al secondo mandato), lo Stato ha cominciato a rioccupare le posizioni perdute e a riprendere controllo dello spazio pubblico. La politica del nuovo presidente ha avuto risvolti senz’altro positivi. In confronto CON LA PRESIDENZA SAAKASHVILI Nell’appartamento da me preso in affitto sulle colline alla perife- ria di Tbilisi, al quattordicesimo piano di un casermone degli anni Settanta, in salotto faceva mostra di sé un grosso caminetto. La sua presenza ha attirato subito la mia attenzione, giacché nell’edilizia popolare sovietica i caminetti non erano certo un elemento con- sueto. Non era, infatti, previsto nel piano originario. Lo aveva fatto costruire Irina, la padrona di casa, dopo che, con la fine del- l’Urss, aveva cessato di funzio- nare il sistema di teleriscalda- mento. A Tbilisi erano rimasti tutti al freddo e ognuno si era in- gegnato come poteva per soprav- vivere ai rigori dell’inverno, quando il vento soffia gagliardo dalle colline intorno alla città e penetra attraverso gli infissi. Così erano tornati in auge i caminetti. Il gas mancava, la luce pure. Compariva ogni tanto per un’ora o due; allora era una festa, ri- corda Irina. Per cucinare si usa- vano le stufe a cherosene. Il primo decennio dopo l’indipen- agli anni della presidenza di She- vardnadze, ora si avverte la pre- senza regolamentatrice dello Stato. C’è stato uno sforzo di ren- dere più efficienti i servizi pub- blici, pagare gli stipendi, miglio- rare l’infrastruttura e, soprat- tutto, mettere un argine alla cor- ruzione dilagante tra i pubblici # Sopra : personale Onu raccoglie le esigenze dei profughi. In alto, a destra: altri profughi . A lato : bambino in un edificio abbandonato; MC ARTICOLI

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