Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2011

DAI LETTORI Cari mission@ri AGOSTO-SETTEMBRE 2011 MC 5 GUATEMALA Salve Paolo: grazie tante, ho letto l’articolo in italia- no e mi è piaciuto. Sicura- mente non piacerà a mol- ti del Guatemala, ma cre- do di aver detto la verità. Soltanto una piccola os- servazione: Union Fenosa non ha progetti idroelet- trici. Spero che l’afferma- zione del collegamento tra la morte dei leaders e la resistenza contro U- nion Fenosa non sia inte- sa come un’accusa contro la stessa. Di nuovo grazie di tutto. Mons. Alvaro Ramazzini, Guatemala EGEMONIA L’esultanza statunitense dopo l’uccisione di Osama Bin Laden rievoca altre squallide immagini, ad e- sempio i corpi martoriati dei figli di Saddam Hus- sein; i prossimi saranno forse Gheddafi e la sua famiglia? L’America non cambierà mai, ce lo dimostra ogni giorno Hollywood coi film d’azione nei quali l’orga- smo conclusivo è sempre la distruzione compiaciu- ta del “cattivo” con volumi di fuoco esagerati. La vendetta per l’immagina- rio statunitense è l’ultimo imperativo etico, dopo che ogni altro è stato svuotato dalla mercifica- zione. Questa volta il ri- tuale macabro è anche sospetto: un cadavere fat- to sparire in fretta, le im- magini contraffatte ap- parse in rete. Perché oc- correva euforizzare i cittadini americani? Il quadro internazionale sta cambiando: le rivolte in nord Africa sono state ac- cese anche dalla specu- lazione finanziaria sui ge- neri alimentari (vedi il quantitative easing della LUTTO ALL’AVI Lo scorso marzo ci ha la- sciato Ardulino Lazzaron, storico socio della sezio- ne dell’AVI di Trebasele- ghe (Treviso) rapito da u- na malattia fulminante mentre si accingeva a tor- nare in Kenya per un nuo- vo progetto. Ce lo ha comunicato l’AVI (Associazione Volontari Italiani di Montebelluna - Treviso), che lavora in stretta collaborazione con molti missionari della Consolata. ARDULINO LAZZARON L’amore per l’Africa Doveva esserci anche lui, nell’ultimo viaggio in Kenya. Aveva già in tasca il biglietto aereo, ma una visita medica di controllo prima della partenza e gli esami clinici lo avevano fermato. La rapidità della sua rinuncia ci aveva la- sciati increduli e coster- nati. Ardulino Lazzaron, mio zio, era sempre stato un uomo energico, inna- morato della vita, della sua famiglia, di tutte le persone semplici, indife- se, sofferenti. Per questo l’Africa era arrivata dritta al suo cuore, dando un nuovo impulso alla sua e- sistenza, nutrendo ed ac- crescendo il suo deside- rio di andare oltre il ritmo piatto della quotidianità. Aveva bisogno di emozio- ni intense, di sentimenti veri e profondi per cause umanitarie nelle quali at- tirare, travolgendole con il proprio entusiasmo, le persone che incontrava, per coinvolgerle nei pro- getti. Io sono una di que- ste. Per otto anni andam- mo in Kenya assieme e da quell’esperienza nacque l’ associazione Karibu di Scorzé, formata da un gruppo di volontari sensi- bili ai problemi dei paesi meno sviluppati e con grandi disparità sociali soprattutto per quanto ri- guarda la condizione fem- minile e dell’infanzia. As- sieme, iniziammo un per- corso di conoscenza e di operatività in un paese af- fascinante per la bellezza selvaggia della natura, ma in balia di devastanti piogge torrenziali alle quali si alternano periodi di siccità, con una caren- za d’acqua in superficie diffusa nelle gran parte del paese. La difficoltà di comunicazione tramite u- na rete stradale spesso su terreni impervi, rese difficile la nostra opera di aiuto, ma allo stesso tem- po alimentò la passione per la sfida e lo spirito di avventura. Ardulino fu sempre in prima linea per promuovere progetti edu- cativi ed assistenziali in Kenya e raccogliere fondi. Era instancabile nel par- lare con i nostri compae- sani di quelle popolazioni lontane, delle quali riu- sciva ad evocare, assieme ai bisogni, la carica uma- na, i gioiosi sorrisi, la speranza di un futuro mi- gliore di cui la nostra o- pera era il sostegno e lo è tuttora. Aiutare e far cre- scere la gente nel suo ha- bitat naturale, rispettan- done l’identità, fu lo scopo di Ardulino Lazzaron; per questo girava sempre con le foto dei bambini africa- ni in tasca, per far vedere che il suo impegno era u- na realtà. Ricordo che in Kenya, nonostante non sapesse l’inglese e nep- pure lo swahili, riusciva a “parlare” con tutti. Era il primo nella preghiera, nell’entusiasmo di confondersi e sentirsi as- similato alla gente africa- na in uno scambio di reci- proco amore. La sua ope- ra caritatevole non si interruppe nemmeno nei suoi ultimi giorni. Quando andai a trovarlo in ospe- dale, mi chiese di portar- gli le fotografie ed il filmi- no dell’ultimo viaggio. “Qui c’è molta gente sen- sibile, che sicuramente ci sosterrà nei nostri pro- getti”, mi disse, con gli occhi che gli brillavano. Ai suoi nipoti era solito ripe- tere: “Anche voi dovete aiutare i bambini biso- gnosi. Andate in Africa a vedere come vivono. Non dovete lavorare solo per voi stessi, per avere una casa, per accumulare soldi”. Ardulino aveva un carattere forte, facile ad alterarsi, ma era anche capace di riconoscere i propri errori e di scusar- si, come seppe fare con me, dopo un malinteso, dandomi una grande le- zione di vita. Il nostro compito di parenti ed a- mici è ora quello di man- tener fede alle sue ultime parole: “Aiutate soprat- tutto i bambini poveri a- fricani”. Per questo uno dei prossimi progetti in Kenya sarà dedicato a lui. Caro zio, ho visto in te la Luce di Dio. Certamente Egli non sta tra le nuvole, ma agisce dentro di noi e tramite noi. Ti prometto che porterò avanti l’opera iniziata insieme. Che tu sia nella Pace Eterna! Il Consiglio Direttivo AVI email 05/04/2011

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