Missioni Consolata - Maggio 2011

MAGGIO 2011 MC 7 Cari mission@ri sa e portati all’ospedale quando è troppo tardi; a- ver ricucito ferite, curato fratture o estratto pallot- tole; aver speso tempo, soldi ed energie per cu- rare le conseguenze del- la circoncisione femmini- le; aver visto il muto do- lore di tante donne e madri; aver sepolto gio- vani promesse - uccise dall’Aids -, che avevano ottenuto una qualifica professionale a spese della missione; aver fatto una visita al cimitero del- l’ospedale; mettersi nei panni dell’amministrato- re diocesano che ogni an- no fa miracoli per trovare i fondi necessari a far funzionare quel gioiello di ospedale; aver sentito un medico africano dire, quando gli ho portato dei giovani neo circoncisi con emorragia inarrestabile, «benedetta ( non era pro- prio questa la sua e- spressione! ) gente, paga- no per farsi rovinare e poi noi, qui, dobbiamo ricu- cirli gratis!». 10. Wamba è al centro di un’area vasta come Lombardia e Pie- monte messi insieme, con una popolazione di poco più di 200.000 per- sone, in gran parte no- madi, che nelle case co- me le nostre non si trova- no a proprio agio. Korogocho è un piccolo spazio densissimamente popolato, dove le distan- ze sono irrisorie. 11. Potrei andare a- vanti con molte al- tre differenze, ma so- stanzialmente non è cor- retto contrapporre Wamba a Korogocho. So- no realtà diverse e, come tali, hanno suscitato ri- sposte molto varie nei missionari che vi hanno prestato servizio pagan- do di persona. Il rischio è quello di lasciarsi ingan- nare dalle apparenze. Se ci tornerete, pur senza perdere il vostro senso critico, provate a guar- darci dentro con occhi nuovi. il legame inscindibile tra fede e vita, fede ed eco- nomia, fede e politica…”. Alberto e Romina Cuneo, 21.03.2011 Mi piace che abbiate sen- tito il bisogno di scrivere le vostre impressioni, e proprio su quell’ospedale di Wamba al quale abbia- mo già dedicato parecchi interventi su questa rivi- sta. Quel che mi dispiace è che non abbiate avuto in loco un interlocutore che vi aiutasse a chiarire i dubbi e lo «scandalo» che vi hanno fatto dare giudizi pesanti sui mis- sionari di Wamba in con- fronto a quelli di Korogo- cho. Conoscendo bene sia la realtà di Wamba che di Korogocho, mi permetto di fare alcune precisazioni. 1. Wamba è a oltre 300 km di distanza da Nairobi, e fino a pochi mesi fa gli ultimi 100 km erano sterrati (oggi lo sterrato è solo di circa 50 km); Korogocho è alla periferia di Nairobi. 2. Per fare gli acquisti di cibo e materiale necessario per l’ospeda- le, da Wamba si va a Isio- lo (100 km) o Meru (140) o Nanyuki (150) o Nairobi (300 e rotti) con il rischio di essere fermati a mitra- gliate dai banditi di stra- da. A Korogocho il primo supermercato e/o centro commerciale è solo alla periferia dello slum . 3. A Wamba l’acqua vie- ne da un pozzo scava- to dalla missione, è molto salmastra e per essere potabile va bollita e filtra- ta. Tutta l’acqua usata viene poi riciclata per i servizi igienici, l’orto e i giardini. A Korogocho l’acqua arriva dall’acque- dotto municipale, anche se a singhiozzo e non do- vunque, ed è potabile. 4. La Coca Cola bevuta a Wamba è prodotta in Kenya e, se avete nota- to, ha un sapore più forte della nostra. La birra del Kenya è tra le migliori del mondo. Bibite e birra si trovano in abbondanza in ogni angolo del Paese, compreso Korogocho, e una coca, all’ingrosso, costa circa 15 centesimi di euro, probabilmente a Wamba un po’ di più visti i problemi di trasporto. 5. Wamba si trova a cir- ca 1.200 m di altezza, in una regione semiarida, calda e prona alla siccità, dove temperature ben sopra i 30°C sono norma- li. Korogocho è a 1.700 m, con un clima fresco, piog- ge relativamente abbon- danti e temperature me- die attorno ai 20-25°C. 6. Il campo da tennis privato, che tanto vi ha scandalizzato, è stato costruito dal medico che ha fondato l’ospedale e lo ha gestito per quasi qua- rant’anni, come aiuto per mantenere la sua sanità mentale e fisica, visto che l’ospedale gli richiedeva una presenza «24/7» sen- za sostituti, turni e ferie. 7. I giardini sono frutto del buon gusto e del- l’amore al bello che ci ca- ratterizza; rendono l’o- spedale un ambiente ac- cogliente e rasserenante, combattono la polvere di- lagante nei periodi di sic- cità e offrono un buon motivo per dare lavoro ai locali. Sono costituiti so- prattutto da siepi di bu- ganvillea che tutti potreb- bero coltivare, anche gli abitanti del villaggio, se non fosse che nella tradi- zione dei pastori nomadi Samburu l’idea del giar- dino proprio non esiste. A Korogocho i giardini di Wamba non sono possibi- li, ma la missione è una struttura solida e sicura, certo non precaria come le baracche dello slum . 8. La casa dove voi siete stati è normalmente usata dai medici che si recano a servizio dell’o- spedale per brevi, intensi periodi di interventi spe- cializzati. Venendo dall’I- talia, oltre alle medicine necessarie, si portano anche ogni ben di Dio, che viene poi usato per tutti gli ospiti. In più a Nairobi si trova con molta facilità ogni prodotto ita- liano. I medici che fanno dieci ore o più di inter- venti ogni giorno, hanno bisogno anche di una nu- trizione adeguata che non può essere garantita dalla dieta locale a base di té e latte al mattino e mezzogiorno, e polenta e cavoli o granoturco e fa- gioli la sera. A Korogocho, in pochi mi- nuti di macchina si può raggiungere una pizzeria, un ristorante italiano o la casa provinciale dei mis- sionari. 9. Se dopo quarant’anni di esistenza l’ospe- dale e le strutture ad es- so connesse fossero nel- le stesse condizioni delle case del villaggio o delle manyatte Samburu, sa- rebbe un fallimento. Quanto alle critiche a certe tradizioni delle po- polazioni autoctone, bi- sognerebbe forse spen- derci dentro qualche an- no, aver visto centinaia di bambini morti per mala- ria perché «curati» a ca-

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=