Missioni Consolata - Ottobre 2011

IL RACCONTO DELLE NOZZE DI CANA (25) DA MADRE A DONNA «Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli!”» (Mc 3,34) a cura di Paolo Farinella, biblista Così sta scritto DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (59) MC RUBRICHE 32 MC OTTOBRE 2011 GV 2,4a: «[E] DICE A LEI GESÙ: “CHE COSA A ME E A TE, O DONNA?”» [(kài) lèghei ho Iesoûs: Tí emòi kaì soí, gýnai?] QUESTIONI LETTERARIE La prima parte del versetto ha fatto scrivere migliaia e migliaia di commenti di cui qui non pos- siamo dare ragione 1 . L’ultima versione della Bibbia-Cei (2008) traduce: «E Gesù le rispose: “Donna, che vuoi da me?”». La traduzione rispetta il senso, ma elimina la pregnanza misteriosa del testo, che preferiamo riportare alla lettera per sottolineare alcune osservazioni importanti, utili alla comprensione del testo nel suo complesso e nella sua interezza e anche per potere fare confronti con testi analoghi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Tutti sanno che la traduzione-Cei non è tra le migliori, perché i vescovi alla fedeltà letteraria del testo originario (ebraico, aramaico e greco), hanno preferito la comprensione immediata del te- sto proclamato nella liturgia. Possiamo dire che la Cei, consapevole che i cattolici non hanno di- mestichezza con la Parola di Dio a causa di una catechesi più dottrinale che biblica, hanno vo- luto facilitare la comprensibilità immediata piuttosto che la problematicità del testo. Hanno operato una traduzione liturgica. Da un punto di vista della critica del testo, rileviamo due elementi: la congiunzione d’inizio ver- setto messa tra parentesi quadre [«e»] è omessa dal papiro 75 (175-225) e pochi altri, mentre è riportata dal papiro 66 (200 ca.) e dal codice sinaitico (sec. IV) e da quasi tutti gli altri per cui la si mantiene, ma per prudenza si mette tra parentesi. N OTA FILOLOGICA . La «e» è una congiunzione coordinante e copulativa, cioè lega il precedente al seguente con un nesso stretto. Nel versetto precedente troviamo: «Venuto a mancare il vino, dice la madre di Gesù a lui: “Vino non hanno”» (Gv 2,3), a cui corrisponde immediatamente con la congiunzione «e» la risposta istantanea di Gesù: «[E] dice a lei Gesù...» (Gv 2,4). Senza la con- giunzione «e» si avrebbe la stessa risposta, ma con meno simultaneità, quasi vi fosse un tempo intermedio di riflessione; invece non c’è respiro tra la costatazione della madre che «vino non hanno» e la risposta di disapprovazione e fastidio data da Gesù. Qualcuno potrebbe pensare che queste osservazioni siano di «lana caprina» o «spezzare il ca- pello in quattro», mentre per noi esprimono la necessità di non essere mai superficiali con la Parola di Dio, anche perché Gesù ci ha detto espressamente: «Finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto» (Mt 5,18). In ebraico le parole in corsivo suonano così: « Lò’ yòd echàt ‘ò qòtz echàd » che po- tremmo tradurre in italiano con la nota frase: «Non si cambia neppure una virgola», quando vo- gliamo definire l’immodificabilità di un fatto o di un documento. Cogliamo questa osservazione di Gesù per imparare qualcosa di più della Bibbia e del suo mondo. Lo iota (gr.: iôta) è la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico, la decima lettera, che in italiano corrisponde alla «y/i»; il termine italiano «trattino» traduce in modo comprensibile il termine greco « keràia » che significa alla lettera «corno» e a sua volta traduce l’ebraico « qòtz » che significa «spina» e corrisponde a un piccolissimo ornamento che hanno molte lettere del- l’alfabeto ebraico, quindi un elemento quasi insignificante. Gesù in questo modo esprime un pensiero diffuso al suo tempo. Il midràsh Genesi Rabbà afferma: «Tutto ha una fine – cielo e terra hanno una fine –, solo una cosa non ha fine. Cos’è? La Toràh » (Gen R. 10,1) a cui fanno eco Esodo Rabbà : «Nessuna lettera sarà mai abolita dalla Torah » (Es R., 6,1) e Levitico Rabbà : «Se tutte le nazioni del mondo si radunassero per eliminare una parola della Toràh , esse non sareb- bero in grado di farlo» (Lv R., 19,2). Con questa espressione Gesù esprime l’intenzione che an- ¯

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