Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2011
o si illude di trovare lavoro in queste imprese. Gli operai locali senza alcuna qualifica possono essere utilizzati inizialmente per i lavori pesanti e dismessi quando non servono più, come è capitato a 6.500 manovali impiegati da una delle ditte subappaltatrici della Vale, per chiudere i pozzi di epoca coloniale, e poi licenziati a lavoro ultimato, provocando pro- teste e scioperi tra i minatori. Un’altra conseguenza sul piano sociale è lo spostamento di po- polazioni intere; migliaia di con- tadini sono stati costretti ad ab- bandonare le loro terre, per es- sere trasferiti a 30 o più chilo- metri di distanza, in villaggi detti di «reinsediamento», con abita- zioni malfatte e precarie, angu- ste e invivibili per gente abituata a spazi ben diversi. Questa popo- lazione ha perso le proprie radici e ha trovato ben poco di ciò che poteva essere un beneficio. I mega progetti non producono ricchezza neppure per il paese. Si dice che fanno alzare il Pil (prodotto interno lordo), ma è una illusione e una falsità asso- luta, perché la ricchezza pro- dotta non appartiene al Mozam- bico. La Vale è padrone assoluto delle concessioni ottenute dal governo: tutto ciò che c’è nel sottosuolo, che viene estratto ed esportato appartiene alla com- pagnia. Lo stesso vale per le concessioni alla Riversdale : il governo non sa neppure cosa c’è MOZAMBICO nel sottosuolo, se vi è solo car- bone o anche altri minerali; ma lo sanno bene le multinazionali. I contratti stipulati tra governo e multinazionali mancano di asso- luta trasparenza, per cui allo stato vengono solo le briciole. Le compagnie si fanno belle, ma- gari, costruendo qualche scuo- letta, ripitturando l’ospedale o con altri lavoretti del genere, ma al tempo stesso portano via a piene mani la ricchezza del paese, senza che la gente del luogo ne benefici minimamente. Del problema si è interessata anche l’ultima assemblea gene- rale della Conferenza episcopale del Mozambico nel maggio scorso: il prof. Tomás Selemane ha spiegato ai vescovi l’impatto dei mega progetti sulla popola- zione mozambicana, i conflitti sociali che ne derivano, le stra- tegie delle multinazionali e gli interessi occulti di governanti e leader politici; l’esperto ha pro- posto anche azioni concrete per affrontare la situazione e far sì che lo sfruttamento delle risorse del paese produca qualche be- nessere anche per la gente co- mune. «Abbiamo posto la domanda e continueremo il discorso, nella prossima assemblea della Con- ferenza episcopale» spiega pa- dre Tiago. Di fatto, è stato avviato uno studio per avere cifre e dati concreti, elementi dettagliati e inconfutabili prima di parlare e prendere una posizione chiara e coraggiosa. Non basta denun- ciare le compagnie per la corsa all’accaparramento delle mate- rie prime, ma anche chi favori- sce tale fenomeno, i contratti oc- culti di persone di partito o di go- verno o di gruppi limitati. «È evidente che come chiesa - continua padre Tiago - sarà ne- cessario non solo denunciare ciò che sta capitando, ma mettersi dalla parte di chi sta soffrendo di tali conseguenze. Questo è quello che abbiamo davanti agli occhi. Per ora, dal punto di vista di chiesa, è ancora un discorso marginale, ma il problema si farà sentire sempre più: anche questa è una sfida che il nuovo vescovo dovrà affrontare, in- sieme a tutti i vescovi del Mo- zambico». Benedetto Bellesi # Mons. Inacio Saure impartisce al suo popolo la prima benedizione. In basso , la cattedrale di Tete.
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