Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2011

MC EUROPA PROIBITA CALAIS, FRANCIA Sono le sette del mattino, e dagli ingressi di «Casa Africa» di rue Des Scartes , dietro la stazione del treno di Calais, arriva il rumore dei fischietti dei ra- gazzi di No Border. No Border è un network europeo di persone che si adoperano per l’aiuto agli immi- grati clandestini, che in Calais ha un forte nucleo. Il fischio aumenta, la confusione pure, e nel giro di po- chi secondi arrivano sette furgoni a sirene spiegate da cui scendono di corsa una ventina di poliziotti. Sudanesi, eritrei, etiopi, somali ed altri ancora sal- gono sui tetti. Alcuni vengono fermati e caricati sui mezzi. Ci sono uomini in divisa della Polizia locale di Calais, della gendarmeria nazionale, della polizia na- zionale e addirittura i «famosi» Crs, gli uomini della Compagnies Républicaines de Sécurité , corpo della Polizia nazionale francese con funzioni antisom- mossa. Alcuni brandiscono delle scale telescopiche per salire sui tetti. Ma dopo mezzora, improvvisa- mente, tutti gli uomini in divisa risalgono sui loro mezzi e se ne vanno. In pochi minuti i migranti scen- dono dai tetti dell’edificio urlando di gioia. «Gli immigrati clandestini a Calais vivono in condi- zioni spaventose - spiega Sylvie Copyans, dell’Asso- ciazione Salam -, in immobili occupati abusiva- mente, o nel bosco. Trattati come cani dalla polizia. Vengono percossi e poi arrestati. Le loro baracche vengono distrutte col fuoco. La polizia non può man- darli a casa così rende la loro vita quanto più orri- bile possibile. È una caccia all'uomo. Conoscete il film “Welcome” di Philippe Lioret? La sceneggiatura l’abbiamo scritta proprio qui, nel tavolino a fianco». Il film, del 2009, aveva suscitato un certo scalpore in Francia e nel resto d’Europa. Raccontando la vita e le peripezie degli immigrati clandestini bloccati a Calais in attesa di passare in Inghilterra. Per realiz- zarlo regista e sceneggiatore sono stati insieme a Sylvie e agli altri volontari di Salam per più di un anno. In molti pensavano che il film avrebbe avuto la forza di «scuotere le coscienze» della gente e, so- prattutto, dei governanti di Parigi. Che la Francia, patria della Liberté, Egalité, Fraternité si indi- gnasse e trovasse un rimedio per queste persone in difficoltà. Ma così non è stato. Anzi. La situazione dei migranti che continuano a vivere braccati dalle forze di polizia è peggiorata. Oggi vengono utilizzati come pedine di scambio tra Italia e Francia per la revisione di una fallimentare politica europea sul- l’immigrazione. Che negli ultimi 10 anni invece di puntare sulla cooperazione internazionale con la so- cietà civile dei paesi del Sud del Mediterraneo è scesa a patti con i loro regimi retti da presidenti poco democratici come Zine El-Abidine Ben Ali in Tunisia, Abdelaziz Bouteflika in Algeria, Moham- med VI in Marocco o Muammar Gheddafi in Libia. IL PROGETTO E GLI AUTORI L’INCHIESTA Nell’Ue ci sono alcuni luoghi simbolo della politica comunitaria sui flussi d’immigrazione. Essi sono, nell’ordine, Patrasso (Grecia), Lampedusa (Italia), Calais (Francia) e Melilla (Spagna). Quelle che po- tremmo definire, usando una metafora letteraria, le «Porte blindate dell’Unione europea». Sono luoghi emblematici dell’attuale politica di contenimento dell’Unione europea. Luoghi in cui ven- gono spesso segnalati fenomeni di abuso e maltrattamenti. Luoghi in cui si incontrano interessanti testimonianze di persone che hanno percorso le «rotte» dell’immigrazione Sud-Nord spiegandone segreti, difficoltà e opportunità. Maurizio Dematteis e Simone Perolari hanno promosso un lavoro di reportage e inchiesta (testimo- nianze scritte e fotografiche) presso queste quattro «Porte blindate d’Europa» per raccontare in maniera sistematica un fenomeno in atto di cui poco si parla. Un lavoro di inchiesta partito nel 2005 che ha prodotto una gran mole di materiali tra testimo- nianze, racconti, dati e fotografie da utilizzare per raccontare la modalità con la quale l’Unione eu- ropea ha deciso di «controllare» i flussi migratori dal Sud del mondo verso il suo territorio. MAURIZIO DEMATTEIS (1969) si è laureato in Scienze politiche Indirizzo sociologico presso l’Univer- sità di Torino. Giornalista, ricercatore e videomaker , si occupa di temi sociali e ambientali e di te- matiche legate ai territori alpini. Collabora con la rivista «Volontari per lo Sviluppo» dal 2002 ed è direttore della rivista «Dislivelli.eu» dal 2009. SIMONE PEROLARI nasce nel 1976. Inizia a fotografare tardi a 23 anni. S’interessa al reportage ed in particolare alle tematiche sociali. Realizza una campagna nazionale per Amnesty Italia sugli Invi- sibili. Da qualche anno lavora su un progetto sulle porte d'accesso all'Europa dal titolo Porte d’Eu- ropa. Sue foto sono pubblicate sulle maggiori testate italiane ed alcune internazionali. Attualmente vive a Parigi, fa parte di LUZ photo agency (www.simoneperolari.net ). Coordinamento redazionale: M ARCO B ELLO (redazione MC). Su un tema correlato MC ha pubblicato il dossier «Il grande sogno» di Gabriella Mancini, nel di- cembre 2009.

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