Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2011
MC EUROPA PROIBITA PATRASSO, GRECIA «In Grecia è facile entrare. Il difficile è uscirne» dice Hamid, afghano di 14 anni, accampato con altri 500 connazionali nella «forest», come la chiamano loro, un grosso uliveto alla periferia est di Patrasso. Brac- cato dalle forze dell’ordine, attende il momento di imbarcarsi per l’Italia. Ogni due tre giorni la polizia arriva all’alba, distrugge le baracche di teli e cartoni, arresta quattro o cinque ragazzi e va via. «Non si tratta solo di esecuzione degli ordini, ma di atti di brutalità degli agenti di polizia» denuncia Johannis Lamprous, dell’associazione umanitaria Kinisi. «Pic- chiano i ragazzi, li insultano, rubano loro soldi e cel- lulari e spesso orinano sui loro materassi». Brutalità e negazione dell’accoglienza. Queste le strategie messe in campo da Atene per contrastare LA FRONTIERA L’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Ue, in breve Frontex, con centro direzionale a Var- savia, coordina il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati dell’U- nione europea e l'implementazione di accordi con i paesi confinanti per la riammissione dei migranti re- spinti lungo le frontiere. Fondata con decreto del Consiglio d'Europa 2007/2004, l'agenzia ha iniziato a operare dal 2005. Sulle sue atti- vità hanno espresso critiche associazioni della società civile impegnate sui temi dell’immigrazione, come Am- nesty International e l' European Council for refugees and exiled . La critica principale riguarda i respingi- menti di potenziali rifugiati politici in paesi terzi non si- curi. Persone cui è impedito mettere piede sul territo- rio comunitario ed esercitare il diritto alla domanda di asilo politico. I dati ufficiali della Commissione Libe del Parlamento europeo segnalano che dei circa 300 mila cittadini non comunitari intercettati o respinti nel 2008 da Frontex, il 46% è stato fermato lungo le frontiere terrestri, il 32% in mare, il 22% negli aeroporti. Nello stesso anno le forze coordinate da Frontex hanno intercettato 82.600 persone in ingresso via terra in Grecia (da Albania, Ma- cedonia e Turchia), Bulgaria (dalla Turchia) e Cipro (dalla parte turca dell’isola). E ne hanno respinte 56.300, sempre via terra, alla frontiera svizzera, al confine tra Slovenia e Croazia, tra Ucraina e Polonia, Slovacchia e Ungheria, e alla frontiera tra Moldova e Romania. Negli aeroporti sono state respinte 66.500 persone. Contrastanti i dati sull’immigrazione via mare. Secondo i numeri forniti al Parlamento europeo da Frontex, l’a- genzia avrebbe intercettato 92.200 persone nelle ac- que del Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico. E ne avrebbe respinte 6.700. Ma Spagna, Italia, Malta e Gre- cia hanno dichiarato che nel 2008 sono entrate in Eu- ropa, via mare, 67.000 persone. anche grazie a politiche di cooperazione allo svi- luppo con i paesi d’origine. L’Ue oggi sembra aver in- trapreso un’altra strada: la creazione di una cintura realizzata dall’agenzia comunitaria Frontex (vedi box, www.frontex.europa.eu ), un vero e proprio esercito, con navi, aerei, uomini, armi, e reparti spe- ciali. Con il compito di tenere fuori «l’altro», di evi- tare che «lo straniero» arrivi sul territorio comuni- tario. Nel mondo oggi è in corso una vera e propria guerra al «diritto di migrare». Una guerra che, come tutte le guerre, ha purtroppo dei danni collaterali. Che sono i morti alle frontiere. I dispersi. I respinti che non riescono ad arrivare in Europa né a tornare in- dietro. Persone che, secondo il censimento fatto da Gabriele Del Grande sul sito «Fortress Europe» (http://fortresseurope.blogspot.com , vedi box, inter- vistato su MC dicembre 2009), la fonte più attendi- bile a livello comunitario, in 10 anni sono almeno 16 mila. Restando a quelle che è stato possibile indivi- duare. Senza contare poi le migliaia di « stranded », quelle persone che rimangono bloccate in piccole realtà del deserto o grandi città costiere africane, di cui ha raccontato in modo magistrale Fabrizio Gatti nel suo diario di viaggio «Bilal» (Rizzoli 2007), per- dendo a poco a poco la capacità di reagire ai soprusi. Una strage spaventosa sulla quale si esercita siste- maticamente la rimozione, sulla quale la scelta col- lettiva è quella di volgere lo sguardo altrove. «Non dico sia una situazione nazista - dichiara Luca Rastello, autore di La frontiera addosso. Così si de- portano i diritti umani (La Terza 2010) - non voglio paragonarla alle grandi tragedie del Ventesimo se- colo, ma è un fenomeno che può degenerare, una si- tuazione che, nelle modalità con cui si sta realiz- zando, ha qualcosa di goebbelsiano ».
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